venerdì 21 marzo 2008

Sangue e Merda e Riprendiamo la Via

Stasera si va di Audioslave – Be Yourself.
Per il link a youtube cercatevelo voi che in Turchia l’hanno oscurato di nuovo. Pare sia lo sport nazionale del governo locale.

Chi non muore si rivede. Il fatto è che siamo stati un po’ sotto copertura. Il rientro del Santo mi ha spinto a riprendere il racconto. O forse è questo cazzo di paesaggio lunare. Ho la certezza che il ritrovamento di Jin passi per Antalya. E per Igor, il fratello della zoccola russa. E se dici zoccola russa la parola che ci appiccichi dopo è Antalya. Almeno da queste parti.

Comunque non è ancora il momento. Perché Antalya bisogna prima raggiungerla. E per arrivarci o salti su un aereo o ti butti in macchina. Noi siamo romantici e abbiamo scelto le quattro ruote. Non prima di essere passati dal bastardo dell’Avis per convincerlo a mollarci un mezzo più decoroso. All’ennesimo dito medio dell’infame il Guru, tra la sorpresa generale, ti tira fuori 3 dildos colorati – fucsia verde pisello e azzurro carta da zucchero per la precisione – e una roba da far impallidire il dindolo di uno stallone di razza. Ora abbiamo una fiammante Ford Fiesta dotata di stereo strafico. Ci accontentiamo di poco noi cazzo. Basta un tocco di musica e siamo a posto. Noi.

Che poi Noi stavolta vuol dire Guru Santo e Pusher. Ognuno cerca di cambiare vita. Guru ha cominciato a bere, il Santo ora spaccia film da palma d’oro invece del solito pornazzo da quattro soldi. E il Pusher. Beh Pusher ha deciso di disintossicarsi. Triste eh? Ma che michia ne sapete voi. Subito lì a giudicare. Guru ha cominciato a bere sì. Sei litri di acqua al giorno. Dice che purifica. Santo è passato ai filmini amatoriali. Pare diano più soddisfazione per via del filone decisamente più neo-realista. E Pusher si sta disintossicando. Dalla mozzarella. Sostiene di essere intollerante. Allora? Fanno del loro meglio. Punto.

E insomma ci vogliamo andare a vedere il mare del sud o no? La strada Ankara Konya Antalya ha il suo fascino. Di giorno. Di notte ti aspetti che sbuchi da un momento all’altro la controfigura turca di Rutger Hauer o, alternativamente, che ti piombi sul cruscotto un autotreno sparato a centottanta chilometri orari. E io preferirei, non so perché, la seconda ipotesi. Forse perché non amo il sesso anale, soprattutto se praticato sul mio lunotto posteriore.
Il tratto Konya Antalya è uno spettacolo. Si sale in alta montagna e poi giù in picchiata verso l’acqua salata. La parte Ankara Konya invece fa cagare. Konya fa cagare. Infatti nei bei tempi andati indovinate che contingente c’era? Ma va? Quello italiano. Che cazzoni che siamo.

Il tempo di percorrenza dipende da chi ci mette sul sedile di sinistra. Un guidatore standard ci mette diciamo sette ore. Il Santo 7 ore e 10 minuti. Guru 7 e 20 con almeno un paio di sorpassi mortali. Jin 4 e 30 se trova traffico. Il Pusher non meno di 12 ore. E stavolta ha deciso di guidare lui. Partenza alle 18. Alle tre di notte siamo ancora spersi sui picchi innevati dell’Anatolia sud-orientale. Fortuna si viaggia sempre con tenda al seguito e sacco a pelo.

Dopo una sosta per comprare more dai ragazzini presenti lungo la strada a qualsiasi ora del giorno e della notte e consci del fatto che domani ce ne pentiremo di brutto, prendiamo possesso di una piazzola di sosta vista lago alpino. Con tanto di luna in versione riflettori da stadio.
Si cena con fagioli e tonno in scatola e more per dessert. Mi viene da correre al cesso solamente al ricordo. Poi immancabile sfida di triathlon. Gara di getto del piscio. A chi arriva più lontano. A seguire sfida al paroliere. Vince chi pronuncia più parole durante un unico e prolungato rutto. Si chiude col mettere alla prova l’olfatto. Chi la fa più puzzolente e persistente, modello artiglio di tigre, si aggiudica l’ultimo parziale.

Siamo stanchi e stressati. Ci straccia il quarto incomodo. Un camionista turco che ha particolarmente apprezzato il fagiolo nostrano. Però sei dei nostri Suleyman. Non c’è che dire.

Finiamo sbracati a contare le stelle. E cazzo se ci sentiamo in pace con il mondo.
E cazzo se sono me stesso.
E voi?

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