venerdì 3 dicembre 2010

Kremisi 3 - Quartiere Africano

Ho rivisitato qualcosa che avevo scritto tempo addietro. Mi piaceva di più lo sfondo.
Ecco qua. L'avevo presentato per un concorso, ovviamente con risultati scarsi, d'altronde anche io avrei premiato altri. :)

Sono cresciuto nel Quartiere Africano. Che come nome fa pensare a scontri di etnie. Ti fa sentire un marsigliese romano. In realtà non è vero un cazzo. Non vendevano nemmeno il kebab al Quartiere Africano. Almeno finché non è diventato di moda. Che ora se apri una pizzeria che non ha il rullo per la carne allora sei destinato a fallire. E' una zona borghese in realtà. Con tutti quei negozi a Viale Libia e la Scuola Montessori e i gruppi di scout e i cornetti di Romoli. Insomma dovrei essere normale. Invece no. Dovrei pensare a fare carriera. Invece no. Dovrei sentirmi borghese anche io, riprodurmi e insegnare ai miei figli come si fa a essere un italiano medio. Invece no. E io mica lo so il motivo di questo invece no. Non lo so per niente. Da dove mi arriva la rabbia?

Per fortuna che in televisione te la fanno facile. Quante stronzate. Un tizio fa fuori 58 persone e ti raccontano che tutto era scritto nel suo passato. Che quello ha il pedigree da ammazzatore seriale. Che pisciava nel letto quando era ragazzino. E che poi infilzava ranocchie e storpiava cani e ficcava petardi nel culo dei gatti del vicinato. Ed è ovvio dato che tutti i serial killer hanno quelle cose in comune. Ma che cazzate.

Cercano solo di trovare un MCD, un fottutissimo minimo comun denominatore, perché così forse l'uomo qualunque riesce a farsene una ragione e a dormire tranquillo. Che tutto ha un senso. La verità è che sono stronzate. Cazzate. Delle stronzate del cazzo.

Oggi sono alla Stazione Nomentana. Un crocevia strano che separa il Quartiere Africano da quello delle Valli. La ferrovia corre parallela alla tangenziale est. Osservo le macchine che passano veloci. E osservo uno dei piloni che sorreggono il cavalcavia. E' un pilone cavo. Proprio così. Non so se a causa di lavori o semplicemente grazie alle unghie di qualche disperato, ora c'è un'apertura alla base del pilone. E all'interno qualcuno ci ha ricavato un monolocale. Osservo un paio di magliette che oscillano per il movimento d'aria dovuto alle macchine che corrono lì accanto. Ci sono magliette e quadri. Piuttosto belli anche. Mi soffermo a pensare che in vita mia non sono mai riuscito a disegnare nemmeno una casetta col caminetto. E' una serata umida, un sabato sera umido con poca pochissima gente in giro. Roma non è una città violenta. Per niente. Io di solito non sono violento. Non ho nessun motivo per uccidere, almeno credo. Oramai non me lo chiedo nemmeno più. Eppure uccido. Dovrei dire uccidiamo.

Noi siamo in tre. Come i porcellini. Come i nipoti saputelli di Paperino. Ci siamo dati dei nomi, che solo Tizio Caio e Sempronio pareva brutto. Uno Nessuno e Cento. Io sono quello di mezzo. E abbiamo spazio anche per un quarto, possibilmente donna. Mila. Me la immagino rossa di capelli.

Non ho idea di che faccia abbiano gli altri. La Rete è l'unica cosa che ci unisce. Oltre alla nostra piccola deviazione comune. Uccidere.

Noi lo facciamo in parallelo. Tipologia di luogo. Giorno. Modus operandi. Tutto deciso prima. Come se fosse una serata a tema a cui ognuno partecipa per cazzi suoi. Ogni tanto tre omicidi tre e tutti tremendamente simili tra loro. Ma in città diverse. Per inciso, non mi sono mai pisciato addosso. E i miei sono delle persone normalissime. Solo che a me a un certo punto sono venuti fuori questi impulsi. Insieme ai brufoli probabilmente.

Stasera abbiamo deciso stazione. Coltello affilato. E io sono pronto. Il treno passa e non si ferma. Chiudo e gli occhi e mi faccio rapire dal ritmo delle travertine. Per terminare qualcuno ci vuole qualcosa che ti dia ritmo. Per pompare adrenalina. Senti il sangue frusciare nelle orecchie. Ci vuole niente e ti distrai. Controllo il respiro poi mi muovo.

Io sono pronto e questo è il momento giusto. Il coglione che abita nel pilone esce a prendersi una t-shirt. Mi vede. Mi saluta anche. Poi ritorna alla sua postazione. Dipinge e mi dà le spalle. E' un tipo fatto così. Né alto né basso. Né magro né grasso. Senza razza. Senza paese. Forse come me, senza speranza. Gli lascio trenta secondi di pittura, tanto per dargli modo di rimirare il suo talento per l'ultima volta. Conto pazientemente e mi avvicino lento e invisibile. Il colore della t-shirt da vicino è diverso. Sembrava sbiadita. Invece sono macchie di giallo e di bianco. I particolare mi piacciono. Mi fanno stare meglio e rendono la vita migliore. Poi gli affondo la lama in un fianco. E gli sussurro due parole. Ciao stronzo. Tanto per fargli pensare che ci sia un motivo. Tanto per fargli credere che sta morendo per qualcosa che ha fatto o che ha detto o che non ha fatto o che non ha detto. Ho una mia morale in questo. In punto di morte anche io vorrò sapere perché. Non si può morire per sentito dire. Poi gli apro la gola e lo osservo. Cinque secondi al massimo. Con le lacrime agli occhi. Non so se per la gioia o perché mi dispiaccia. Passa di nuovo un altro treno veloce costante e ritmico. Il cuore strizza il sangue e lo spinge via. Il rischio c'è. Ma in città nessuno guarda. Nessuno nota. Nessuno ascolta. Tutti corrono. Io invece mi muovo lento e dopo cinque minuti sono un'ombra. Con l'iphone aggiorno twitter. Mission completed. Infine sono meno di un'ombra. Sono Nessuno. E la città mi accoglie di nuovo come una madre superficiale dalle poche domande.

lunedì 29 novembre 2010

Coffee Machine 11 - Modi di dire da ufficio

Da noi in ufficio ci sono le mode. Le mode sui modi di dire.
E' una roba contagiosissima.

Anni fa avevamo il rampantissimo "cassare" a indicare che qualcosa era stato tagliato o cancellato.
L'ho sempre odiato.

In tempi più recenti "cristiani" stava a indicare le persone o le risorse da utilizzare. "Mannamoce 5 cristiani" stava a dire che si mandavano in sito da qualche cliente una cinquina di persone, a prescindere peraltro dal proprio credo religioso.
L'ho sempre odiato.

