martedì 31 marzo 2009

El Dindondero 3 – El orgasmon!

Cazzo. Ho appena sentito il Papa in televisione affermare che tzi rekerà in tera tzanta. Per controbilanciare la botta di santità adesso mi tocca parlare di sesso. La prima cosa che mi viene in mente è scuola. Le superiori. La prof di italiano che ci incita a ripetere di fronte allo specchio la parola sesso sesso sesso sesso sesso a cannone. Che non c'è mica niente di male. Che mica dovete essere bacchettoni. Su su. E la domanda ci stava tutta – prof io mi trovo meglio con pompino pompino pompino. Va bene lo stesso?

Di che cazzo parlano oggi a scuola? Voglio dire, a dodici anni già scopano come treni. Oh, a proposito, è appena apparsa la Canale che presenta i santi del giorno. Ammazza quanta roba. Santa Tetta. Dice che vuole cambiare gli assi cartesiani. Non so, pare intrigante come cosa. Soprattutto non avevo mai fatto caso che il segno del cancro su Raidue fosse rappresentato da un 69. Malati. O malato io? Un corso di lettura al ricchione che legge l'oroscopo non ci starebbe male. E che cazzo.

Insomma le prof di oggi come se la cavano? Consigliano ai pargoletti di ripetere squirt squirt squirt davanti allo specchio, perché dietro c'è una telecamera per un pornazzo da mettere su internet? A proposito di eiaculazione femminile mi ritorna alla mente quel fenomeno del Dindondero con le sue teorie e le sue storie di vita vissuta.

Io – Dindondè senti un po' ma ti è mai capitato a te mentre ti ammucchiavi che la tua lei, insomma...che lei avesse...ehmmm che facesse tipo pipì?
El Dindondero – Oh ma che credi di avere a che fare con un pivello. Mi è successo un casino di volte.
Io – Minchia. Non ho mai avuto l'onore e la destrezza io...beh com'è andata, insomma com'è successo, che hai fatto? Suggerimenti?
El Dindondero – Ma guarda niente di troppo complicato. Cioè voglio dire anche a me è capitato.
Io – ???
El Dindondero – Ma sì dai. Dopo aver fatto l'amore è successo un sacco di volte che lei andasse al bagno a rilassare la vescica. E pure io ogni tanto mi tocca correre. Che se no esplodo.
Io – No Dindondè nun se semo capiti. Me so spiegato male. O meglio, non hai capito un cazzo come al solito tuo. Sto dicendo ti è mai capitato che lei eiaculasse?
El Dindondero – Oh oh oh bello, io mica ci vado coi trans. Almeno non con quelli a cui funziona ancora. C'ho dei principi io.
Io – Santa Madonna Dindondè. Dico 'na donna normale. Che le parte una specie di schizzo di pipì quando ha l'orgasmone. Cristo santo ma 'ndo vivi?
El Dindondero – No no scusa. Fermati un momentino belin. Vorresti dirmi che le donne raggiungono l'orgasmo? Che idee strane che hai. Ah, ma mi stai prendendo in giro. Che simpaticoni voi romani. Che burlone che sei.
Io – E certo, che nun lo sai. Te pare che mo le donne c'hanno l'orgasmo. Che storie.

E mi avvio in stanza. Conscio che poi nel mondo c'è sempre qualcuno che sta peggio di noi. Stasera nella mia stanzetta, di fronte allo specchio, mi ripeterò mille e mille volte Rocco Rocco Rocco. Me lo sono decisamente meritato.

E detto fra noi. Anche oggi adoro i crossover. Detto fra noi.

lunedì 30 marzo 2009

Riflexio 5 – Crossover

Mi sono sempre piaciuti un casino. I crossover dico. Dylan Dog che guida la Ferrari di Martin Mystere. Hulk che indossa il pigiamino con la S e Superman che diventa verde dalla rabbia. Che poi il mio preferito rimane sempre Batman. Troppo Noir, meglio del cioccolato. Insomma mi piacciono le contaminazioni. Lo scambio di idee. Il mondo non è né tutto bianco né tutto nero, ma un'infinita serie di sfumature di stronzi.

Tutto questo per dire che leggendo qua e là nella rete mi sono imbattuto in una Riflexio piuttosto interessante. Un'esponente di quel mondo che a noi maschietti risulta totalmente scognito e inaccessibile si chiedeva come mai sentiamo il bisogno di produrre aria, nelle più svariate modalità, non appena il rapporto di coppia abbia oltrepassato la fase di letto spinto.

