venerdì 29 maggio 2009

TV & Cinema Review (a modo mio) – The Wrestler



La cosa che mi piace del viaggiare in aereo per medio-lunghe distanze è la possibilità di vedere qualche film in santa pace. Questa volta ho optato per The Wrestler. Con il tipo che aveva recitato in nove settimane e mezzo, con qualche anno in più sulle spalle e almeno nove chili e mezzo di botulino andato a male sulla faccia. Fatto sta che a me è piaciuto un bel po'. Soprattutto il pezzo del Boss che va in onda sui titoli di coda e che potete ascoltare da qualche parte in alto in questo post.

Alla fin fine la storia non è nulla di speciale, però gira bene. Insomma io gli darei un bel quattropollicialzatisucinque. Poi fate come cazzo vi pare che io non sono mica qua a pontificare.

Allora metti insieme The Wrestler e quattro chiacchiere fatte con un'amica di vecchia data e zatappete ti spunta fuori un ricordo nitido della mia adolescenza. Il 137. Il 137 è l'autobus per antonomasia. Io se focalizzo con gli occhi della mente un autobus ci vedo sempre il 137. Qualche tempo fa parlavo di sparizioni di negozi. Ora vi racconto di sparizioni di 137. Che adesso lo chiamano 84. Ma io quando arriva l'84 giù in fondo da Viale Tirreno faccio subito una somma con un 53 per ottenere di nuovo 137. Il primo che ho preso era verde.

E allora io alla Sid mica la prendo più in giro quando scrive di piccoli pezzi di sé stessa. No perché io se penso che il 137 non c'è più mi viene in gola proprio quella sensazione di piccoli pezzi di me che rimangono incastrati da qualche parte.

Un po' come un vecchio wrestler che non riesce proprio a cambiare vita e rimane legato a un tempo che non esiste più. I nemici sul ring sbiadiscono. Gli amori finiti male si inteneriscono. A volte ci si incontra di nuovo. A volte no.
Le porte dell'84 si aprono. Salgo davanti e guardo l'autista fisso negli occhi. Lui sorride, si fa due conti poi resetta il numero. Per oggi siamo il 137.

Grazie gli dico.
Figurati mi risponde, non vedevo l'ora di farlo.

giovedì 28 maggio 2009

Coffee Machine 4 - L'ormopelosone

Nella lounge spettacolosa della Qatar Airways, sulla via del ritorno, mi sono dedicato a diverse attività. La prima quella di ingurgitarmi un paio di lasagnette innaffiate di Coca Cola. La seconda quella di sublinarmi le papille con gli ormai famosi datteri col buco dentro (leggi qui e qua, ignorante!). Per ultimo riflettevo sullo sboccìo dell'ormopelosone in noi dal sesso a freccia. E l'uso di sboccìo, con l'accento sulla i, vuol essere onomatopeico. Già perchè con l'arrivo della primavera in noi si scatenano reazioni che nemmeno io so spiegarmi come.
Lo sguardo sflappettante di una hostess vi fa ribollire il sangue e vi spuntano bolle bianche sulla pelle? E' merito di Ermino l'Ormopelosone.
Alla pausa caffè coi colleghi l'arrivo della reginetta dell'ufficio in reggiseno e mutandine vi fa ballare la quadriglia stando in equilibrio su un monotrampolo? Interrogate Ermino l'Ormopelosone.
A mensa la coscia senza calza della pizzettara vi fa rimanere incastrati con la lampo nel nastro trasportatore provocando l'ilarità del popolo femminile? Biasimate Ermino l'Ormopelosone.
La vostra tenia Whitman è rimasta incinta e nemmeno voi sapete spiegarvi come? Psicanalizzate Ermino l'Ormopelosone.
L'innocua locuzione - accidenti che caldo umido che c'è mi sento tutta bagnata - vi resetta i neuroni e la produzione di saliva si centuplica? No non è l'infarto. E' Ermino l'Ormopelosone.

Ne ho approfittato per scrivere visto che Ermino è dovuto uscire perchè Whitman ha avuto una voglia pazza di patatine fritte del Burger King e di una mezza chilata di fragoline di bosco...

mercoledì 27 maggio 2009

Interludio 8 - Sondaggio Tetrix

Per dovere di cronaca riporto i risultati del Sondaggio Tetrix.

La posizione del Dindondero sbanca col 35% dei favori.
Insegue da dietro l'Appecora di animalesca memoria con un onorevole 23%
Nell'ombra dei primi due si piazza invece la posizione risky del Batman 17%.
El sessantanueve dopo un buon avvio si produce in un testa-coda fermandosi all'11%.
Di scarso peso il Missionario e Analmentetua con un misero voto, che gli garantisce un altrettanto misero 5%.