Oggi è in voghissima il "lasciami dire" o il "lasciatemi dire", se in riunione con più elementi. Viene usato con una frequenza superiore al "cioè" di quando ero diciottenne. Addirittura sta prendendo piede anche nella forma scritta, nel qual caso proporrò però di farlo diventare un "lasciami scrivere".

Lasciatemelo dire e scrivere. Odio anche questo.

mercoledì 24 novembre 2010

On The Road 30 - Oggetti Inanimati

Non sono un tipo troppo impressionabile. E di solito sono più le mancanze che le presenze a mettermi in uno stato di ansia incrementale, che poi è il motivo per il quale non riesco a vedere gli horror made in Japan.

Un fenomeno che mi dà però il brivido, e parecchio, sono gli oggetti per strada. Avete presente no? Quelli che di solito ti guardano dal ciglio, semi-appoggiati a qualche paracarro. Nella mia personalissima classifica al terzo posto c'è il casco da moto. Mi fa pensare a teste che non ci sono più e in generale a qualcosa di molto tragico.

Il secondo posto lo meritano i mocassini da uomo, non una scarpa qualsiasi. Il mocassino da uomo possibilmente nero. Ecco. Mi sale su l'immagine di un anziano che mentre cammina letteralmente si polverizza, o qualcosa del genere.

Al primo ci sono invece le bambole. Le bambole sull'asfalto mi mettono proprio di cattivo umore. Mi intristiscono. Mi fanno pensare al viso del piccolo proprietario, un viso triste e tenerissimo. D'altronde nel codice genetico portiamo giustamente scritto che loro dovrebbero essere intoccabili.

Sta di fatto che spesso e volentieri non è così.

Quest'anno, come lo scorso, Save The Children ripropone la lista dei desideri. Tante volte facciamo regali a cavolo buttando soldi, ecco. Magari scegliete tra quelli che Save The Children propone, il "regalato" vedrete che rimarrà piacevolmente sorpreso del vostro pensiero.

Lo scorso anno ho deciso di regalare a mia madre uno di questi desideri. Era semplicemente felice che lo avessi fatto.

giovedì 11 novembre 2010

On The Road 29 - Crisi di identità

Diciamocelo.
Mi sta bene che in Italia mi scambino per un fondamentalista islamico.

Diciamocelo meglio.
Mi va benissimo che in Turchia mi abbiano preso più volte per un iraniano.

Diciamocelo ai quattro venti.
E' comprensibile che qui in Malesia gli autoctoni guardino la mia barba e mi chiedano da quale città dell'Iran io venga.

Diciamocelo a squarciagola.
Oggi l'apice è stato un gruppetto di tre iraniani che prima mi parla nel loro linguaggio guttural acutoso. Poi pensando a un emigrante mi guardano sorridenti e mi dicono in inglese che ANCHE loro sono iraniani. Olè.

Diciamocelo a petto scoperto.
Okkei. Mi avete rotto le palle. Okkei. Vaffanculo. Sono nato a Teheran, contenti?
Eccheccazzo.
Romano di Teheran.

sabato 23 ottobre 2010

Bloggando col Melafonino 9 - AriSushi

Sono le 16.45. Sushi Tei, aperto da poco al posto del compianto Yo-Yo Sushi. Ottimo cibo devo dire, ma la cosa stupefacente è che pensavo di ritrovarmi da solo a mangiare nel tardo pomeriggio. Invece è pieno e strapieno.
E mentre mi abboffo mi chiedo che fine avrà fatto lo Sventrapapere Tagike...nostalgia.


venerdì 8 ottobre 2010

El Dindondero 13 - Delle velocità degli aerei

Io semplicemente voglio troppo bene al Dindo. E da un po' mancava nostalgicamente dai miei post.
E' un volo tranquillo, tra Kuala Lumpur e Kota Kinabalu, e sediamo io al 15A e Dindo al 15C. Ovviamente anche il 15B è occupato, da una simpatica vecchietta indocinese.
El Dindo è stranamente nervoso e alla fine sbotta verso la sua vicina in un inglese un po' sdentato.

Dindo - Certo che il pilota deve andare di fretta eh?
Nonnina - Schiusseme?
Dindo - No dico, stiamo proprio volando veloci, di solito gli aerei non vanno più lenti?
Nonnina - Schiusseme?
Dindo - Eh cazzo ma che si è incantata? Tutto bene sì? Dico solo che mi pare di andare a velocità supersonica
Nonnina - E da cosa l'ha capito...mi shiusseme?
Dindo - Dal vento
Nonnina - SchiussSchiusseme?
Dindo - Ma sì dal vento che mi arriva in faccia. Non vede che ho i capelli che svolazzano da tutte le parti?
Nonnina - Forse dovrebbe chiudere o ridurre il getto di aria condizionata. Basta muovere quell'affarino lassù, non è difficile
Dindo - Schiusseme?
Io - Guardi signora, non si preoccupi. E' che soffre di mal d'aria e si è preso una pasticchina...
Nonnina - Ne avrebbe mica una da darmi? E' da tanto che non mi sballo un po'...
Io - Schiusseme!

La nonnina sfortunatamente non assomigliava alla Regina del video qua sotto.

sabato 2 ottobre 2010

Bloggando col Melafonino 8 - Tu Cantante Mercenario

Sì tu cantante mercenario, se passi da queste parti. Sappilo. Sappilo che non fa niente se lo fai solo per portare la pagnotta a casa. Lo capisco. Non fa niente se non te ne frega un cazzo di quello che canti. Lo capisco, non tutti nascono artisti.
Ma, diosantissimoglorioso, evita mentre canti un pezzo strappalacrime di Buble di guardare il tuo cazzosissimo orologio per vedere quanto manca alla fine del turno di lavoro.
Fallo in nome di quei poveracci che hanno talento da vendere e non arrivano alla fine del mese.

giovedì 23 settembre 2010

Femminilmente 8 - Moda Mare 2010

Mia moglie doveva comprare un costume e da dodici ore stazionava nei camerini del negozio.
Io allora ne approfittavo per tirare questo scatto...come non seguire la moda?

mercoledì 25 agosto 2010

Bloggando Col Melafonino 7 - Di Corriere e Galline

Siamo andati a Singapore lo scorso weekend. Decisamente da vedere una volta nella vita, forse anche due. Ma non aspettatevi di comprare accrocchi tecnologici facendo l'affare...
Comunque siamo andati col pullman. Poco meno di cinque ore e si arriva. Mi aspettavo il solito bussetto malandato con i sedili di legno e i passeggeri con galline-bagaglio al seguito. Mi sono ritrovato su poltrona reclinabile e connessione wi-fi a bordo. Quando è passata la hostess, sì avete letto bene, le ho chiesto dove fossero le galline, "nel bagagliaio forse?", che la cosa mi sembrava poco carina, per i volatili. Con quel caldo.
Mi ha guardato sorridendo e mi ha detto che le avevan vendute lo scorso anno. A una ditta di bussetti malandati...una ditta italiana.