Cazzo, scusate, ma mi è scattato il momento distrazione. Porca puttana. Cioè del tipo lui seduto in cucina col cartone del latte in una mano e una Budweiser nell'altra. Lei girata di spalle che guarda nel frigorifero (bel culo va detto). Lui che racconta minchiate sulla giornata lavorativa mentre in realtà si è ritrovato per le mani un botto di soldi. Lei che si gira reggendo tra i denti una boccia di ketchup. Probabilmente fa pendant con il latte cazzo ne so. Nella mano sinistra una sigaretta. Nella destra un pistolone degno di Lucky Luke. Puntata verso il marito. Lui che posa la birra, prende il giornale e comincia a leggerlo noncurante. Mi chiedo, ma lei è incazzata perché lui ha scoreggiato a tavola?

E allora carissima LL ora vengo al dunque. Non vi stiamo dicendo che fate cagare. No. Quando ci produciamo in roboanti peti e prolungati rutti in realtà lo facciamo per motivi molto più lineari. Più semplici. Più elementari. Più atavici. Direi anche più preistorici, ossia uno) perché probabilmente abbiamo lo stomaco o l'intestino a più di 6000 atmosfere e siamo lì lì per esplodere e quindi morire (ricoprendovi di simpatica mucillagine marrone e non è bello) oppure due) perché è un qualcosa di catartico, di rituale, quasi di mistico e soprattutto fuori dalle regole e dovreste sentirvi lusingate per il fatto che ve ne rendiamo partecipi. Ne va del nostro equilibrio interiore. Della nostra stabilità.

In realtà ora che ci penso anche la produzione di caccoloni verdi dà delle belle soddisfazioni. Un po' come fare i puzzle. Ne prendi una bella appiccicosa la lavori con solerzia la appallottoli e la rendi perfettamente sferica. Dopodiché prendi la mira e via di catapulta. E no, anche qui, non ce l'abbiamo mica con voi. No, per niente. Semplicemente stiamo producendo qualcosa di nostro. E allora, ditemi voi, con chi dovremmo condividerlo?

Cristo come adoro i crossover.

sabato 28 marzo 2009

El Dindondero 2 – Scale musicali

Le note per il Dindondero sono esattamente otto. Già otto.
Do Re Mi Fa Sol La Si Fo(rse).
E infatti guadagna di più di un normale pianista di pianobar.
D'altronde ci mette del suo.

Riflexio 4 – Invecchiamento

Nell'ultimo periodo mi ritrovo sempre più interessato alle tette grandi e alle pulzelle in qualche modo in carne. Sembra un fenomeno comune nei miei coetanei. Niente che non si possa curare con del sano smanettamento pre-adolescenziale.

La domanda però rimane. Mi sarà mica scattato l'orologio biologico?

venerdì 27 marzo 2009

Riflexio 3 - Ottimizzazione

Sono convinto che nel lavoro bisogna sempre tirare fuori il meglio dai colleghi. Metterli in condizione di esprimere tutto il loro potenziale. E giuro provo a perseguire questo obiettivo giorno dopo giorno con chiunque mi capiti a tiro. E sono convinto che questo concetto si possa estendere, mutate le mutande, al mondo che ci circonda. Si mettono insieme due cose negative e se ne ottiene una positiva. E così ci ho pensato in macchina. Ma ci ho pensato forte ve lo garantisco. Ci ho messo impegno. Che, da quando non fumo mentre guido, per non addormentarmi allora penso.

E in effetti mi sono venute in mente due cose brutte brutte e cioè a) tutti quei colleghi veramente stronzi che ci circondano e b) quei pazzi scariolati che armati di Uzi entrano nelle scuole e abbattono ragazzini come fosse un videogioco. E allora dico io, diamo in mano a questi svalvolati tutte le armi che vogliono e portiamoli in ufficio. E poi lasciamoli liberi di fare fuoco. Riduciamo il tasso di stronzi e salviamo la vita di parecchi adolescenti. Geniale.