Fatelo come volete gente. Divertitevi. Più si è meglio è disse quella specie di uccello che volava sul nido del cuculo.

sabato 23 maggio 2009

Coffee Machine 3 - Il Divoratore di Lettere

NikkoHell - Sto decisamente perdendo l'ispirazione. Non mi basta più nemmeno scaccolarmi per riuscire a far venire a galla non dico qualcosa di sempiterno, ma almeno che so...di pseudoletterario
Caronte - Amico mio lo so io qual è il problema. Tu caghi poco. Non ti liberi. Non ti lasci andare. Insomma te l'ho detto, caghi poco
NikkoHell - Eppure mangio come un assatanato. Mi pare così strano. Le idee sono lì, mi giro mi volto sento un PUF! e mi accorgo che sono andate, svanite, risucchiate
Caronte - Credo che tu abbia la tenia
NikkoHell - Scusa?
Caronte - Sicuro, la tenia. Il verme solitario
NikkoHell - Stronzo lo so che cosa è una tenia. Ma non vedo il nesso
Caronte - Vivi proprio in un'altra dimensione Nikko. Il verme solitario si ciba di te. Da una parte ti risucchia tutta la merda dall'intestino col risultato che caghi poco. Ma questo è solo il minore dei mali. Perchè allo stesso tempo si nutre delle tue idee. Te le ruba. E spariscono
NikkoHell - Hai di nuovo ordinato quel fungo allucinogeno, vero?
Caronte - Ma no, dico sul serio. La tenia divora di te tutto quello che trova. E se non intervieni tende a prendere il sopravvento. Pensa a Mina. Le è sparita l'immagine. Nessuno l'ha più vista. E anche la voce. La voce per parlare dico. Le è rimasta solo la voce per cantare. Dev'essere una di quelle tenie col senso artistico.
NikkoHell - Mi sa che prenoto subito una visita...
Caronte - Assolutamente, devi. Comunque oggi il caffè fa schifo.
NikkoHell - Speriamo che Whitman allora sia un amante del caffè. Magari se ne va da solo.
Caronte - Whitman?
NikkoHell - Ma sì, il verme. Gli ho dato subito un nome. Whitman mi pareva adatto per un parassita che mi ruba le parole
Caronte - Whitman, mi piace. Mi ci sono già quasi affezionato...

venerdì 22 maggio 2009

On The Road 10 - Destinazione Doha

Dunque. Verso le 23 se vi trovate dalle parti di Fiumicino, imbarco Qatar Airways per il volo Roma Doha e buttate un occhio, l'altro conviene tenervelo, sulle panche fronte-Gate, dovreste riuscire a vedere qualcuno grasso che legge. Ecco, potrei essere ragionevolmente io.

giovedì 21 maggio 2009

Femminilmente 2 – Strane Storie di Gonne

No no, non ho scritto gomme con la emme. Ho scritto proprio gonne con la enne.
E sì perchè è da un po' di tempo che mi perseguita di brutto un'immagine di gonna. O un insieme di immagini di gonne, non saprei. Diciamo una mostra di gonne? Okkappa.
O per meglio dire ancora sono ossessionato da questa storia dell'interazione, dell'affinità elettiva, tra la gonna e la mutanda. Da donna ovviamente.

Più in particolare dalla tendenza della mutandina al femminile a incastrarsi nella gonna. A volte anche col pantalone. Insomma avete presente quando una vostra amica va alla toilette fa le sue cosine poi esce e un lembo di gonna rimane incastrato nella parte posteriore del sottostante indumento intimo? Ecco. Insomma. Come cazzo glielo fate notare? Ahò c'hai un pezzo de' gonna dentro a'e mutanne - non mi pare esattamente carino. Ripeto. Sono ossessionato. Non riesco a trovare un modo galante per uscire dalla situazione.