giovedì 19 agosto 2010

Bloggando col Melafonino 6 - Lady Kakka

Non so le radio tricolori, ma quelle locali passano a manetta la canzone di Lady QuaQua, quella coi nomi spagnoli ma che non vuol dire assolutamente un cazzo. A meno di non visualizzare durante l'ascolto orgioni megagalattici col trio spagnolo di nomi. I nomi, appunto.
A me suona molto meglio sostituendo Alejandro Fernando e Roberto con i più altisonanti Maramaldo, Leopoldo e Gertrudo. Io la canticchio modificata e mi mette di buonumore.
MaraMaraMaldo MaraMaraMaldo...Gertrudooo!

lunedì 16 agosto 2010

Bloggando col Melafonino 5 - Scarpe da Donna

Non sono considerabile un feticista. Almeno per quel che riguarda i piedi. Eppure qui in Malesia mi soffermo a osservare le scarpe delle donne locali, in particolare se con tacco alto.
Il fatto è che l'usanza pare sia quella di indossare scarpe di almeno un paio di misure più grandi del dovuto. Ora mi spiego come mai le donne sui tacchi, qua, tendono a strascicare i piedi...
Cose strane.

venerdì 13 agosto 2010

Bloggando col Melafonino 4 - Quando Stylish Diventa Fetish

Luogo "The Gardens", Kuala Lumpur. In cerca di un cesso incappo nella toilette Premiere, quella che paghi per entrare. Mi sto pisciando sotto quindi sgancio la grana e felice mi libero ammirando l'incredibe stile dei pisciatoi.





Sorrido felice e mi stiracchio a vescica finalmente libera, mi faccio l'occhiolino allo specchio. Specchio? Strano, mai visti specchi sopra ai pisciatoi...Mi assale il dubbio e mi giro piano.
E li vedo, finalmente. I veri pisciatoi. Stylish anche loro, per carità.





Ma vuoi mettere il gusto di aver pisciato nel lavandino. Non ce n'è per nessuno.

mercoledì 14 luglio 2010

Bloggando col Melafonino 3 - La Sfortuna di Essere Architetti

O meglio di essere architette, come spiegherò a breve.
Kota Kinabalu, bagno dell'albergo: due foto, due momenti di progettazione ad catsum.
Nella prima foto particolare della finestra che separa il bagno dalla camera da letto. Il tutto farebbe pensare alla mano di un uomo amante del voyeurismo. Ma vi prego di osservare bene, notate la totale assenza di vetro - la pensata è ovviamente di una donna. Un maschietto penserebbe subito a quanto puzza normalmente il bagno dopo una sacrosantissima evacuazione intestinale di massa. E non posso che concordare. Per uno strano effetto di correnti, infatti, dopo essermi come dire liberato del fardellone, la puzza a forma di mano modello Nightmare, ha preso possesso indisturbata dell'intera camera da letto. Risultato: la vasca non è poi un posto così scomodo dove dormire...






Nella seconda foto particolare invece della doccia. Bella ed elegante. Notate di nuovo come la porta tenda ad aprirsi verso l'INTERNO. Per entrare in doccia e chiudersi la porta alle spalle è necessario strisciare col culo sulla parete di destra, mentre si pensa ovviamente a quanti culi prima del tuo abbiano effettuato lo stesso strusciamento...



A presto.

martedì 13 luglio 2010

Bloggando col Melafonino 2 - Toilette e Quantità di Moto

L'aereo per me è una specie di seconda casa, sono riuscito persino a svenire dentro al cesso, una volta. Il cesso in aereo, appunto. Ora le cose stanno così, sembrerà strano ma di solito mi è capitato di andare a svuotare la vescica nelle toilette posizionate sulla destra, guardando l'aereo lungo il senso di marcia. Spero di essermi spiegato. Sta di fatto che, pisciando, il fiotto tutte le volte aveva la tendenza a piegare verso destra. Grazie al cazzo, mi dicevo. L'aereo muove verso sinistra la quantità di moto ha da rimanere costante e il tutto è spiegato. Bella stronzata. E i miei ci hanno anche speso soldi per darmi un'istruzione. Oggi ho usato una toilette posizionata a sinistra. Bene, il fiotto secondo voi da che parte pendeva? Di nuovo a destra, ecco.
Semplicemente ho il cazzo storto.
Semplicemente. Ho preso il mio poco sapere, avvoltolandolo attentamente nella quantità di moto, l'ho ficcato nel cesso e ho tirato lo sciacquone.

domenica 11 luglio 2010

Coffee Machine 10 - 3 Vere Verità

Mentre mi preparo allegramente il caffè vengo colto da improvvisa illuminazione. No, non sono stato colpito da un fulmine, cosa non così improbabile qua al sedicesimo piano. E sì, mentre continuo a fissare il soffitto bianco con sorriso ebete, il caffè decide di bruciarsi e la macchinetta rischia di trasformarsi in un razzo.
Le vedo lì, tre verità vere. O domande alle risposte fondamentali del pianeta Terra.
1) come minchia facevamo a vivere senza i-phone;
2) come poteva un uomo sopravvivere prima dell'avvento della pasta col tonno;
3) come fanno i giocatori di baseball a sputazzare e scaccolarsi per ore e ore senza stancarsi mai.

Che belle le domeniche.

sabato 10 luglio 2010

Bloggando col Melafonino 1

Seduto al Coffee Bean del Low Yat Plaza. Kuala Lumpur. Ho appena scaricato un accrocco per postare roba con il melafonino, per provare a scrivere qualcosina in più. Considerando che questo è un paese più moderno del nostro, il wireless pubblico non è un concetto astruso...
Bevo un cappuccino in una specie di tinozza da due litri. Al tavolo vicino una famiglia di italiani. Si capisce subito. Lui ha le infradito, una polo rosa e gli occhiali poggiati sui capelli. Lo facciamo quasi solo noi sta cosa degli occhiali, già perchè portati in quel modo si lordano di un misto di lardo umano e smog, lo smardo. Con questi tre elementi si riconosce un connazionale nel 95% dei casi. Aggiungendo la depilazione delle sopracciglia, la percentuale schizza al 100%.
In effetti nel caso specifico siamo al 100%...
Ave Cesare.

lunedì 5 luglio 2010

Riflexio 18 - C'era una volta la Germagna

C'era una volta Bismarck. Oggi ci rimane un uovo e, alle volte, una pizza.
C'era una volta la Prussia. Oggi rimane un colore, il blu. E forse nemmeno tutti se lo ricordano.
C'era poi una volta la Germagna. Quella fatta dei tizi biondi alti grossi alimentati a birra. Quella in cui un ometto vaneggiava di supremazia della razza pura.
C'è invece poi un gruppo di una ventina di calciatori allenati dalla bella copia dell'ispettore Derrick. Quelli che hanno schiantato l'Argentina di Maradona, sì. Quelli che in gran parte sono figli di emigrati, esatto. In attacco girano Von A La Turk, Otto Bulgakov e Gottfried Krakovio. In difesa ci sono alcuni marcantoni di razza ariana affiancati da un birraio ghanese.
Fanno simpatia messi lì tutti insieme a giocare. Corrono che paiono Ferrari (anzi Red Bull va...).
Moderni.
C'era una volta la Gerrmagna.

