martedì 20 maggio 2008

Sangue e Merda e Momenti Strani

Ci sono momenti strani. Momenti in cui ti ritrovi a pensare a cose che non c’entrano niente con la situazione contingente. Che ne so. Un attacco di riso isterico al funerale del padre del tuo più caro amico. Che ora non ti parla più. Chissà perché. Un attacco di pianto sempre molto isterico dopo un orgasmo cosmico. Un’innocente dichiarazione – Dio stasera ho una voglia pazzesca di pizza con peperoni e ananas, tu come la vedi? – proprio un attimo dopo che il tuo secondo migliore amico, ora primo dato che quell’altro ancora non ti rivolge verbo, ti ha confessato che ha capito di essere gay ma non sa come dirlo alla moglie. Ha paura che lei possa prenderla male. Chissà perché.

Beh a me è successo così. Prima l’immagine del pony di Dis che procede solitario. Poi quella di Pusher a terra con un buco nella spalla e che urla – stronzi stronzi stronzi mi ci dovevo fare un tatuaggio in quel punto. E l’incrocio di sguardi degli altri sette. E subito ti colpisce il fatto che sette per sette fa indelebilmente quarantanove. Quarantanove gatti in fila per quattro. Quattro. Non era la quarta serie di Scrubs quella in cui c’era quella canzone? Quella là. Mat Kearney e Where we gonna go from here. Ecco.

E ti colpisce dritto in fronte. Proprio in mezzo agli occhi. L’assoluta certezza che no non lo sai per niente dove cazzo stai andando. Del tipo in macchina in autostrada con un bel po’ di nebbia. E quella sensazione penetrante che hai voglia di prendere la prossima uscita. Che devi. E nel momento in cui lo pensi ti accorgi di averla già superata. Sarà la prossima…forse.

Ma che cristo sto facendo? E ti rendi conto che qualcuno ti ha messo in mano una bella vanga verde e ti ha detto di cominciare a scavare. Che tanto prima o poi al fondo ci arrivi. Sì vabbè ma quando? Non sarà mica come la storia del tizio che si butta dal ventesimo piano? E che a ogni cazzo di piano ripete a sè stesso Fin Qui Tutto Bene. E il problema non è nemmeno l’atterraggio. Che se il destino ha deciso che lui debba cadere proprio nel punto in cui io sto scavando ci sta pure che io continui a scavare. E lui a volare. E allora mi sarebbe convenuto buttarmi. Che almeno avrei faticato di meno.

Sono quei momenti in cui decreti con cognizione di causa che Matrix non è una cazzata. Perché pure tu vedi tutto al rallentatore. Oddio magari gli psicofarmaci che prendi con quotidiana costanza ci sta pure che abbiano qualche controindicazione. Ma insomma niente di grave. Tanto io continuo a scavare. E quello stronzo là sopra non si decide a smettere di volare.

E Igor commette l’errore di guardarti fisso negli occhi.
E capisce che ha già perso.
Perché tu non hai niente assolutamente più niente da perdere.

domenica 18 maggio 2008

Sangue e Merda e L'Assalto 1

C’è un pezzo. E il Santo lo sa. C’è un pezzo che è la base di tutto. Quante volte l’avremo sentito all’inizio di questa piccola avventura? 100, 1000 volte? Non lo so. Santo dimmelo tu. In verità è tutta colpa tua se passo le notti insonni a scrivere per scaricarmi e ricordarmi. Che ci sono. Soprattutto. Scribacchiorum ergo sum. Qualcuno diceva coito ergo sum. E no non è un errore di battitura. Cartesio era un coglione. Ketchup no. O magari la svista ce l’ha avuta proprio Cartesio. Vallo a sapere. C’è un pezzo. Dei 30 Seconds to Mars. The Kill. Sulle cui note è nato tutto questo. E visto che forse ci rimettiamo le penne allora quelle stesse note ci stanno benissimo. Di lusso.

Igor soggiorna coi suoi scagnozzi all’ultimo piano dell’Adam & Eve. Nella suite da mille metri quadri l’idromassaggio per quindici persone e il dj incluso nel prezzo. Che poi il più bel getto d’acqua è quello del Ca’ Tessera. Avete presente quelle robe che si usano per nuotare in una piscina di sei metri scarsi? Ecco mettetelo al massimo. Piantatevici davanti come un banano. Giratevi di schiena. Allargate le gambe. Delicatamente apritevi le chiappe a due mani. E godetevi il più bello sciacquettio intestinale che possiate mai immaginare. Trasfertista Team Venezia docet. Per info chiedete alla padrona che ci spiava dalla telecamera di sicurezza.