Figuriamoci quando oltre alla panta/gonna ci rimane anche mezzo rotolo di carta igienica.
Io l'altra volta alla mia amica non ho detto proprio niente. Ho fatto il vago. E mica sono fesso io, no no. Sono rimasto in religioso silenzio e non ho fatto notare nulla. Alla fine ci siamo alzati, ci siamo fatti anche una passeggiatina. Con lei che continuava a dire, ma che cazzo hanno da guardare sti qua? E io - hai ragione oh, manco c'avessi la coda!
Insomma DONNE!!! (no, non è ancora arrivato l'arrotino che arrota le cucine a gasse) come si svicola da situazioni simili? Io, per me, ho fatto del mio meglio.
Spero sarete d'accordo.

martedì 19 maggio 2009

Femminilmente 1 – Palos, si salpa

Stasera mi sento molto donna.
E allora ho voglia di introdurre un trittico di amiche che spero incontreranno il vostro più profondo odio. Sono la Nina la Pinta e la Santamaria. Hanno tutta l'aria di essere tre navi spagnole. Alla scoperta di una nuova terra. O molto più semplicemente in cerca di se stesse. Se gli uomini hanno perso i loro punti di riferimento, le donne fanno finta di averne trovati di nuovi dando però l'idea di vagare anche loro nella notte. Sperando che sia bel tempo per potersi almeno appoggiare alla Stella Polare.

La Nina è un .rar dagli occhi chiari e la voce affilata. La Pinta si perde in litri di birra, emette lampi elettrici e tiene un sorriso LCD Samsung 60”. La Santamaria batte il tempo. A bordo porta Colombo. La nave guida dai capelli alla Legs. Quando le incontro di solito mi siedo mi accoccolo da qualche parte e le sento blaterare. Il loro cianciare confuso mi culla come nemmeno la risacca del mare riesce a fare.

La prima volta che le ho incrociate vagavo in stato di incoscienza per il villaggio olimpico. Che, badate bene, di olimpico non ha più un cazzo. Ma comunque, non so bene come, ero finito da quelle parti. Te le vedo sedute a un tavolino all'aperto di una trattoria di cui non ricordo più il nome. Mi avvicino e prima che possano mandarmi a fare in culo chiudo gli occhi li riapro e chiedo gentilmente se possono prendermi a bordo. Anch'io sto andando a Ovest in cerca di qualcosa, le dico.
La Nina mi ringhia. La Pinta sorride e mi risponde che non vanno assolutamente da nessuna parte. Magari è proprio quello il problema – sibilo – ma non sono affari miei. Fate buon viaggio, vi saluto. Mi volto tiro su il cappuccio della felpa, insacco le mani nelle tasche e mi avvio.
Aspetta – la voce della Santamaria. Un tono dolce. Aspetta – ripete – abbiamo bisogno di qualcuno che prenda appunti. L'ultima tempesta si è portata via il diario di bordo. E poi abbiamo ordinato un risotto allo zafferano di troppo. Dovevi arrivare probabilmente. E ora ci sei.
Già, ci sono. Ma non per sempre.

lunedì 18 maggio 2009

Vojo fa' Outing 3 – PseudoVaffa?

Qualche tempo fa leggevo un post piuttosto simpatico di una blogger. Essendo i contenuti in generale piuttosto irriverenti e sarcastici, ho pensato bene (e non solo io...) di commentare con la mia solita verve. La risposta mi ha lasciato di stucco perché ci incitava a capire che nel blog c'era tanto di lei ma che non tutto era esattamente vero e che in sostanza si stava cercando di fare della pseudo-letteratura.

E allora ci ho pensato su. E ho deciso che uno) se dici a te stessa che stai pseudo-facendo qualcosa allora vuol dire che puoi aprire il capanno là in fondo alla tenuta del nonno e tirare fuori aratro e vanga che due braccia all'agricoltura servono sempre; due) se scrivi in maniera simpaticamente velenosa ma non sai renderti conto di quando un commento è serio e quando invece è a volerci far ridere tutti insieme, allora vedi di tornare al punto uno sempre al capanno del nonno e cerca anche il rastrello perché, mi correggo, le tue sono decisamente due braccia strappate all'agricoltura; tre) non ti meriti uno pseudo-vaffa. No no no. Ti meriti proprio un bel vaffanculo tondo tondo. Con tutte e due le mani alzate.

Ora non cominciate a chiedere di chi sto parlando. E soprattutto non pensate che mi riferisca a voi. Anche se non si sa mai.
E ricordate. Con le mani alzate. Sempre con le mani alzate.

Il Melafonino in maniera del tutto autonoma ha sentenziato quiqquete quiqquete cataboom cataboom squaquarazammmm! E ha sfoderato un pezzo del 1997 che trovate di seguito. Si è meritato una carezza stavolta.




sabato 16 maggio 2009

Vojo fa' Outing 2 - Tetris

L'altro giorno ero con Milf. Stavamo giocando al Tetris che noi siamo un po' retrò. Ruota il mattone e schiaffalo là. Ruota la L e poggiala sopra, no non lì più a destra. Siccome a noi il sushi non ci fa arrapare nemmeno un po' ma vedere tutte quelle figure che si incastrano invece ci fa andare in delirio l'uccello (de gustibus...) gira che ti rigira siamo finiti a parlare di evoluzioni scoperecce.