Ora se mi scusate procedo nel cambiarmi la biancheria intima.

giovedì 26 marzo 2009

El Dindondero 1 - El Dindo-pizzino

Mi rendo conto di avervi dato in'idea riduttiva del talento del Dindondero. Cioè, in campo musicale è nullo, badate bene. Ma ha inventiva. E una bella faccia di bronzo. Allora l'altro giorno eravamo insieme a cena. In albergo. Al buffet. Che poi i buffet dopo un po' hanno tutti lo stesso sapore. Sia che offrano cucina cinese tirolese cantonese del nord o birmana. Sia che offrano un bel pezzo di stronzo ricoperto di pistacchi. Sempre lo stesso sapore. Comunque siamo lì ricoperti di sushi di frutta e ti vedo Dindondero che, nel momento esatto in cui un bel tocco di signora gli passa alle spalle, allunga furtivamente una mano all'indietro depositando nella mano di lei qualcosa di simile a un bigliettino da visita.
Io - Dindondè cazzo fai?
El Dindondero imbarazzato - No niente ho preso spunto dai mafiosi...
Io - In che senso? Spacci?
El Dindondero gongolante - Ma no no. O meglio sì, spaccio. Ma spaccio pizzini...li chiamo dindo-pizzini con messaggi romantici
Io - Qualcosa di sdolcinato? Daje Dindondè cazzo ci hai scritto?
El Dindondero orgoglioso - Ti ho detto, una cosa romantica. Sei il più bel fiore dell'eden...vuoi scopare? e il numero di telefono
Io - Ammazza che poeta. E tu speri che ti faccia una telefonata? Tipo ciao sono il fiore dischiuso pronto per il tuo Dindo-boy?
El Dindondero fiero - Di solito funziona

E in quel momento gli squilla il cellulare. La tipa l'ha richiamato. Lui scatta e mi lascia lì. Pensieroso.
Che la sincerità paghi? Possibile? E butto giù due o tre dindo-pizzini.
Non si sa mai.

mercoledì 25 marzo 2009

On the Road 6 – Dattero Refrain

A volte i datteri ritornano. E in effetti oggi mi si sono riaffacciati in mente. Per due motivi 1) perché stavo ascoltando la sigla di Arale che non c'entra niente ma i datteri ti vengono in mente sempre all'improvviso, alle spalle, e 2) grazie a una collega che mi mette sempre di buonumore e io quando sono sorridente penso ai datteri, oltre che alle tette delle donne.

E mi è venuta in mente una storia simile a quella del dattero senza cuore. Che poi avreste potuto pensarci anche voi se non foste così lavativi. Già. Alle olive senza nocciolo. Sì lo so che ora le olive vengono snocciolate con processi chirurgicamente industriali. Ma che c'entra. Mi mancate di poesia. Bisogna tornare indietro di qualche decennio.

La scoperta fu fatta da una tipa che aveva una nonna. Come tutti all'incirca. Una nonna che abitava proprio giù in fondo al tacco d'Italia. Sullo spillo insomma. O giù di lì. E questa tipa fa un salto dalla nonnina e te la trova con un'oliva nera infilzata nel suo unico dente. Ommamma dice lei. Aiutami dice la vecchiettina con gli occhi di fuori. E già perché ha le mani impegnate a fare la maglia. E allora la nostra Cappuccetta Rossa le dà una mano e si ritrova in possesso di un'oliva snocciolata. E pensa toh comoda sta cosa. E gluck ingoia l'oliva. E si dà il caso che la giovinastra sia per giunta imprenditrice nell'animo.

Perciò mentre la nonna prepara golfini a ritmi frenetici, a bocca aperta, la nipotina le ficca su per il dente un'oliva dietro l'altra, le snocciola e le ripone in una vaschetta. Che la sera distribuisce ai parenti. Che apprezzano, soprattutto per quella bavetta leggera che ancora oggi potete trovare. Specialmente su quelle nere. E mica si ferma. Mette su un'azienda e ne distribuisce in giro per tutta la penisola. E va forte. Palate di soldi. Ancora esiste e prepara le olive proprio alla vecchia maniera.

E insomma la prossima volta che prendete una capricciosa fateci un pensierino. Al miracolo italiano. E alla nonnina che chissà se è ancora viva. O se l'hanno sostituita. E il dente che fine avrà fatto?

lunedì 23 marzo 2009

On the Road 5 – Business Class

Generalmente viaggiare mi snerva. La trasferta è come un ospite. Dopo 10 giorni puzza. E se la doccia non è delle più confortevoli allora vai all'unisono con lei. E puzzi.

