La cosa che mi piace del viaggiare in aereo per medio-lunghe distanze è la possibilità di vedere qualche film in santa pace. Questa volta ho optato per The Wrestler. Con il tipo che aveva recitato in nove settimane e mezzo, con qualche anno in più sulle spalle e almeno nove chili e mezzo di botulino andato a male sulla faccia. Fatto sta che a me è piaciuto un bel po'. Soprattutto il pezzo del Boss che va in onda sui titoli di coda e che potete ascoltare da qualche parte in alto in questo post.
Alla fin fine la storia non è nulla di speciale, però gira bene. Insomma io gli darei un bel quattropollicialzatisucinque. Poi fate come cazzo vi pare che io non sono mica qua a pontificare.
Allora metti insieme The Wrestler e quattro chiacchiere fatte con un'amica di vecchia data e zatappete ti spunta fuori un ricordo nitido della mia adolescenza. Il 137. Il 137 è l'autobus per antonomasia. Io se focalizzo con gli occhi della mente un autobus ci vedo sempre il 137. Qualche tempo fa parlavo di sparizioni di negozi. Ora vi racconto di sparizioni di 137. Che adesso lo chiamano 84. Ma io quando arriva l'84 giù in fondo da Viale Tirreno faccio subito una somma con un 53 per ottenere di nuovo 137. Il primo che ho preso era verde.
E allora io alla Sid mica la prendo più in giro quando scrive di piccoli pezzi di sé stessa. No perché io se penso che il 137 non c'è più mi viene in gola proprio quella sensazione di piccoli pezzi di me che rimangono incastrati da qualche parte.
Un po' come un vecchio wrestler che non riesce proprio a cambiare vita e rimane legato a un tempo che non esiste più. I nemici sul ring sbiadiscono. Gli amori finiti male si inteneriscono. A volte ci si incontra di nuovo. A volte no.
Le porte dell'84 si aprono. Salgo davanti e guardo l'autista fisso negli occhi. Lui sorride, si fa due conti poi resetta il numero. Per oggi siamo il 137.
Grazie gli dico.
Figurati mi risponde, non vedevo l'ora di farlo.