Il sondaggio che ne è conseguito (anzi ora ne lancio uno lì sulla destra) è stato vinto all'unanimità dal Tetris alla pecorina sul pavimento, possibilmente con specchione davanti e con rigoroso morso sul collo per buona parte dell'atto.

Saremo retrò ma chissenefrega.

giovedì 14 maggio 2009

On the Road 9 – Sushi e Strusci

Sono da sempre convinto che al ristorante giapponese sia obbligatorio mangiare quasi tutte le robe che ti portano in un sol boccone. Specialmente sushi e rolli di varia natura. Il che può provocare delle scene rivoltanti specialmente se state tentando di ficcarvi in bocca per intero un Futomaki delle dimensioni di un disco volante. A me poi fa impazzire il sushi bar con i piattini che corrono tutto intorno al bancone. Twikkete twikkete ehi quello me piace twikkete twikkete gnammete.

Allora l'altra sera sono lì con Sprillicapilli e ci abbiamo già dato dentro con una dozzina di piattelli vari quando si siedono esattamente di fronte a noi due orientali. Da bravi primi della classe noi ci prodighiamo subito nelle lezioni imparate dai preziosi cartoni nipponici. Li guardiamo sorridiamo e poi badabammete giù tutto per intero un bel pezzo di sushi-salmone. Sorridiamo di nuovo mostrando boli alimentari di varia specie e natura. Loro ci guardano perplessi il che a nostra volta ci rende particolarmente basiti.

Li osserviamo quindi darsi da fare con i preparativi. Versano la soia ficcandoci dentro quella roba verde piccantissima, si toccano con nonscialanza sotto al bancone, poi scartano le bacchette, si ritoccano, mi tocco pure io che così mi sento voyeur, twikkete twikkete me piace quello (ma come non erano orientali?...), si riritoccano, sbavo sputazzando gocce di tè verde un po' ovunque, finalmente accalappiano due piattini. Una porzione di rigatoni alla carbonara (ma da dove cazzo li hanno tirati fuori?....) e un rollo molto elegante con una striscia di avocado all'esterno, una fetta di qualche specie di pesce e un arrotolamento di riso. In religioso silenzio li osserviamo portarsi le bacchette alle labbra con perizia.

Dai così, dai così. E cazzo sia lei che lui tirano un morso al rollo riuscendo a non far cadere nemmeno un chicco di riso. Sento la mascella di Sprillicapilli colpire pesantemente il sushi-tapisroulant. Io che urlo – sacrilegio. Loro che si ingozzano col la restante metà e poi si ririritoccano sotto al bancone. Lui è eccitato come un caimano. Lo si capisce perché è tutto rosso. Rosso. Rosso. Troppo Rosso. Paonazzo direi. Violaceo. Poi fracassa al suolo gira gli occhi all'indietro e esala gli ultimi tre respiri della propria vita.

Sprillicapilli e il sottoscritto ci fissiamo e col tovagliolo ci ripuliamo il mento lentamente. Le lezioni dei cartoni non vanno mai dimenticate. Il sushi va ingollato. Niente morsi cazzo. Lo sanno tutti.

mercoledì 13 maggio 2009

Tekno 1 – Squaquarazammm!

Cioè allora io sono innamoratissimo del mio Melafonino. Tutto il giorno me lo rimiro, lo coccolo. A volte mi viene anche da morderlo. E poi ci sono un milione e mezzo di programmi da scaricare. Roba al 90% totalmente inutile. Ma a volte si trovano delle perle.

Insomma avete presente quando sentite una canzone e non sapete proprio di chi cazzo sia e allora avete la netta sensazione che proprio non lo scoprirete mai e che quella sarà l'ultima volta che l'ascoltate in vita vostra? Avete presente no? Bene. Niente paura. Siete in una botte di ferro. Ora esiste Shazam. Un simpatico programmino il cui scopo è quello di riconoscere il pezzo comunicarvelo e far scattare l'applauso della folla. Il funzionamento prevede veramente pochi e semplici passi. Uno) trovare un pezzo che vi piace e di cui sconoscete titolo e autore Due) sfoderare il Melafonino e lanciare Shazammmmm Tre) puntare il tutto verso la fonte di rumore e Quattro) raccogliere i frutti di cotanto lavoro e al limite scaricare la canzone a prezzo modico.