Però ogni tanto qualche sensazione buona ce l'hai. A me capita di solito nelle business lounge. Non so. Mi sento molto pappone al pensiero di sedermi bello comodo mentre la normale plebe smadonna in giro per il terminal. Il modesto ritrovo della Qatar Airways di Doha fa il suo porco effetto. Edificio dedicato per i simpatici viaggiatori di elite. Il check-in lo si fa comodamente seduti in poltrona. Tutti ti sorridono tanto da metterti in imbarazzo e farti toccare continuamente il naso in cerca di caccole sfuggite al controllo di qualità. La lounge è spaziale. Enorme, accogliente. I bagni ti fanno venire voglia di avere lo squaquarellone così tanto per provarli, con al loro interno quadri alle pareti, oli profumati. E' un high tech che mi si addice. Che mi fa stare bene.

E poi c'è il buffet. Cioè voglio dire la volta che viaggiate in business da Fiumicino entrate e controllate la lounge. Vi va di culo se vi propongono un paio di tramezzini scaduti e un caffè modello carburatore della Cinquecento. Qua invece si contano ravioli ai quattro formaggi, hummus, verdure varie, salmone salmonificato, kebab kebabizzato e una vastissima scelta di liquori con i quali stordirvi fino a farvi del male.

E poi la frutta secca. E il mio preferito, il dattero. Apparentemente dei normali datteri. Li osservo, ci flirto un po', ne prendo un numero limitato depositandoli nell'apposito piattino. Apparentemente dei normali datteri. Afferro il primo lo assaggio delicatamente con la punta della lingua poi lo azzanno. Apparentemente un normale dattero. Lo mastico ed è delizioso. Esterno leggermente caramellato e crocchiante, interno morbido e dolce. Prelibato. Apparentemente un normale dattero per giunta ottimo. Apparentemente. Comincio a digerirlo e mi viene in mente di sputazzarne il nocciolo. E sorpresa delle sorprese. Cos'è? Ho inghiottito il nocciolo forse? Ne provo immediatamente un secondo, mi pare un'ottima scusa che va d'accordo con la mia coscienza sporca. Apparentemente anche lui un normale dattero. Ma privo di nocciolo. Osservo gli altri ancora addormentati nel piattino. Li interrogo mentalmente. Li osservo da vicino. Nessun segno di manipolazione. Eppure all'interno sono privi del nocciolo. Apparentemente un normale dattero. In realtà un bel mistero.

Vero che il dattero ha sempre acceso nella mia mente malata più di un dubbio. Vero anche però che li ho sempre dipanati. Come mai per esempio il dattero all'esterno è leggermente appiccicoso, diciamo parecchio, nonostante appaia sotto lo strato di melassa come un frutto secco? Ma a domande di questo tipo ho già risposto da tempo. Il cammello. Cioè mi spiego. Il tizio che tira giù i datteri ha il problema di doverli trasportare. Essendo secchi quando prova a prenderne tanti allora gli scivolano via dalle mani, insomma trattarli non è semplice. Nei tempi antichi si pensò a una soluzione geniale. Rendiamo appiccicoso il dattero così da semplificarne il trasporto. E come te lo rendo appiccicoso? Detto sopra. Il cammello. Prendi il dattero ancora tutto secco e lo schiaffi in bocca al cammello per 10 secondi. Una leccatona e presto fatto. Insomma questo tipo di dubbi sono di facile soluzione. Ma l'assenza del nocciolo?

Apparentemente una cosa da poco. Apparentemente. Eppure sono tre nottti che non ci dormo.

domenica 22 marzo 2009

On the Road 4 – Hard Rain

Insomma ci sta che uno abbia ogni tanto una giornata storta no? Ecco a me capita un sacco spesso. Un sacco spessissimo si potrebbe dire. E si potrebbe dire che risulto essere indigesto. E isterico. Si potrebbe dire. Se poi ti rendi conto che in questo posto non piove mai e che c'è sempre foschia allora si potrebbe dire che sono anche giustificato nelle mie esternazioni caratteriali poco amabili.

Si potrebbe dire certo.