venerdì 2 luglio 2010

Trash 27 - De Brufolorum Natura

Ne ho sempre sofferto. Brufoli.
Sul viso con moderazione e fino all'adolescenza. Però ne ho alcuni che sono storici tanto che mi ci sono affezionato e, credo, loro han fatto altrettanto. Interno coscia gamba sinistra, sopra il rene destro, a ovest dello sterno, in un punto imprecisato del collo.
Tutto questo per dire che quando nella vita quotidiana mi capita di incontrare persone con visi proliferanti di bubboni, a loro generalmente va un po' della mia simpatia. Finchè un giorno mi sono reso conto che il 95% del personale dei Mc Donald's mi stava simpatico. La mia mente analitica vogliosa di fare un 2+2=4 ha cominciato allora a far caso alle escrescenze purulente di questi poveri servitori di pezzi di carne.
Si dà poi il caso che al momento io mi ritrovi a vagare per la Malesia e che la popolazione locale abbia generalmente una pelle di molto più liscia di noi occidentali adoratori di Bacco. Con un'unica triste eccezione, quella degli impacchettatori di hamburger impiegati nei Mc Donald's. Lì la percentuale di sbrufolazzati sale imperiosamente intorno all'80-85%.
Ecco, non so bene dov'è che volessi arrivare. Al fatto che mangiare quella roba faccia male?
In realtà no, quanto piuttosto al fatto che, all'ufficio del personale della Mc Donald's, ci deve essere qualcuno che come me ha sofferto di brufoli sin da piccolo.
Già.

venerdì 16 aprile 2010

Revival - a.k.a. avrà mica finito le idee?

Enrico mi ha dato spunto per rileggere un vecchio post. Per amarcord in effetti lo ripropongo sperando apprezziate, vecchi e nuovi (pochi ma buoni :))...

Il principale task dei nostri progetti è ovvio. Vincere l’immancabile sfida calcistica contro la rappresentativa del cliente. E già perché dopo qualche mese di convivenza a stretto contatto con la controparte lavorativa si viene a creare un clima di intensa compenetrazione e amicizia. Che sfocia puntualmente nell’esigenza di dimostrare chi è il più forte. E chi ce l'ha più grosso.

Si decide il giorno. Ovviamente un mercoledì. Che le coppe si giocano sempre in mezzo alla settimana. Campo in terra con fosse, pioggia battente e freddo alpino. Una settimana di pesantissimi allenamenti a base di pasta e alcohol aiutano non poco soprattutto se a bere sono gli avversari.

Il momento più toccante è l’ingresso in campo con sgambatina iniziale e immediati sette otto infortuni durante il riscaldamento. Sugli spalti tutto il personale femminile ululante fa il tifo ovviamente per i propri beniamini. Gli italiani. E la compagine turca non la prende mica bene. No no. Per niente bene. Sguardi in cagnesco e promesse di interventi alla Furino. Loro hanno rigorosamente la maglietta rossa con mezzaluna e stella. Noi ci siamo preventivamente messi d’accordo per una tenuta in blu. E infatti l’unico con divisa azzurra risulterà essere Jin, tifoso del Napoli. Jin. O per essere precisi la sua foto cartonata a grandezza naturale. Con annesso sorriso Durbans a 71 denti. A fine partita prenderà il voto più alto nella sua storia di calciatore. Cinque e mezzo. Poco dinamico ma almeno così non parla cazzo.

I ruoli sono già decisi da tempo. Ci schieriamo con uno spallettiano 3-3-1. In porta Mr. Ketchup e la sua immancabile boccia di Calvados. Il roccioso terzetto difensivo si compone di Guru Pusher e Dis, che passerà tutto il primo tempo a litigare con la bandierina del calcio d’angolo. Sulla fascia sinistra il Santo, sulla destra l’icona gigante di Jin. Trequartista Chef e le sue due inseparabili aragoste. Centravanti di movimento il Trottola. Che verrà premiato col trofeo Gattuso per i 140 chilometri percorsi nei 60 minuti di gioco. In panca a dare ordini il cellulare di sito con l’Eremita all’altro capo. Loro si schierano a ringhio. Ci sentiamo come Custer a Little Big Horn. Dio Bu Bu come dice Mr. Ketchup.

L’inizio è traumatizzante. Becchiamo subito un gol. Palla in fallo laterale e azzurrini fermi. I turchi invece continuano arrivano in aerea e segnano mentre Mr. Ketchup rutta urlando Aringaaa! Ieri abbiamo mangiato pesce e si sente. Ci rendiamo conto attoniti che il calcio ottomano amatoriale si gioca col battimuro. Col battimuro! Cazzo, manco in parrocchia a dieci anni eravamo così infami. Ma noi siamo un team. Il Team anzi. Uniti compatti cazzuti. Infatti litighiamo come bestie per dieci minuti sputandoci sugli scarpini a vicenda. Risultato alla fine del primo tempo. Sotto di due gol.

Fondamentale il riposo. Si ristudiano le tattiche. Pusher distribuisce pillole rosse e blu per tutti. Sti cazzi la salute, qua ne va del nostro onore. Cantiamo l’inno tutti insieme a squarciagola seguiti in estasi dalle pollastrelle del pubblico. Avete presente le parole no? Lasciatemi cantare con la chitarra in mano lasciatemi cantare una canzone piano piano lasciatemi cantare perché ne sono fiero, sono un italiano un italiano vero. Rientriamo in campo con le lacrime agli occhi e con un cambio tattico. Trottola sulla destra e la gigantografia di Jin in attacco, piazzato in mezzo all’area turca. A fine partita si registrerà una doppietta di anca del Jin bidimensionale.

E’ tutta un’altra musica. Pusher nonostante risenta di strappi in ogni parte del corpo, comprese le mutande, macina interventi modello Baresi. Disadatted si rade e sulla fascia sinistra comincia a sgambare come Roberto Carlos. Guru col suo aplomb ulula Chiamatemi Montero. Un muro. Mr. Ketchup declama tutte le poesie di Pascoli ruttando. Santo e Trottola fluidificano sulle fasce modello TAV. Chef si mette la maschera del Mago Silvan e nasconde il pallone ai nemici. I turchi mototrebbiano gambe e piedi. Ma non ce n’è per nessuno cazzo.

Risultato finale Italia batte Turchia 6 a 5.
Infortuni finali. Italia batte Turchia 8 a 7.

Tutti sotto la doccia. Ovviamente in comune. Baci abbracci e birra a fiumi. Gli ottomani tentano la carta del Uh m’è caduta la saponetta. Noi gli diamo in pasto la sacra immagine di Jin. Li lasciamo divertire per un po’.