Essendo io notoriamente un masochista ho fatto il primo tentativo chiedendo al Dindondero di riprodurre alcuni evergreen col suo pianoforte da passeggio, il Pianondero.
Io – Daje Dindondè dacci dentro!
Pianondero – Plim Plim Plom Pliom Plippete Plippete
El Dindondero (con voce pastosa) – Mi ritorni in mente quella come sei forse ancor più tuuuuuu
Io – Evvai sfodero lancio punto e premo! Daje Melafonì, sii il mio oracolo!
Melafonino – Quiqquete quiqquete cataboom cataboom SQUAQUARAZAMMMM! No puede capir de che cazz de canzion se trata. El idiom es muy difisìl che nunca se intiende e las notas sonos un poquito a minchias. Tentar de nuevo che tentar non nuece? Anche se creho che SQAUAQUARAZAMMMM de nuevo te riceverea.

Taglio corto prendendo a martellate il Pianondero tra le lacrime del legittimo proprietario. Ancor pieno di speranze accendo il mio possente Melapiuter e mando il pezzo che ho postato ieri. Poi di nuovo sfodero lancio punto e premo.

E lui ci riprova con un quiqquete quiqquete cataboom cataboom SHAZAAAAMMMM! Sììììì.
Io gongolo e guardo lo schermo. Il responso è questo...


Allora appoggio il Melafonino sul tavolo lo guardo e gli dico – Noi due dobbiamo parlare. E lui – no intiende no intiende. E io – intiende intiende, stammi bene a sentire...

lunedì 11 maggio 2009

Damla Özbakir...

E' da stamattina che sto in fissa con un pezzo che ho sentito alla radio. In qualche modo mi ricorda i Cure e il testo è decisamente carino. Con orrore ho scoperto che la canzone è degli Zero Assoluto. Ma tant'è, onore al merito perchè hanno tirato giù una hit che andrà dritta dritta in top chart. Magari ci vincono anche il Festivalbar.
Insomma è una roba che a me mette di buonumore. Anche se il senso delle parole alla fin fine è triste. Vabbè insomma cazzo a me piace. E allora vi metto il video, che proprio video non è, così tanto per condividerla.



Chissà se siete arrivati a leggere fino a qua.
Chissà pure se vi siete chiesti il motivo del titolo del post.
Beh il fatto è che io e il titolo del post ci sposiamo.

Seni Seviyorum, Damlam. Sen benim hayatim.

PS: se siete "basiti" per la dedica (il titolo della canzone è Per Dimenticare...) beh allora vi siete persi la seconda strofa che fa

Io sarei pronto a cambiare vita
a cambiare casa
a fare la spesa
e fare i conti a fine mese
a la casa al mare
ad avere un figlio, un cane.
Ed affrontare suocera, cognato
nipoti, parenti,
tombola a Natale,
i mal di testa ricorrenti
e tutto questo
per amore.

domenica 10 maggio 2009

TV & Cinema 2 – Sparizioni



Oggi è andata così perchè mi ero messo in testa di suonare un pezzo con l'acustica. Se cliccate sul simbolo di "play" quassopra, accanto a dove leggete scarica mp3, ci sta che riusciate ad ascoltarlo nella sua versione originale (sì, esatto, quello qua sopra è un player).

Beh vediamo di cominciare dalla fine. Da quando cioè sono rientrato a casa e su un qualche canale del digitale terrestre stavano trasmettendo Vi Presento Joe Black. A parte che lui è bello in modo imbarazzante. Ma a me fa letteralmente impazzire lei, non lo so. La trovo strepitosa. Di solito non capita. E invece quell'attrice, di cui nemmeno ricordo il nome, è veramente troppo troppo troppo. Troppo insomma. E non è nemmeno questo. E' che accendo il televisore e bum ti becco la scena in cui loro si salutano, poi lei si gira ma lui non guarda e allora si rigira e quindi è il turno di lui che con fare ebete si volta e la cerca ma lei oramai se ne sta andando e via dicendo per un altro paio di volte. E lui attraversa e viene investito di botto e immagino ci rimanga più o meno stecchito. E io ero già triste e mi sono intristito ancora di più.