Ma torniamo al dunque. Se sapessi qual è.
Il nostro ingresso nella hall è trionfale. Da veri principi. Ci accolgono dei fantastici alberelli finti, e lo sappiamo perchè abbiamo cercato di accenderci un falò con scarsi risultati, con delle bellissime mele. Quadrate. Giuro non sto scherzando. Quadrate. E di notte si accendono pure tutte. Beh tutte. Tutte meno una. Quella che il Ketchup ha pensato bene di addentare. E gli è pure piaciuta a quanto pare. Anche il suo dentista ha apprezzato l’iniziativa. Millecinquecento pleuri e gli ha ricostruito due denti. In nero ovviamente. L’ho cercato sul sito del 730. Dichiara trentamila euro l’anno. Moglie nullafacente e nullatenente. Lo yacht da mezzo melone come cazzo se lo sarà comprato? Ho una teoria in merito al fatto che in Italia non ci stupiamo mai di niente. Colpa della religione. Siamo cresciuti convinti che la mamma di Gesù fosse vergine. Traete voi le vostre degne conclusioni.

L’omino della reception con la bocca ancora aperta allunga la mano verso il telefono. Ma la frusta di Dark L è più veloce. E i suoi ex lo sanno bene. Ora lo sa anche lui. Ma soprattutto lo sa la cornetta. Procediamo come un gruppo di marines dopo sei mesi di addestramento. All’ingresso del pub lungo più o meno cento metri – le cameriere ci trottano sui pattini – assumiamo la formazione studiata e ristudiata. Chissà poi perché visto che dobbiamo ancora ficcarci tutti insieme nell’ascensore. Ma fa scenografia.

Aprono le danze Pusher e Guru. Il primo in tenuta da Braveheart e l’altro col vestito da Sandokan che usava per le feste di Carnevale. Un fucile mitragliatore da assalto da 700 colpi al nanosecondo e bombe a mano tipo Nazi seconda guerra mondiale. Sempre in prima linea ma allargato a sinistra c’è il Santo con un revolver modello Jigen e sigaretta ciancicata annessa. Allargato a destra troviamo Chef. Con le inseparabili aragoste da combattimento e la borsa porta-attrezzi di MarioBros. In copertura Trottola e l’Eremita. Uno padre e l’altro poco ci manca cerchiamo di esporli il meno possibile. Trottola impugna di nuovo la Katana di Kill Bill. L’Eremita è l’addetto alle radioline tanto per cambiare. Le abbiamo comprate con la cassa di sito. E infatti per andare a risparmio non funzionano manco per il cazzo. Se non altro è riuscito a beccare TuttoIlCalcioMinutoPerMinuto che oggi è domenica e almeno ci tiene aggiornati sul campionato. In retroguardia Ketchup che è dotato di mortaio e lanciarazzi. Oltre che di un culo per il quale ha richiesto il porto d’armi. Sulle ali la cavalleria. A mancina ci sta Dark L che pare la Gatta Ladra di Lazarus Ledd. Dall’altra parte il Dis che ha preso sul serio il ruolo. S’è comprato un pony e lo monta con fierezza. Pare un soldatino della playmobil.

Ascensore. Porte aperte porte chiuse. Pulsante. Premi. Premi ho detto. Salita. Porta aperte porte chiuse.
Le due guardie alla porta non lo vedono nemmeno arrivare. Il Trottola. Li apre in due come cocomeri rossi. Porte aperte di nuovo. Si entra. Di nuovo in formazione.
Guru – Minchia che grossa sta suite
Eremita – Minchia che Jacuzi
Santo – Minchia che merda di musica
Dark L – Minchia che fico quello laggiù in fondo. Savà mica Igov?
Dis – Minchia che palle
Chef – Minchia quanti cazzo sono!

I primi colpi sono i nostri. Sorpresa. Guru e Pusher sventagliano e ne abbattono quattro come birilli. Il rinculo li spara indietro. Ma era previsto. Trottola Eremita e Ketchup fanno muro li raccolgono e li tirano su. Quelli non dormono e rispondono. Trenta secondi trenta di inferno. Tutto-a-destra il pony continua la sua avanzata da solo...
Hanno beccato il Dis. Hanno beccato il Dis. Hanno beccato il Dis.
Silenzio d’ovatta.
Cazzo.