Si chiude con la più classica delle sfide. Il confronto per dimensioni e forma dei vari membri. Loro circoncisi e pube-depilati. Noi circospetti e pube-pelosi. Sulle note di My Dick del geniale Mickey Avalon dichiariamo un sacrosantissimo pareggio.

venerdì 2 aprile 2010

Teknikamente 14 - Creatori di Softuèr

Anno 1647 (e non scordiamocelo eh...)

Sblindulo - Deh cara orsù dobbiam trovare il modo di calcolare il numero di focacce da produrre giorno per giorno considerando eh quanti clienti si hanno al dì...
Sblindula - Ma che te vo calcolà, oh Sblindo. Toh deh usa sto pallottoliere che ti tira fori dei numeri a casaccio. Si basa su una formula di più di 100 anni fa di quel testone del Leonardo.
Sblindulo - Oh bellina, ora la fo' diventa mia sta formulina. E sì che tanto il numero di clienti è a caso, tanto vale usare sta formula che dà numeri a cazzo. Via va.

Oggi
Omo dei Test - Ma porcaccia la miseriaccia mi sai dire come cazzo è che sta routine ogni tanto mi tira fuori un valore maggiore di 42 e qualche volta invece è minore?
Softuèraro - Beh dai vediamo un po', considera che facendo il fratto-due di quattro moltiplicato per il valore assoluto di 54, abbassando l'esponente di tre e flettendo le braccia a mo' di 5, i risultati sblindulati a cappella che hai ottenuto sono assolutamente in linea con quello che mi aspetto
Omo dei Test - Puttana ladra, mica c'ho capito un cazzo di quel che mi hai detto. Rispiega un po' un secondo...
Softuèraro - Omo, ma che cazzo vuoi che ne sappia. Sti numeri escono fuori da un pezzo di softuèr scritto cinquanta anni fa. E' il cuore del nostro softuèr, chi sei tu per voler capire uno dei dodici comandamenti?
Omo dei Test - Sicuro non ci sia un errore eh?
Softuèraro - Oh ciccio, sta roba qua è stata scritta prendendo a riferimento una formula infallibile del 1647. Abbassa la cresta va, che qui mica diamo numeri a casaccio
Omo dei Test - Beh sì, non volevo mica insinuare. Sai che c'è? Mi è venuta voglia di focaccia, a te?

Sblindulo, Sblindula.

domenica 28 marzo 2010

Teknikamente 13 - Gesti tecnici e godurie

Ieri a notte fonda godevo nemmeno troppo in silenzio dopo aver visto Roma-Inter.
Subito dopo han trasmesso anche Mallorca-Barcellona. E sticazzi direte voi. E in effetti non saprei darvi torto. Però.
Però al sessantacinquesimo minuto di quella partita ho visto fare a Ibrahimovic una roba che non avevo mai visto mai mai in vita mia. Un assist di schiena. E non a culo, ma volontario.
Cross dalla destra, Ibra non sa se lasciar passare la palla o spizzarla di testa, poi salta girandosi di schiena fa un movimento che non so, io ho dovuto guardare 3 volte il replay per convincermi che non me lo fossi sognato, e spiattella un assist di schiena, perfetto, sui piedi di Messi.
Se Messi avesse segnato credo che le immagini avrebbero fatto il giro del mondo.

Sono andato in cucina ho aperto il frigo ho preso il tostapane ho scaldato un paio di fette di pane ci ho spalmato un bel po' di Nutella e me le sono sbafate.
Ci son cose che vanno festeggiate.

giovedì 25 marzo 2010

Recensioni 3 - Lo sport più bello del mondo...

Lo sport più bello del mondo. Già.
Secondo me è il curling.

Però le donzelle dovrebbero indossare delle minigonne da liceali.
Starebbero più comode e potrebbero prendere la mira meglio.

Anche noi peraltro.

mercoledì 24 marzo 2010

Riflexio 17 - Ugole vicine ma così diverse...

E' strano. Quasi da farci uno studio.
Tanto sono intonati i Filippini quanto sono delle campane i Malesi.

Eppure geograficamente, non sono troppo lontani gli uni dagli altri.

Comunque oggi lo studio della RorschachCacca ha dato come responso "CIS" - viaggiare informati. In effetti tornavo giustappunto da una trasferta in quel di Sibu.
Potenza degli intestini. In una vita passata mi sa tanto che ero un aruspice.

lunedì 22 marzo 2010

Quaranta Ladroni senza Babà 11 - Dentro e Fuori (In & Out)

Io ci ho le amiche che sono delle miniere. Come non citarle...?

Parole della Ni(a)na:
"Allora sembra che qualcuno abbia spiegato il mistero dei misteri, ovvero per quale motivo gli uomini fanno sesso più facilmente delle donne. Pare che sia dovuto al fatto che i genitali degli uomini sono esterni mentre quelli delle donne interni, in pratica è la differenza che passa tra andare a casa di qualcuno e invitare invece qualcuno a casa propria. E' più facile entrare a casa di uno sconosciuto che farlo entrare tra le proprie quattro mura.
Quasi quasi me la depilo per benino e ci scrivo su Welcome..."

domenica 21 marzo 2010

Recensioni 2 - Ammazza bbono sto succo de frutta

A Kuala Lumpur c'è una catena simpatica di supermercati che si chiama Cold Storage. Fantastica perchè ci puoi anche comprare il sushi da portare a casa scopo spuntino giapponese.
Ieri ero lì che cercavo un succo di frutta e non riuscivo a scegliere dato il numero elevato di prodotti. E di colpo l'occhio mi è caduto su una marca fottutamente più costosa.
Al che mi son detto diamogli una chance e ho comprato un paio di lattine di Florida's Natural.
Beh sacripante sto succo di frutta a me piace fottutissimamente troppo.
Slurpete.

venerdì 19 marzo 2010

Quaranta Ladroni Senza Babà 10 - Frasi di film

Diciamo che ne ho scelte cinque. In effetti sono film che mi piacciono parecchio.
Le metto qua così ogni tanto me le leggo, che siccome ho una memoria a zero fosforo...sai com'è...ho dimenticato cosa intendevo, ma va bene così.
Magari son pure sbagliate.

"Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi Beta balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei... momenti andranno perduti... nel tempo... come... lacrime... nella pioggia. È tempo di morire" (sti cazzi se ho mai capito il significato di 'sta roba, geniale al cubo)

"42..."

"mi chiamo Wolf. risolvo problemi"

"...Che modo imbarazzante di morire." - "Certo, ma niente è in confronto a Walter, mio cugino." - "Com'è morto?" - "Si è spezzato il collo." - "E sarebbe imbarazzante?" - "Se l'è spezzato cercando di succhiarsi il cazzo."

"Fortunatamente io rispetto un regime di droghe piuttosto rigido, per mantenere la mente diciamo... flessibile"

Riflexio 16 - Pizelloelettrico

E prima che ve lo chiediate no, non volevo scrivere piezoelettrico.