Allora modello flash back vediamo come mai fossi già di umore grigio. Al rientro dalla passeggiata ho trovato l'ascensore rotto e mi è toccato farmi tutti i piani a piedi. Una passeggiata già. Dovuta al motivo che già sapete. Insomma sono uscito e c'era un bel sole. Con l'idea di raggiungere un negozio che esiste da sempre. Da quando andavo alle elementari almeno. Uno di quei punti fermi che sai che esistono. Sempre. E di cui ti servi con regolarità ogni due tre anni. Sono passato di fronte al caffè, poi all'ACI poi al negozio di modellismo e infine alla gelateria e alla libreria. E avrei dovuto usare il passato. Esisteva. Il posto non c'è più. Chiuso. Kaput. E questa cosa mi fa sentire veramente un dinosauro. Mi fa sentire vecchio cazzo. Non so voi. Un rudere insomma. Con una bella cappa di tristezza sopra. Che mi ha seguito per tutto il tragitto fino a casa. Il quartiere cantiere per via delle stazioni metro in costruzione. Il sottopassaggio del treno che ogni anno diventa più decadente. La gente con storie tristi che incroci. E porco cazzo mi sono sbrigato a tornare a casa prima che mi prendesse e divorasse un attacco di agorafobia.

Insomma la sparizione di un qualcosa che ricordavo fin dall'infanzia mi ha leggermente destabilizzato. Una sana sessione sessuale avrebbe potuto riaddrizzare la situazione. E invece nemmeno in cartolina.

E ripeto. Joe Black è un figo della madonna. E vaffanculo.

sabato 9 maggio 2009

Trash 10 - Cambi di Generalità

E' un paio d'ore che me la tengo. Da ragazzino lo facevo sempre, che così le puzzette risultavano molto più pestilenziali. E allora in preda agli effluvi mi è venuta in mente una storia e ho attaccato a ridere.
Cioè quella del tipo che si chiama Amilcare Merda. E allora sto nome gli rimane proprio sullo stomaco tutte le volte. Sicchè prende una decisione storica e va all'anagrafe. E al tizio al di là del vetro gli dice - ohè tizio buonuomo io vorrei cambiarmi il nome. E gli molla la carta d'identità. Quello se la studia sorride e risponde - beh capisco, che cognome vorrebbe avere?
E il Sig. Merda stupito saetta di rimando - ohè ma io il nome voglio cambiare. Che Amilcare mica mi piace, pensavo a Leopoldo.

Leopoldo Merda. Aristocratico direi.

venerdì 8 maggio 2009

TV & Cinema 1

Sì ok ok ok. E' tremendamente americano lo ammetto. Probabilmente pure mezzo repubblicano. Affogato e azzuppato del modo di essere dei cowboys d'oltreoceano.

Però a me Brothers and Sisters mi piace un casino! Ecco, l'ho detto.
La storia? Famigliona americana con padre madre e un sacco di fratelli e sorelle. C'è quella ribelle ma che vota a destra. Quella con le palle. Il gay. Quella che è figlia di un'altra. Quello medioman. Quello sfigato. Probabilmente per le pari opportunità spunterà fuori anche quello di colore. E soprattutto nessuno si fa i cazzi propri e un segreto rimane tale giusto il tempo di aprire la bocca per raccontarlo.

Ok ditelo. Mi sto rincoglionendo. Sto invecchiando. Sto marcendo dentro. Ditemi anche che non ho un cazzo di meglio da fare che guardarmi il serialone a stelle e strisce.

E chissenestrafrega. A me piace e me ne vanto.
Tze Tze.

mercoledì 6 maggio 2009

Riflexio 9 - Mortacci de me

Guardo Rai3. La febbre suina ha ammazzato due persone in America, a quanto dicono. Ma mi chiedo, la normale influenza non trucida molte più persone di solito? Boh, mi sfugge qualcosa. Secondo me fra un po' fanno uscire un vaccino, dalla vaga utilità, e giù ricchi soldi per le case farmaceutiche. Ma si sa che sono uno che pensa sempre male.

Comunque la riflessione non era su sta cosa qua. Nel mezzo delle chiacchiere trasmissive, infatti, scatta il momento canzone. E mi rendo conto che nella vita invece dell'ingegnere (scarso) avrei dovuto seguire la vena artistica e continuare a scrivere canzoni. Insomma c'è sto tipo qua, con una bella voce, che canta al pianoforte vociferando che siamo tutti soli (non ho capito se nel senso di sole che sta in cielo oppure nel senso di persone sole) e poi cambia argomento parlando a una lei della quale apprezza le infinite efelidi che sembrano, di nuovo, milioni di soli. Comincio a chiedermi di cosa cazzo stia parlando. E soprattutto come mai tutti gli accenti sono totalmente sballati (non è bello sentirlo pronunciare corrère mentre strepita)?
Quindi ripeto. Mortacci mia.

Mi rivolgo poi a tutti i collegucci cari che mi leggono tramite il "Faccia-Libro". Ma un commentino qui sul blog, come ha fatto Caronte, lo vogliamo lasciare oppure no? Disgraziati!