Ma potrei anche lasciarvi senza parole. Confidandovi che ieri notte ha piovuto. Cristo. La terza pioggia negli ultimi sei mesi e ho avuto l'onore di assistervi. Praticamente è andata così. Sento due e tre urletti eccitatissimi provenienti da non so dove e accompagnati da versi di animali assolutamente sconosciuti. In preda all'euforia chiedo a un inserviente che sta cambiando una lampadina se per caso di grazia mi sa indicare il motivo di siffatta confusione. Il fenomeno nel tentativo di rispondermi si fulmina e rimane attaccato al lampadario. Lo lascio lì ancora vivo, per poco, e seguo una ventina di giapponesi armati di Nikon e ombrello. Mi assale il dubbio che stia piovendo.

E in effetti è così. Per terra si intravedono cinque o sei macchiette scure per metro quadro. Allargo le braccia, mi apro finalmente in un sorrisone al mondo e guardo verso l'alto aspettando che l'acqua sempre più abbondante mi copra il viso. E mi ritrovo coperto da gocce di sabbia. Incredulo mi guardo intorno con gli occhi foderati di deserto umido. Gli altri mi rimandano uno sguardo del tipo beh che ti aspettavi un nubifragio.

Li odio e non glielo nascondo. Me ne vado a letto. E mi rode il culo.
Si potrebbe dire. Anzi no. Senza condizionale.

sabato 21 marzo 2009

Trash 5 – De Nuevo De Nuevo Tu

Assaporo i raggi di sole che mi accarezzano la pelle ustionandomi. Sdraiato sul lettino come al solito leggo. Felice.

Questa volta è Whiskey Sour. In cui il detective, donna, si chiama Jacqueline – Jack per gli amici – Daniels. Valuto la possibilità di utilizzare lo stesso stratagemma per una serie di romanzi gialli all'italiana con la protagonista che fa di nome Soda Campari così che quando si presenta tipo 007 possa dire, invece di Bond James Bond, Campari Soda Campari. Credo possa funzionare.

Mi ritornano in mente gli esami di maturità e la tipa che mi interrogava in inglese che mi chiede – ma lei come lo tradurrebbe in italiano il libro di Wilde The importance of being Earnest. E io impietrito – In effects traducing it in L'importanza di chiamarsi Ernesto looks a little bit pecion. E lei – Of course much better L'importanza di chiamarsi Franco isnt it?. E io illuminandomi d'immenso – Yes sure and why not L'importanza di chiamarsi Mario eh? Strizzo l'occhiolino e la lascio interdetta a mia volta.

Ma torniamo al lettino e a me che leggo al sole. E a me che all'improvviso mi sento ricoprire da un'ombra umana. E a me che alzo gli occhi e lo vedo lì sorridente come una patata e in tenuta da tennis. Lo squadro e ho la sensazione che ci sia qualcosa che non va. Ma lui tronfio mi anticipa nella spiegazione.

El Dindondero – Sì lo so ho un calzino bianco e uno nero. Non avevo voglia di cercarne due uguali stamattina
Io – Dindondè, non è quello. E' che hai le scarpe una bianca e una nera...
El Dindondero – Per forza, ho dovuto abbinarle coi calzini
Io – Quindi giochi con una Reebok e un mocassino giusto? Ti cuoci un piede lo sai sì?
El Dindondero – Che ci vuoi fare. Chi bello vuole apparire...

E mi lascia lì. Conscio che anni prima a quell'esame avrei dovuto rispondere L'importanza di essere Dindondero.

venerdì 20 marzo 2009

Trash 4 – De Nuevo Tu

Lo incontro in una parte della città dove c'è l'ambasciata italiana. Il deserto non passa poi troppo lontano di lì. Ci guardiamo intensamente e poi fissiamo l'orizzonte

El Dindondero – Belin guarda che topa quella là. Guarda che due poppe che ha.
Io – Dindondè, ti confido un segreto. Sono le gobbe di un cammello
El Dindondero – Ah. Non credevo ne esistessero di così belli
Io – Già. Nemmeno io...

giovedì 19 marzo 2009

On the Road 3 – Paloma

Siamo fortunati perché in albergo abbiamo anche un bellissimo pub. Er Paloma. Ma mica finisce qua. E no perché Er Paloma vanta anche una variegata cucina tex-mex. E si sa che il fagiolo attira il trasfertista.

Ordiniamo. Due di noi hanno fretta perché di partenza e vanno uno di frutta-mix e l'altro di dolce della nonna con crema qatarina. I restanti due si tuffano invece su una mezza chilata di carne cottura media mi raccomando. Sono le dieci passate di un giorno del cazzo e il numero di presenti non supera la sporca dozzina. Di loro nessuno mangia e nessuno beve. Tornarsene a casa no eh?