Oggi ero da Friday's a sbafarmi una bistecca australiana e, essendo solo come un cane che gli altri cani non so bene ma se li son mangiati, ero lì che mi guardavo un servizio in televisione in cui appariva la faccia da attore di telenovelas di Nelson Piquet, grande pilota di F1 e poi di robe americane su circuiti ovali.

Riflettevo su cosa potesse spingere un bellomone nato nel 1952 a continuare a correre su quei bolidi alla sua onorabile età. E mi dicevo, vedi Nikko, è la voglia di mettersi sempre in discussione, di confrontarsi con sè stessi. E' la passione per qualcosa che ne ha segnato la vita.

Mentre riflettevo appunto, con una patatina di traverso a mo' di falafel, ti vedo passare un rapido cambio di immagine e assisto all'apparizione di una gran bella donna con la sovrimpressione "quarta moglie di Nelson Piquet".

E così riflettevo, dieci minuti dopo mentre mi svuotavo la vescica, che è decisamente più facile tenere a bada una quattroruote da 500 cavalli che un pene con solamente due palle sotto.
Maledettamente più facile. E soprattutto le auto non prevedono alimenti da pagare.

venerdì 12 marzo 2010

On The Road 28 - Un Sedere troppo lungo

Si sa che il sedere ha da essere compatto. Il famoso mandolino.
Ho provato a migliorare la vista da dietro del mio potente mezzo...che ne dite?



lunedì 8 marzo 2010

Trash 26 - Tazza Nuova Vita Nuova

A casa nuova ho una tazza diversa dal solito. Sembra una specie di poltrona bassa con alle spalle il serbatoio dell'acqua per lo scarico. Che ovviamente, essendo basso, ha una potenza di risucchio pari a meno quattro.
Sta di fatto che nel tazzone l'acqua ha invece un livello piuttosto alto, e quindi dopo qualche utilizzo mi son reso conto che i miei bisognoni stazionavano a pelo d'acqua in bella mostra pronti per essere ammirati e interpretati. E già perché, resomi conto della cosa, ho preso a "leggere lo stronzo" come se fosse una tavoletta Ouija.
Il primo giorno riportava ACHE. Dolore. Come dargli torto?
Il secondo giorno sventolava un FIST. Di nuovo, tanto di cappello.
Oggi invece ci ho potuto rimirare la galassia. La famosa spruzzo-galassia-fischia-fischio.
Vi lascio immaginare.

Sarà legale interpretare le macchie di Rorschach in questo modo? Mumble mumble.

domenica 7 marzo 2010

Teknikamente 12 - L'utilità dell'Iphone

Vi posto una simpatica immagine sfidandovi a trovarne le più recondite implicazioni.



Ecco dovete sapere che l'altro giorno ero in un parcheggio sotterraneo. No, non stavo abbordando trans, le mode non mi sono mai piaciute troppo. Avevo appena trovato posto in uno dei malvagissimi parcheggi da iper mega supermercato e mentre mi dirigevo verso quello che qua chiamano "travellator" e che altro non è che la scala mobile, insomma ti vedo un tizio intento a fotografare una colonna col suo iphone.
Da bravo razzista ho pensato ecco qua il solito giapponese che non sa più cosa cazzo fotografare e si attacca a tutto. Poi mentre bofonchiavo tra me e ridacchiavo, sul travellator ho avuto l'intuizione. Il tizio stava semplicemente fotografando il posto dove aveva lasciato la macchina! Invece di ricordarsi a memoria - giallo B1 38 vicino al rosso P2 piano ribassato al quadrato - le coordinate del parcheggio lui lo stava immortalando!!! Geniale dico io, geniale...

Oggi ci ho provato, come attesta foto a inizio post. B24, P1. Ovviamente al momento di andar via ho provato a trovare la macchina andando a memoria. Mi sono ritrovato al P2, colonne con scritto CXX. Un momento di panico, poi ho preso il melafonino, ho guardato l'ultima foto scattata e ho ritrovato il punto dove avevo parcheggiato.
Peccato si fossero inculati la macchina. Ma quella è un'altra storia.

venerdì 5 marzo 2010

Traslochiadarte 1 - Sognare Senza Occhi

Il Santo, forse qualcuno di voi lo conosce. Tramite lui ho incontrato un gruppo di viandanti - Traslochiadarte - che si diverte a mettere in scena serate a tema nei pub romani.

L'opera, "Marte", è di Marina Dimo. Il racconto da 101 parole è del sottoscritto.
Spero gradiate.



La finestra ha i vetri sporchi, come se qualcuno ci avesse spalmato una gomma da masticare. Inizialmente mi colpisce quel rumore strano, di uova calpestate. Di qualcosa di acquoso che sfrigola al sole. Un ciaf ciaf che mi accende la spina dorsale. Poi li vedo, si muovono incerti da est a ovest. Sagome, una uguale all’altra, giacca nera e occhiali dalla montatura anni '60. Non hanno occhi. Cerco lo specchio per osservarmi. E non vedo più niente. Mentre mi incammino mi auguro che i miei, di occhi, non finiscano schiacciati come gli altri. Che raggiungano un posto nuovo. Magari su Marte.

giovedì 4 marzo 2010

Casa a KL

Mi sono finalmente sistemato in appartamento a Kuala Lumpur, zona Mont Kiara non troppo lontano dal locale Ikea. Il che mi fa sentire quasi a casa :)

Sedicesimo piano. Da segnalare presenza di formiche agguerrite.
Condominio con tanto di piscina campi da tennis e squash, così che guardandoli, quando la sera rientro a casa, posso pensare e dire a me stesso che faccio sport. Magari se ne convince anche la pancia...

sabato 27 febbraio 2010

El Dindondero 12 - Enterogermina

La fortuna di avere per amico El Dindondero è tale da dover condividere con voi le sue perle di saggezza. Non c'è alternativa.
L'altro giorno eravamo a pranzo e mangiavamo pollo e patatine da Nando's, ovviamente l'argomento che teneva banco era di tipo intestinale.
Ci si chiedeva quale fosse il miglior rimedio da trasfertista nel caso di squaquarellone ed ecco che El Dindondero ci propina il suo rimedio della nonna - il sesso - ci fa. Il sesso? gli facciamo coro.
E lui serafico ci spiega che sì, quando gli prende la botta di scacazzo, lui si dà da fare per farsi una sana sessione di sesso. Pare che a rapporto ultimato non solo lo stimolo passi, ma addirittura non ci sia più bisogno di alcun medicinale. Il sesso come enterogermina insomma.
In conclusione, avete osato troppo nel vostro ultimo pranzo al sacco dallo Zozzone? Vi siete scolati mezzo chilo di ghiaccio dal Buiaccaro? No problem, il rimedio è a portata di uccello. Scopate.
Magari evitate il sesso anale però. O almeno prima chiedete consiglio al Dindondero.

