mercoledì 31 ottobre 2007

Sangue e Merda e Il Cuoco

Mia madre non si è fatta sentire. Quasi quasi mi preoccupo. Probabilmente è a fare rafting con mio padre alla veneranda età di 142 anni in due.
Mia madre mi fa pensare al cibo. E il cibo per un trasfertista vuol dire Il Cuoco. E Il Cuoco è una figura che nel team di progetto esiste sempre. Da sempre.

Si perché noi siamo italiani medi. E l’italiano medio ha tre cose in mente. Merda Cibo e Figa. La Figa fa il paio col Pallone. O l’una o l’altro. Ma il Cibo è al secondo posto nei pensieri quando si sbarca in una nuova destinazione. La domanda è semplice: che cazzo mangiano sti qua in sto posto qua e soprattutto come cazzo si fa per farsi capire.
E qui entra in gioco Il Cuoco. Due cose trova a) tutto il necessario per cucinare italiano b) parabola e decoder satellitare per vedersi il campionato durante la fase di rutto libero.
Non importa dove si preparano i pasti. All’occorrenza si può dare fuoco al letto, allestire un barbecue nella vasca da bagno oppure invadere la cucina dell’albergo. Da provare assolutamente: prendete un tegamino gettateci della salsa di pomodoro date una girata mettete tutto al sole e aspettate che si scaldi. Dio vi aiuti. Altro che Pepe Carvalho.

Dicevo del Cuoco. Il Cuoco risulta primario nella sopravvivenza del Team nei primi quindici giorni di ambientamento. Quando tenti di farti capire invano dai malcapitati camerieri. Quando ordini insalata patatine fritte pollo alla griglia birra e per finire frutta. Quando attendi ansioso e pieno di belle speranze e ti arrivano miele con cetrioli, patate forse fritte ma incatramate in un soutè di cipolle e cozze, pollo alla griglia, milk shake alla mela e un dolce a base di yogurt e aglio. Quando il tipo ti sorride e tu masochista indicando il pollo chiedi scusa ma questo non l’avevo mica chiesto. Quando lui capisce e risentito se lo porta via. Quando lo Chef si sente in dovere di venire a fare gli onori di casa e tu no non puoi proprio evitare di assaggiare tutto. Cazzo buono passami la ricetta che la provo a Roma. Quando già sai che l’unico essere che abbraccerai in quella fredda notte è di nuovo la tazza del tuo amato cesso.

E lui è lì Il Cuoco. Osserva sorride sorseggia un martini dà pacche sulle spalle.
Sa che le nostre vite sono nelle sue mani. Sa che al terzo giorno saremo disposti a tutto per un tozzo di pane. Tinteggiargli casa prestargli la macchina non importa che non ha la patente il culo no ma un pompino forse. E lui magnanimo chiederà semplicemente che gli laviate la biancheria durante la permanenza in terra straniera. Eppure lo ringrazierete di cuore. Avete presente quella sensazione che si ha dal dentista dopo che ti ha tolto quattro denti del giudizio e ti ha svuotato il conto in banca? Bene mi avete capito.

Il problema cazzo è che Il Cuoco stavolta è a Istanbul. Da solo.
Il problema cazzo è che il resto del Team è sparso per mezzo Impero Ottomano. Ankara Izmir Antalya e Dalaman.

Che poi forse tutta la storia ha avuto inizio proprio per questo motivo. La disgraziata collocazione del Cuoco. O forse no. Ma abbiate pazienza. Aspettate e avrò cura di raccontarvi tutto. Ho l’animo di donna. Rispettate i miei tempi cazzo.

Intanto salite in macchina e mettete su White Light degli Starsailor.
Il resto ve lo dico per strada.
E mi raccomando. Se date un passaggio al Cuoco la colonna sonora è Where Is My Mind dei Pixies...

Interludio 1 - Versi Sparsi

E’ un’altra notte che non dormo

Ci sono notti senza stelle

Ci sono notti senza luce

Non so nemmeno dove vado

Non so nemmeno cosa cerco

Ma nemmeno me ne importa

Salirei in macchina e la lascerei guidare da sola

Perdermi da qualche parte

Da qualche parte prima o poi ritrovarmi

Ma nemmeno me ne importa

E poi 100 motivi per ridere

E poi 100 motivi per piangere

E poi 100 facce per sentirmi solo

E ancora 100 sogni senza volto

Ma nemmeno me ne importa

domenica 28 ottobre 2007

Sangue e Merda e Cellulari

Il fatto è che ora dovrei introdurre i personaggi, i compagni di viaggio.

Il fatto è che mia madre riesce sempre a farmi perdere il filo del discorso.

Il fatto è che ho tre cellulari da trasferta e su uno di questi lei riesce sempre a rintracciarmi.