La cucina è a vista e vanta ben cinque individui indaffaratissimi. Nutriamo buone speranze che le pietanze arrivino alla velocità della luce. I dubbi che non ci sfiorano sono 1) come mai sono così impegnati se i clienti sono stati mummificati tre anni fa? e 2) come mai sorridono e muovono padelle che risultano disperatamente vuote? E poi quell'uomo. Cosa sta friggendo quell'uomo si chiederà il sostituto procuratore di Chateux-sur-le-Chateux. Ma questa è un'altra storia. Torniamo alla nostra.

Dopo circa trentadue minuti di attesa arriva la frutta. Lo pseudo-maitre ha l'aria tronfia e compiaciuta. Se ne va interdetto al nostro ringhiare. Dopo altri quindici minuti anche la torta è pronta. La cucina è in subbuglio. I cinque addetti festeggiano l'uscita della pietanza inneggiando alla loro efficienza. Ma il sorriso gli si spegne piano sul viso. Terrore. Dov'è il maitre???? E allora eccoli suonare il campanellone tutti e cinque insieme. Ansiosamente in attesa. L'assente colpevole arriva trafelato e stupefatto si complimenta per l'ottimo spirito di squadra. Torna la felicità. E in noi cresce quel sano sentimento di odio razziale.

I primi due di noi abbandonano il campo e a ruota arriva la ciccia a cottura media... media ... media... mediamente anzi no totalmente bruciacchiata. I cinque ci guardano tipo cani bastonati. Noi abbiamo la faccia a punto interrogativo. Il maitre si avvicina a piedi stretti e occhi bassi. Scusate ci dice. Col cazzo gli dico. No è che i ragazzi si sono distratti ci dice. Ti ammazzo gli dico. No è che i ragazzi mentre festeggiavano l'uscita della torta si sono dimenticati che le bistecche erano quasi pronte ci dice. Ora ce le rifai gli dico. Ehm erano le ultime due ci dice. Siete polvere alla polvere gli dico.

Amen.

domenica 15 marzo 2009

Trash 3 – El Dindondero

E' bello ritrovarsi all'estero tra italiani. Riusciamo sempre a sembrare quell'armata brancaleone che in effetti siamo. E poi ti ci scappa sempre il personaggione. Tipo il Dindondero.

Il Dindondero fa il pianista di pianobar ma il pianoforte non è il suo forte.
Il Dindondero a metà serata se ha cantato ha bisogno della revisione della trachea.
Il Dindondero ti fa riflettere. Ti fa pensare. Robe tipo ma se da quaggiù gli tiro una randellata con il tritapepe lo uccido sul colpo oppure continua a rantolare per altre tre canzoni?

Noi – Dindondè è tanto che fai sta vita?
Il Dindondero – Uè come no. Ho suonato un po' dappertutto io. Ho visto un casino di posti io.
Noi – Ammazza Dindondè. E dov'è che sei stato ultimamente?
Il Dindondero – Roba forte roba forte io. Negli ultimi cinque anni sono stato a Cremona io.
Noi – Minchia...

sabato 14 marzo 2009

On the Road 2 - Qatar

Il paese che stavolta ci ospita è decisamente e inequivocabilmente ostile. Lo capisci perché il rapporto con il locale Centro Commerciale (C.C.) non è certo idilliaco. Intanto l'impatto cromatico ti fa pensare di soffrire di cataratta precox. O che devi finalmente dare una pulita ai Ray-ban. E invece no. O meglio, gli occhiali sono sì fatalmente zozzi ma non è colpa loro.

Prendi per esempio i taxi. Sono di un azzurro che non si riesce nemmeno a definire. Direi così, un azzurro Nonna Papera. E poi le insegne e le immagini dei negozi. Avete presente quando lasciate un poster o una foto o una scritta o Nonna Papera esposti al sole? Dopo anni succede che si sbiadiscono. Ok direte, cazzo vuoi, sei in un paese dove non piove mai per forza che tutto sembra scolorito. Stronzi dirò io, cazzo giudicate come al solito prima di farmi finire di parlare.