mercoledì 24 febbraio 2010

Trash 25 - Cravatte Gialle

Io odio la cravatta. Non la metto quasi mai per il semplice motivo che, nell'indossarla, mi provoco inevitabilmente uno strappo tra la spalla e il collo.
Ma soprattutto tutte le volte che mi ritrovo ad andare al bagno col nodo al collo, ho il timore di pisciarmi per sbaglio sulla cravatta. Sto lì che tiro giù la lampo, mi stampo un sorriso sulla faccia mentre mi libero la vescica e zukkete spalanco gli occhi e mi prefiguro la cravatta inzuppata di urina.
Ecco perché prediligo le cravatte gialle.

martedì 23 febbraio 2010

Trash 24 - Tracce di Sudicio

Stamattina ho deciso di docciarmi senza ricorrere all'uso delle ciabatte nella speranza di convincerle ad abbandonare la patina di umido. Il risultato è che puzzano come ieri, allo stesso identico modo. Anche l'amico Geko che frequentava la stanza, ha presentato regolari dimissioni alla reception e mi ha abbandonato al mio destino.
Oltretutto rientrando dal lavoro vengo colto da attacco di diarrea del tipo "frullino nell'intestino accompagnato da sani dolori lancinanti". Riesco nell'intento di arrivare in stanza senza farmela addosso, per poi incespicare nei pressi della tazza mentre tento all'unisono di abbassarmi i pantaloni e di mollare la gomena. Risultato una delicatissima spruzzata di merda sul muro.
Stanco fino alla punta di capelli decido che non è poi nemmeno male come quadro, lo lascio a sgocciolare e a raffermarsi e mi piazzo felice sotto le coperte.
Dalla reception mi informano che anche le zanzare si sono licenziate.

lunedì 22 febbraio 2010

Trash 23 - Tracce di Umido

La stanza qua è maledettamente umida, nonostante il condizionatore al massimo mi congeli i peli del naso.
Ma il mio pensiero va alle due ciabatte azzurre che sono lì per terra, nell'angolino a destra vicino alla finestra.
Non ho mai sentito una ciabatta puzzare in questo modo ributtante.
Tracce di umido e di piedi mi fanno compagnia. E mi ispirano mentre le inspiro.

domenica 21 febbraio 2010

Femminilmente 7 - Sogni di farti una blogger femmina?

Beh che dire, non sentirti l’unico. E’ totalmente e assolutamente normale, oppure tu e io siamo totalmente e assolutamente dei gran maiali.
Tendenzialmente però direi che ci sta tutta. Insomma ci leggiamo, ci commentiamo, ci conosciamo grazie alle righe che buttiamo giù.
Quindi invece delle catene di santantonio dei premi tra blog, pratica alquanto buonista e che quindi non fa scopa col mondo moderno, ho pensato che fosse decisamente più interessante buttare giù cinque nomi di blogghiste con le quali mi dedicherei volentieri a piaceri carnali. Le cinque fortunate, sì sono nato ad agosto quindi leone quindi egocentrico quindi se le cito sono da considerarsi fortunate, dicevo le cinque passerotte sono poi invitate a fare altrettanto citando a loro volta cinque blogger (le preferenze sessuali omo o bisex sono le benvenute) che stimolano i loro appetiti sessuali. Fateci un bel post e via diamo inizio a uno scambio ormonale e di liquidi vari, almeno a livello virtuale.
Ognuno si senta libero di dare il via a catene parallele. Che più si è e più si gode.
E soprattutto speriamo che non si incazzi nessuno.

Lindalov. Soprattutto per il fatto che è alta e a me quelle alte mettono in soggezione. Già questo basterebbe. Immagino di farlo strano con lei, una ripetuta da dieci di missionary position. A gentile richiesta, sì Linda con forza grazie, si accettano e si subiscono strap on, ma solo e soltanto da te. Accessori vari: ha un cervello decisamente intrigante. A chiudere quindi cena e chiacchiere interessanti che non fanno mai male.

La Sid. Sta cosa della sommelier è troppo arrapante. Visti avvinghiarsi uno all’altro sotto una botte di vino abbastanza alticci ma non troppo. Chi vincerebbe tra il mio mutismo e la sua incontrollabile parlantina? Accessori: tappi per le orecchie che non si sa mai...  

Rita la escort. Esclusivamente e ossessivamente in macchina, in una Ford. Ford Escort, manco a dirlo. Due porte color giallo. L’abbondanza di carne piace. E perché no non mi dispiacerebbe assaggiare cibo preparato da lei. Ma niente cetrioli grazie, sono allergico. Sul serio oh, svengo. Accessori: un mazzo di rose.

LauraS. Ovviamente io vestito da Goldrake e lei da Venusia. Che voglio dire, l’idea di spassarsela con la donna di Mazinga a me già fa venire l’acquolina in bocca. Una roba sessuica del tipo scena di Ghost mentre lavorano il vaso di terracotta. Ma con la LauraS che disegna robottoni e panteratti. Accessori: bende e manette di Batman.

Cob. Non poteva mancare. Sognamo di buttarcelo nel didietro a vicenda da troppo tempo per non citarlo nei cinque. Un amore mancato. Accessori: invece della sigaretta, ricchissima partitona finale di Risiko.

Sì sì. odiatemi pure. Dateci sotto.
E soprattutto, bentornato Nikko.

sabato 20 febbraio 2010

On The Road 27 - Lezioni di Taxi

E sì che sono uno che viaggia parecchio, sempre con la valigia in mano. Però c’è sempre modo di imparare qualcosa di nuovo e di bello. E siccome sono un indefesso romanticone non posso che condividere con voi la mia esperienza.
Sto parlando di taxi. Quelle robe che una volta eran gialle e che poi, senza un perché né un apparente percome, ce le siamo ritrovate bianche.
In particolare parlo dei taxi che si trovano all’uscita dell’aeroporto di Fiumicino. Non lo sapevo ma ne esistono di due specie diverse, e no non sto parlando della dicotomia abusivo/regolare. Mi riferisco a quelli con licenza e con annessi e connessi, beh per farla breve ci sono quelli del comune di Roma e quelli del comune di Fiumicino.
Dall’esterno sono assolutamente identici. Bianchi, come detto, con la scritta TAXI sopra. E all’apparenza anche all’interno non ci sono grosse differenze, persino gli autisti all’incirca parlano lo stesso dialetto. Insomma, non vi accorgete se siete su un taxi romano o fiumicinense.
Non ve ne accorgete no, nemmeno mentre il taxi corre veloce. Ve ne rendete conto, e cazzo se ve ne rendete conto, quando vi fermate sotto casa e invece di pagare, se abitate dalle parti di Montesacro, intorno ai cinquanta sacchi, vi tocca sganciare la bellezza di settanta-settantacinque europere. Il taxi di Fiumicino costa di più!
E sticazzi delle storie che ti racconta l’autista, che il tassametro è incrementale (porca mignotta come preferivo i tempi in cui i tassinari parlavano terra terra) e che il fiumicinense non può fare corse all’interno di Roma. Voglio dire. Sti grandissimi cazzi. Il punto è che quando sali su quel dannato veicolo bianco non c’è nessuno che ti avverte che stai su un taxi de Roma o un taxi de Fiumicino. Mortacci de pippo.
Quindi il consiglio che mi sento di darvi se vi tocca prendere un taxi dall’aeroporto Leonardo da Vinci è, una volta saliti, di chiedere gentilmente all’autista - di dove cazzo sei? Se la risposta non è Roma, scendete di corsa e prendetene un altro.
Alternativamente, se non vi aggrada interloquire col tipo alla guida, basta gettare un occhio alla tariffa standard, quella del percorso Aeroporto-DentroLeMura. Su un taxi romano la cifra è di 40 sacchi. Su quello fiumicinense è di 60 europere.
Viaggiare informati vi saluta. E prendete il trenino mi raccomando.

martedì 26 gennaio 2010

On The Road 26 - La Guida a Destra

E' noto che un grossissimo problema che c'è a Palermo è il traffico. Si sa. Come si sa anche che una piaga mondiale è rappresentata dagli anglosassoni e dalla loro simpatica idea di avere la guida a destra.