Buonanotte

martedì 5 maggio 2009

Trash 9 – Schizzi Olimpionici



Mi rendo conto che dal titolo del post potreste pensare male. Ma non preoccupatevi. Avreste ragione.
Ma procediamo con calma che oggi mi sento nostalgico. E allora mi è venuto un rigurgito di passato. Di vacanze inizi anni '90 per la precisione. Eravamo un bel trittico composto dal sottoscritto, da Mio Cugggino e dal Ciciola. Non si è mai ben capito a cosa il Ciciola dovesse il suo soprannome. O almeno io non l'ho mai saputo. Di lui durante l'Interrail ricordo distintamente quattro episodi.
  1. Amsterdam. Il Ciciola attraversa senza guardare la pista ciclabile e viene investito da una bicicletta lanciata a 40 km orari. Il centauro si polverizza. Letteralmente. Ricordo il ciclista che continuava a pedalare ignaro che il suo mezzo fosse stato nuclearizzato dal contatto con quell'armadio a quattro ante. E Mio Cugggino che chiedeva – fatto male? – e il – perchè? – di risposta del Ciciola.
  2. Ancora Amsterdam. Coffee shop. Il Ciciola preso da attacco di diarrea che, trovato occupato il bagno degli uomini, si fionda in quello delle donne. Ma deve affrontare una scelta ardua. Tenere la porta chiusa visto che non c'è la chiave oppure liberare l'intestino? Opta per la seconda e proprio nel bel mezzo dell'operazione si spalanca l'uscio e una pulzella lo guarda ci pensa su e poi isterica comincia a urlare. Il Ciciola si alza e a sua volta le grida in faccia – A stronza ma che cazzo te sbraiti non lo vedi che sto solamente a cacà?
  3. Tarragona. Dormita in spiaggia. Il Ciciola che nelle tre settimane precedenti ha fatto quello che lui chiama il rodaggio delle scarpe nuove, delle Nike. Il rodaggio consiste nel camminare un po' sull'esterno della pianta del piede e un po' sull'interno, alternativamente. Non ho mai ben capito se fosse anche necessario invertire la calzatura sinistra con la destra. Fatto sta che ci svegliamo e le scarpe se le sono belle e rubate. Partiamo a caccia della refurtiva. Risultato: ritroviamo due calzini che dalla puzza associamo senza dubbio al Ciciola. Ricerche abbandonate senza ulteriori dispendi di energie.
  4. Luogo: ovunque. Oggetto: la gara di getto del piscio. Un rituale maschile che bene o male tutti noi ci siamo trovati ad affrontare. Non ho mai visto in vita mia un fiotto come quello del Ciciola. Giuro. Ogni volta io e Mio Cugggino ci preparavamo bevendo litri e litri di acqua. Non c'era verso. Non c'era storia. Ti piazzava lanci da otto nove metri senza nemmeno sforzarsi.
E tutto ciò mi ha portato a una considerazione fondamentale. E cioè che con gli anni i miei getti, sia essi urinati sia essi eiaculati, si sono accorciati. La mia ipotesi è che l'orifizio, sì insomma il monocolo lì in cima, col tempo si sia allargato. Ne sono abbastanza certo, ma si sa che potrei dire cazzate. E allora mi chiedo se anche voi maschietti che leggete abbiate per caso notato questo deterioramento nella gittata. Bisognerebbe interpellare anche il Ciciola. Chissà.

sabato 2 maggio 2009

Seconda Matrioska – Jerycho



Per tanto tempo ho scritto su pezzettini di carta, che a volte perdevo, a volte volontariamente lasciavo in giro. Pensando che qualcuno potesse leggerli e continuare magari quelle storie. E allora non potevo proprio dire di no all'idea e alle matrioske di Sapo.

Insomma prima di cominciare a leggere questo post, passate da lei perché la Prima Matrioska la trovate qui.

La Terza Matrioska è in edicola. Si aspettano volontari per proseguire il viaggio.


Jerycho possiede solo la sua ombra. Ieri si è finalmente decisa a partire. Ha guardato in terra la sua immagine sull'asfalto e poi è salita sul primo treno diretto esattamente dalla parte opposta. Il suo vero nome se l'è dimenticato tanto tempo fa quando qualcuno decise di chiamarla Jerycho. Perché con la sua voce, splendida, era in grado di far esplodere calici di cristallo in mille pezzi. Una voce capace di abbattere mura. Jerycho.