Vi do ragione per tutto ciò che sta lungo le strade, “all'esterno”. Ma io parlo dei negozi “all'interno” del C.C. Ma cazzo. Sembra che abbiano riciclato tutto. Cioè tipo ho un negozio da vent'anni sul lungomare, mettiamo faccio il fotografo. Mettiamo pure che ho sempre lo stesso materiale in vetrina da almeno due lustri. Mettiamo che chiudo e riapro in un C.C nuovo nuovo e zackete ci piazzo le stesse cose? Come avere il commercio nell'animo insomma. E poi prendiamo l'arredo nelle zone comuni dove si mangia. Anni 70. Ma dico io, il C.C. me l'hanno tirato su cinque anni fa, com'è che i tavoli e le sedie sono in finta-formica tutta sbreccata e i divanetti appoggiati alle pareti sono di pelle rossa febbre del sabato sera?

E mentre addento una mezza chilata di Kebab mi si apre il terzo occhio e arriva l'illuminazione. Gli americani. E' colpa dello Zio Sam. Loro costruiscono a secchiate in questa terra. E tirano su un bel C.C. coi materiali di riciclo di qualche C.C. made in USA oramai divenuto polvere. Geniale. Perfido. Il problema è che poi la gente si incazza di brutto quando se ne rende conto. Che al C.C. ci si portano i bambini. E i bambini sono gli adulti di domani. Che crescono intuendo che lo Zio Sam ci ha messo lo zampino. E odiandolo. E l'odio genera odio. Non chiediamoci poi come mai esiste il terrorismo.

mercoledì 11 marzo 2009

Trash 2 – Nuovi progetti vecchie abitudini

Eremita – ce seiii??
Pusher – si dimmi...
Eremita – sto facendo lo schemone del test bed...le 2 lan DARD e le 2 lan di sistema si intendono "bondizzate"?
Pusher – exactly
Eremita – ok procedo
Pusher – optimum
Eremita – si spazia dall'inglese al latino, tres jolie
Pusher – c'ho lo squaquarellaus in arrivo, lo sento...si spazia si spazia
Eremita – colpa del melone, occhio alle bombe vestite
Pusher – vestite de che?
Eremita – de merda
Pusher – ah ecco
Eremita – dicesi bomba vestita..la tipica scoreggetta bastarda che ti fa le mutande a pois marroni
Pusher – aaaaaah quella che fa capoccella, come no, conosco gli effetti
Eremita – va di moda tra i catarrini?
Pusher – non so, hanno l'abito bianco, very dangerous
Eremita – quando fa capocella sei finito, devi trovare assolutamente una tazza da frantumare. Comunque ho capito a cosa serve la doccetta-spruzzo dei cessi
Pusher – cioè?
Eremita – da scopino
Pusher – ottimo, geniale
Eremita – sperimentata e funziona da dio
Pusher – io invece la uso per fare il karaoke
Eremita – durante l'atto?
Pusher – ovvio durante, con lo sforzo il cantante che è in me dà il meglio
Eremita – il diaframma...è tutto lì il segreto
Pusher – indubbiamente. Beh allora io scappo eh
Eremita – vola vola prima che sia troppo tardi...

Duri a morire, like a rolling stone.

martedì 10 marzo 2009

On the Road 1 - Anfatti

Mi piace un casino fermarmi a fare benzina in quei distributori immensi che hanno un sacco di personale. Pagato in nero suppongo.

L'altra mattina come mio solito ho chiesto il pieno sono sceso e mi sono messo a canticchiare la canzone che andava in radio in quel momento. Il cingalese, Giovanni agli atti, che stava armeggiando con la pompa di gasolio ha cominciato a farmi il controcanto. Ci siamo divertiti e lui si è prodigato nel pulirmi il parabrezza e il lunotto posteriore. Mi ha chiesto se in famiglia tutto bene mi ha dato il bigliettino per pagare e se ne è andato a servire un altro cliente lasciandomi con un paio di chili di buonumore.

Al che mi sono avviato in cassa con la carta di credito tra i denti e ho detto al tipo
Io – Ammazza er cingalese quant'è ggentile! Pare come ch'aa pompa de benzina è 'aa sua eh?
Lui – Anfatti...è 'aa sua.

Me pareva. Anfatti.

sabato 7 marzo 2009

Trash 1 - Al cinema

Non potevo lasciarmelo sfuggire. Assolutamente. Watchmen. Ossia di come qualche povero umano si spaccia per supereroe sperando che nessuno se ne accorga. A parte l'omone blu che dopo esposizione a non si sa cosa diventa una specie di essere superdivino. E nessuno ha il coraggio di ricordargli che nella vita precedente si chiamava MastroLindo. Ritrovar se stessi. Hallelujah direbbe qualcuno.