Il fatto è che ho 35 anni suonati.

Voglio dire, a 14 mi spedirono in Inghilterra. Un mese tre telefonate. Poi a 18 Interrail un mese una telegrafata. Di quelle tipo ciao mamma tutto bene non ho una lira mi cade la linea ciao.

Poi qualche stronzo ha deciso che il mondo avesse bisogno del cellulare e che le madri avessero di nuovo il diritto di chiederti a che ora torni a casa e pretendere una chiamatina ogni tre giorni dalla Terra del Fuoco. E voglio ridere con le videochiamate…

Che poi sto cazzo di cellulare l’hanno tirato fuori per colpa di Star Trek. L’accrocco con cui Kirk chiamava Scottie per dirgli di riportarlo a casa e con cui l’ingegnere puntualmente gli rispondeva Chupa che qua non funziona una cippa.

Il fatto è, di nuovo, che non ce l’hanno mai fatto vedere ma Mamma-Kirk chiamava il figliol prodigo ogni santa missione. Dove sei? Occristosanto mamma sono sui bastioni di Orione a circa ottomila anni luce da casa. Hai mangiato? Porcadiquellazozza mamma abbiamo i Klingon che non vedono l’ora di mettercelo dove il sole non sorge mai. Ti chiamo dopo dai…sì ho messo la maglia della salute…

Il fatto è che ora mi tocca tornare a parlare di merda. Di sanitari per la precisione.

E sì perché il bello del girare il mondo è conoscere nuove culture. E lo studio del cesso aiuta nel capire il paese in cui sei capitato.

Scontato dire che il Bidè (la maiuscola non è a caso, per me se la merita punto e basta) è un oggetto che non trovi da nessuna parte. Il che porta il bravo trasfertista a usare la sinistra per pulirsi. Hai visto mai un giorno non hai la carta e ti trovi a stringere la mano agli altri. Insomma, è una questione di rispetto cazzo.

Ogni tanto trovi il pirulicchio nella tazza. Si quell’oggetto che giri una manopola e spara uno schizzo dritto dritto fra le chiappe. Beh, sfido chiunque a usarlo, considerato che è l’immancabile sponda da centrare quando si piscia. E che è l’involontario bersaglio quando sei di sciolta del tipo “ad ombrello”. Risultato io l’ho aperto una volta sola per curiosità. Temo fortemente l’inventore sia lo stesso del cellulare.

Ci sono paesi dove la tazza è piena d’acqua. Cioè, da noi c’è acqua quel tanto che basta che normalmente fai degli splendidi murales sulla ceramica. Negli USA la tazza è piena quasi fino al bordo, che stai lì prima di tirare la catena a pregare che non venga tutto fuori.

Però la questione è più profonda, va analizzata e capita.

Noi italiani siamo convinti di produrre delle opere d’arte marroni, è una parte di noi. Va gustata, ne va apprezzata la puzza nelle sue più svariate forme. Se possibile va condivisa col prossimo. Non siamo egoisti noi.

L’americano è più algido da questo punto di vista, più costipato. Si fa meno domande, noi la studiamo invece. E però c’è un però. Che ne usciamo soddisfatti e in pace col mondo.

Ho idea che se anche loro facessero lo stesso avrebbero meno serial killer e meno omicidi di massa…

Lo dicevo cazzo che avevo perso il filo del discorso.

venerdì 26 ottobre 2007

Sangue e Merda

Sono un trasfertista. Odio aerei e alberghi.

Immancabilmente e qualsiasi rito metto in pratica, salgo su un jet saluto grugnendo l’hostess di turno mi siedo mi addormento sudo all’atterraggio e proprio lì, quando mostro il passaporto, m’arriva lo stimolo bastardo di correre al bagno.

Quello che hai le lacrime agli occhi, quello che preghi il tassista perché investa chiunque pur di arrivare alla meta. Quello che ti farebbe uccidere la receptionist che ti guarda sorridendo e non sa usare una cazzo di fotocopiatrice. Me lo ridai dopo il documento… O te la mollo qui, sulla moquette della hall.

Ma non è finita, no. Devi aspettare il tipo che ti porta la valigia. Ma cazzo, fatemela portare da solo no? E nel frattempo cominci a sorridere. La vita sa essere dolce a volte. Anche se puzza.


Sono un trasfertista. E i trasfertisti parlano di merda. Non c’è un cazzo da fare.

Mezz’ora dopo aver preso possesso del bagno, che il resto della stanza è un optional, scendi a riveder il gregge. Gli altri come te, i tuoi colleghi, la tua famiglia.

E c’è solo una domanda ammessa. Beh, allora? La tua com’era? Come al solito…squaquarellone.

Il rito è finito. Andate fratelli. Ovunque siate, Montezuma è con voi.

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