Negli ultimi tre lunghissimi anni non ha avuto futuro. Un muro le impediva di guardare e di andare avanti. A lei e alla sua voce. Le era permesso solo voltarsi a osservare il passato. Prima di partire è tornata lì dove tutto era cominciato. Lì dove aveva conosciuto lui. Un uomo di cui si era innamorata senza nemmeno avere il tempo di accorgersene. E che l'aveva amata, a modo suo. Lasciandola da sola, sempre, con le sue ansie e le sue insicurezze. Che col tempo erano diventate pareti di ghiaccio. E di ovatta.

Ma Jerycho aveva continuato ad amarlo. E così anche lui, sempre a modo suo, quando se ne ricordava e se ne aveva voglia. Finché un giorno lei lo aveva trovato tra le gambe di un'altra. Di quel momento ricordava nitidamente le gocce di sudore sulla schiena di lui. Una per una. Avrebbe potuto chiamarle per nome. E poi sentiva ancora quella sensazione di mancanza d'aria. Quel buco fatto di nulla che le aveva preso lo stomaco. La sua voce che chiedeva strada pronta finalmente a esplodere di nuovo, ma che alla fine si era spenta su quel maledetto muro. Eppure in qualche modo si era aperto uno spiraglio e Jerycho aveva deciso di approfittarne. Non sarebbe stata più solamente un'ombra. O almeno ci avrebbe provato.

Ha viaggiato di notte su quel treno. Per arrivare di giorno. Poi ha aspettato a lungo, come se il coraggio avesse deciso di tornarsene indietro. Alla fine si è incamminata. Ora ha di fronte a sé l'immagine di una donna e di una striscia di sole adagiata sul mare. Si ferma, indecisa se disturbare. Poi socchiude gli occhi si avvicina e le tocca una spalla.


– Mi chiamo Jerycho. Ho solo la mia ombra con me
– Benvenuta. Sapevo che saresti arrivata. Io ho paura di costruirmi un passato almeno quanto tu hai paura di avere un futuro. Io ho sempre inseguito il vento. Tu la tua ombra. Impareremo insieme. Forse
– Mi sento osservata. Tu?
– Non ti preoccupare. Siediti accanto a me. Quegli occhi che ci osservano saranno tra poco voce e parole. Godiamoci il sole e aspettiamo

venerdì 1 maggio 2009

El Dindondero 6 – Swine Flu



Non so perché ma questa storia della peste suina, col nome anglosassone di swine flu o più amichevolmente detta febbre da porco, mi ha riportato alla memoria un antigelo per automobile. Mi pare si chiamasse ParaFlu. C'era un specie di eschimese che si grattava il naso. O il culo forse. Che o io non mi ricordo tanto bene o lui aveva due guance come due chiappe. Fatto sta che come al solito ho perso il filo.

E insomma è qualche giorno che ospito una mia vecchia zia prossima ai novanta. A forza di sentir parlare di maiale la sua testa ha deciso che oggi oltre che la festa dei lavoratori si celebrasse anche una qualche sagra del porcello.

Perciò stamattina a colazione la cara zia mi accoglie con due belle uova strapazzate e un paio d'etti di pancetta. Il pranzo invece va via molto ma veramente molto più leggero. Rigatoni alla carbonara. Braciolona di maiale. Dimenticavo l'antipasto, un paio di fette di porchetta d'Ariccia. E per finire, al posto della frutta (che gonfia...) la chef mi propone una serie di affettati a pioggia. Impossibile astenersi.

Al momento del caffè le spiego in maniera più comprensibile la storia della swine flu. Lei mi guarda silente per un quattro barra cinque secondi per poi chiudere la questione con un perentorio – e sti cazzi Nicò, che se proprio dovemo morì almeno morimo felici e co' la panza piena.

Mentre sorseggio beato l'ammazzacaffè, cullato dalla saggezza ancestrale della zietta, mi piomba a casa il Dindondero. Pare in forma. Non posso che fare gli onori di casa.

Io – Di là in cucina è pieno di roba buonissima. Devi assaggiare
El Dindondero – No no che sono già bello pieno. Manco la cruna di un cammello riuscirei a mandar giù
Io – E dai che c'è una lonza che poi le papille gustative ti fanno una statua
El Dindondero – Ma che sei matto, mi offri il maiale?
Io – E che cazzo, mica avrai paura della febbre dai...
El Dindondero – Chissene frega della febbre, che non lo sai che sono induista? Carne sì ma niente maiale
Io – Dindondè mortacci tua, guarda che gli induisti o sono vegetariani o, se mangiano la carne, di sicuro non mangiano le vacche. Che per loro sono sacre.
El Dindondero – Occristo. Mi sono appena sbranato un paio di chili di fiorentina, dici che è meglio se cambio religione?
Io – Opterei per un culto in cui il suicidio non è un peccato...

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