Dopo qualche giorno di pratica mi sento di dare qualche consiglio pratico.
1) Se siete al volante e, prima di partire, cercate la cintura di sicurezza alla vostra sinistra ricordatevi che in realtà state allacciandovi con il naso del vostro passeggero.
2) Se siete in retromarcia ricordatevi assolutamente di girarvi alla vostra sinistra se non volete fracassare il finestrino con il vostro, di naso.
3) Se state tirando il freno a mano con la mano destra, ecco appunto, avete aperto la portiera e ve l'hanno appena asportata.
4) Le leve di frecce e tergicristalli sono invertite. Abituatevi all'idea che svolterete con i tergicristalli in funzione e che i passeggeri vi prenderanno irrimediabilmente per il culo.
5) Occhio alle rotatorie.
6) Tenete a mente che quando vi serve fare qualcosa rapidamente e senza pensare, beh quel qualcosa lo farete sempre al contrario di come andrebbe fatto. El Dindondero nel tentativo di limonare una tipa al suo fianco si è ritrovato lingua a lingua col poliziotto che si era affacciato al finestrino per fargli la prova del palloncino.

Buone Guide.

domenica 17 gennaio 2010

On The Road 25 - Cornetto e Lattemacchiato

Di nuovo in partenza. Di buono c'è che finalmente anche da noi, almeno nelle lounge, han trovato il modo di farti accedere al web gratis. Inserisci il numero di cellulare ti arrivano username e password e stai tranquillo. Immagino che sarò investito di messaggi pubblicitari nel futuro prossimo venturo ma sticazzi. Meglio la gallina oggi che una frittata domani. Oddio, se nella frittata mi ci aggiungi anche le patate magari ci ripenso. Ma niente carote per favore, vero mia cara LauraS?

Ne approfitto per un cornetto e lattemacchiato. Per anni ho odiato il cappuccino, da poco lo sto riscoprendo soprattutto nelle infinite variazioni del paese del tricolore. Prendo il bicchiere caldo e mi metto in coda dietro a un tizio distinto, anche lui in cerca di cornetto. Appare titubante, ci pensa, tende anche a scaccolarsi, lo vedo benissimo. I lieviti sono lì sul vassoio con apposita tenaglietta (non ho mai capito come cazzo si chiamano quegli accrocchi). Il tipo prende la mira, se ne fotte della pinza-da-cornetto e ci va sparato con le mani. Ovviamente si tuffa su quelli più in fondo dando per scontato che tutti siano lerci come lui. Si gira mi guarda soddisfatto e con faccia goduriosa. Gli sibilo un - potevi anche leccarli tutti visto che c'eri - inciampo in maniera calcolata e gli rovescio il lattemacchiato sul giaccone. Oh mi dispiace, gli dico, spero almeno il cornetto sia buono. E ordino un caffèlatte, che a me poi il lattemacchiato non è mai piaciuto.  

venerdì 15 gennaio 2010

F.Y.I. 1 - Bazell Carroll e Quadruppani

Mi è sempre piaciuto leggere. E ancora di più comprare libri. Io in libreria entro ma non so quando esco. Cammino tra i libri e aspetto che mi chiamino. Giuro. Non cerco mai un libro in particolare. Aspetto di arrivarci, calamitato. Do un'occhiata alla quarta e poi apro le prime pagine. E scatta il sì o il no.
In questo modo ho sempre acquistato libri che mi hanno dato soddisfazioni.

Josh Bazell, che non conoscevo nemmeno di striscio, ha scritto Vedi di Non Morire. La copertina è brutta e nemmeno poco. Alla Fnac era addirittura nascosto dietro un altro paio di libri. L'ho tirato fuori per caso l'ho comprato e sono decisamente contento di averlo fatto. E' un noir. E' un cazzo di noir che mischia Scrubs con il sapore delle storie di gangsters. L'incipit è il più originale che ho letto nell'ultimo anno. Il personaggio buono, Peter Brown, non lo è poi così tanto, ma ispira simpatia. Quelli a contorno ti rimangono in mente almeno come immagini, ancora mi chiedo dove sia finita la moglie di Les Karcher, Mary, detta amichevolmente "Tette". A me i noir piacciono. Bazell pure. Da comprare, punto e basta.

Di Jonathan Carroll invece ho già letto un bel po' di robe e mi sono sempre chiesto come mai sia poco conosciuto. Forse è per colpa di Alice e il paese delle Meraviglie, non so. E' uno che sa decisamente scrivere. Oltre a essere un bel visionario. In Black Cocktail ci racconta di Ingram Michael e Clinton. Definirei la storia come una specie di fiaba. Arrivi alla fine senza nemmeno essertene accorto. Va detto che come anche in altre occasioni Carroll fa un po' fatica a chiudere le proprie storie con la stessa verve con cui le inizia. A me è piaciuto, consigliato se si è già letto e gradito qualcosa di suo.

Il libro di Quadruppani, Y, invece me l'hanno prestato. Non sono andato oltre pagina cinquanta. E un po' mi dispiace perché si ha l'impressione che la storia valga la pena di essere letta. Non so, a me viene in mente solo una cosa da dire. Un suggerimento a Serge. Prega il Signore che ti mandi un traduttore degno di essere chiamato tale...in bocca al lupo. Buono se fate la raccolta differenziata. 

lunedì 11 gennaio 2010

Quaranta Ladroni senza Babà 9 - Mortacci de Pippo

Luogo: Venezia.
In particolare lì dietro piazza San Marco.
La foto ritrae lo scontrino di un cappuccino+tè caldo al tavolo, in una giornata fredda di gennaio.
Totale del conto: 19,60 euro.

Anche al Pantheon, Roma, che noi a Roma di ladroni ce ne intendiamo, per due caffè non osano chiederti più di sei euro. Per giunta col cameriere molto più simpatico.

Abbiamo fatto gli sperperoni lasciando anche i 40 centesimi di mancia.
Ridendo fino al mal di pancia. Come fanno due come noi che si amano sempre e comunque.
:)


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