Comunque l'evento non è il film. Insomma se vi piace il genere come al sottoscritto allora andate. Dicevo che l'evento non è il film. No. Ma la pubblicità prima. E non mi riferisco ai trailer. Insomma provate a entrare con una trentina di minuti di anticipo sedetevi e godetevi le reclame che danno al cinema. Ce ne sono alcune che qualche fenomeno ha deciso di produrre appositamente per il grande schermo. Nel 1981. Altre che vanno anche in televisione ma per qualche strano fenomeno acustico la voce sul grande schermo viene fuori come se l'attore fosse stato rinchiuso dentro una tazza del cesso. Una cosa tristissima. E non c'è nemmeno il tizio che porta i gelati per tirarsi su!

Credo di essermi perso nel frattempo. Come al solito. Insomma siamo sicuri che questo fosse l'evento? Non so. Mi sento confuso. Sarà colpa delle pubblicità che passano in tv in questo momento. Ho messo uno di quei canali becerissimi per trarne ispirazione. Come cazzo faccio a mantenermi lucido mentre Chef Tony, il sosia del padre di Arale, tenta di tagliare in due un tubo innocenti con un coltello da cucina per tagliare il pane? Come si fa eh? Che speri che si tagli un dito. Ma no manco per sbaglio. Ora passa invece un aggeggio che spingendo un pulsante crea il vuoto dentro una ventosona che distrugge la cellulite. Qualcuno dovrebbe provarla sul cranio. Oltre a stimolare il linfodrenaggio magari provoca anche lo scontro di neuroni. Insomma le pubblicità al cinema sono brutte. Forse perché poi così si apprezzano i trailer dei film in uscita? C'è forse un disegno dietro tutto questo?

Cazzo mi sono ricordato finalmente. Il mio personalissimo clou della serata è stato lo smozzicone del nuovo episodio di Star Trek. Il Capitano Kirk e Uhura se la fanno insieme. Finalmente finalmente finalmente. Lo avevo sempre sospettato fin dalla prima serie. Cioè, il nuovo episodio è antecedente. C'è Kirk da ragazzino. E insomma fa fichi fichi con la Uhura. Ne ero sicuro. Mi ricordo come si guardavano nella serie originale.

Finalmente un altro tassello nel mio universo che va al suo posto. Grazie ai supereroi.

lunedì 2 marzo 2009

Riflexio 2 – Leggermente ad Catsum

E' successo. Doveva capitare una volta o l'altra. E infatti. Quello che tutti noi temiamo. L'incontro coi compagni di scuola dei bei tempi che furono. Sono allegramente sopravvissuto, ma non è questo il punto.
Il fatto è che mi sono ritrovato a pensare al mio rapporto con la musica. Cioè, quand'è che ho cominciato a ascoltarla? Sfido voi a ricordarvi quale gruppo vi abbia iniziato al mondo delle sette note. A me vengono in mente i Cure. Il che mi fa capire come mai tanto normale non sono. Avessi cominciato ascoltando Albano e Romina chissà dove sarei adesso. E Love Cats era un pezzo assolutamente geniale. E il video di Caterpillar? E mi sono depresso un po'. Dico io, gli inglesi tirano fuori sta roba e noi? Il made in Italy come cazzo risponde agli anglosassoni? E improvvisamente il mio alacre cervello ha passato in rassegna tutto il suo scibile (ben poco a dire il vero).
E in effetti ci sono cose che noi italiani abbiamo e che essi umani nemmeno si sognano. Prendete una cucina tricolore. Alzatevi ora e andate nel regno dei cibi. Dai forza. Andate e contate quanti lavelli avete. No, lasciate stare la lavatrice e la vostra compagna. Insomma, nelle nostre cucine quanti buchi ci sono dove scorre l'acqua? Due. DUEEEE. Due lavelli dove poggiare piatti, bicchieri, lavare l'insalata. E guardate che non è la norma. No no. Gli umani di solito ne hanno solamente uno di lavello. Provate a lavarci i piatti con un solo maledetto cazzo di lavello. Ti credo che ci passano il detersivo senza risciacquo.
Cristo santo ora sto meglio. Gli umani avranno pure i Cure, ma noi ci diamo dentro col doppio lavello.

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