giovedì 1 maggio 2008

Sangue e Merda e Rabbia e Neo

Stasera vi meritate un pezzettino di follia. Psychokiller dei Talking Heads ci accompagna. Che poi a me le teste parlanti fanno pensare all’Isola di Pasqua. Avete mai pensato al perché si chiami proprio Isola di Pasqua? Cioè voglio dire, sta in culo alla luna. Da qualche parte nel Pacifico. Ma di chi è stata l’idea di chiamarla così? L’unica spiegazione che mi sono dato è che lì ci crescono le uova di cioccolata. Così, già belle e fatte. Fondenti al peperoncino.
Sono di quelle domande che ti alluppano il cervello. Tipo chiedersi robe del tipo ma se l’Universo è in espansione, esattamente oltre il bordo che cazzo c’è? Da ragazzino, e a volte ancora adesso nonostante tutto, domandandomelo provavo un vago senso di vertigine. In realtà mi sentivo proprio male.
Ora però le domande vertono su argomenti decisamente più evoluti. Mi sarò mica scordato di lavarmi le ascelle stamattina? Ho dato le mandate alla porta di casa? Beh mi rifaccio dodici piani di scale a piedi che sarà meglio ricontrollare che se no mi portano via pure le pulci del gatto. Ma sulle rotonde chi minchia ha la precedenza? Quelli che già stanno sulla rotonda, quelli che vengono da destra, quello che va più veloce, il pedone il cavallo l’alfiere o nessuno? Come diceva qualcuno la risposta è dentro di te. Il problema è sapere qual è la domanda.

Soffro di gastrite perforante. L’ultima volta ho chiamato la guardia medica e gli ho urlato venitemi a prendere che ho un infarto in corso. Non sopporto le persone che ti mettono le mani addosso quando ti parlano. Ficcatevele in posti migliori dico io. Non reggo nemmeno, chissà poi perché, chi si fa un frittatone mattutino ripieno con i cipollotti raccolti dalla nonna.

Apro una parentesi nel filo del discorso sulla rabbia e il rodimento di culo che sempre più spesso attanagliano la mia esistenza.
Vi starete infatti ponendo, sempre che non siate totalmente privi di scatola cranica, un micro quesito. Ma se vi siete mossi in massa come molossi per salvare quel debosciato di Jin, chi è che sta portando avanti il vostro stramaledetto lavoro? Il dubbio è lecito. Mi verrebbe quasi da tacere vista la scontatezza della risposta. Ma si sa che il trasfertista è una galantuomo. Specie quando si dimentica di ruttare e mollare robe pestilenziali.

Dov’ero rimasto? Sì, dicevo Neo. Neo è la risposta che vi posso dare. Vi prego di leggere Neo come Nio. Non sto mica parlando di Bruno Vespa. Abbiamo lasciato Neo di fronte a un monitor del sistema. E’ un tuttuno con la matrice che regola l’Universo il Mondo e tutto quanto insomma. Ha un finestrone Linux aperto sul quale vorticano a velocità siderale informazioni che solo lui è in grado di intercettare. Può rimanerci davanti quattordici ore filate. Intervallate costantemente da telefonate col seguente incipit – Io vorrei sapere…vorrei sapere chi cazzooooooo te l’ha detto di fare sta cosa. No No No. Voglio sapere a che cazzo stavi pensando – e con la seguente conclusione – sì anche io ti voglio bene, non è così grave in fondo – Un calcolatore umano che necessita di un solo boccale serale di birra per ricarburare nuovamente il giorno dopo. Altro che macchina a idrogeno. Non scherziamo. Neo è Neo. E sta lì e ci copre. Un altro di noi.

No non mi sono dimenticato della rabbia. Hai presente quando ti svegli e hai la sensazione che ti abbiano passato tutta la notte un rastrello sulle chiappe? Beh spero di aver reso l’idea. Siamo così noi.
Il mutismo mattutino del Pusher seguito dai suoi ben noti attacchi di isteria.
La calma apparente del Guru con sbottate di che che cazzo diciiii.
Le crisi di astinenza – da tutto anche da se stesso – del Ketchup.
Le bombe di solitudine dell’Eremita.
La nostalgia romana del Santo.
L’eterno brontolio di Chef in perfetta sintonia con la sua splendida pasta e fagioli.
Le antipatie a pelle del Trottola.
Il sadismo diplomatico di Dark L.
E il Dis…? Beh Dis per il solo fatto di esistere litiga anche allo specchio.

In trasferta il giramento di palle è all’ordine del giorno. Giusto un gradino più in basso dei discorsi su gnocca e problemi intestinali. Non lo dite a nessuno ma una volta ho sentito anche Jin bestemmiare. Shhhhhhhh. Acqua in bocca.
Oggi ci siamo alzati all’alba per prendere d’assalto l’Adam & Eve Hotel. E siamo abbastanza incazzati. Di brutto direi. Armati meglio di Schwarzie e su di giri come cocainomani dell'alta borghesia.

Psychokillers. Quest que cest (o come cazzo si scrive...). Fa fa fa fà fa fa fa fa fa farrrrrrr.
Cazzi tuoi Igor. Noi non siamo la cura. Siamo la malattia. Cazzi tuoi.

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