Come vado dicendo da un po', i commenti producono effetti non prevedibili e a volte decisamente simpatici.
Scherzando e ridendo con Laura S. sul fatto che non avessi un muro dove appendere una delle sue belle tavole (a me i robottoni dell'Angolo del Fastidio mettono sempre di buonumore), alla fine ci è scappato un Goldrake in atteggiamento intimo.
Continuo a sostenere che nella vignetta ci stava tutto anche il Maestro Yoda mentre, mangiando un'insalata di cibernetica, apostrofa Goldrake con un benaugurante "che lo stronzo sia con te!".
Troppe grazie di nuovo a Laura S., che me la immagino come un piccolo vulcano.
Avvertenze per i lettori - siamo nella merda quindi vi prego muovetevi poco... non fate l'onda
mercoledì 23 dicembre 2009
sabato 19 dicembre 2009
Tracce Sparse 3 - Un blog tutto per i commenti
Ho deciso che l'idea delle tracce sparse mi piace proprio.
E allora perché non farci un bel blog aggregatore?
Vi arrivano commenti interessanti sul vostro blog (beh interessanti, diciamo almeno decenti :)...)? Leggendo qui e là vi imbattete in qualcosa che non sia una richiesta di mutuo-linkaggio?
Bene, mandatemi una ricchissima mail con il link al post, il commento e il link al tipo/topa che vi ha lasciato quelle macchie d'inchiostro.
Il mio secondo blog: Tracce Sparse :)
(volevo aprirlo prima ma mi rodeva il dubbio sull'ortografia di tracce. Sarà traccIe o tracce?)
E allora perché non farci un bel blog aggregatore?
Vi arrivano commenti interessanti sul vostro blog (beh interessanti, diciamo almeno decenti :)...)? Leggendo qui e là vi imbattete in qualcosa che non sia una richiesta di mutuo-linkaggio?
Bene, mandatemi una ricchissima mail con il link al post, il commento e il link al tipo/topa che vi ha lasciato quelle macchie d'inchiostro.
Il mio secondo blog: Tracce Sparse :)
(volevo aprirlo prima ma mi rodeva il dubbio sull'ortografia di tracce. Sarà traccIe o tracce?)
venerdì 18 dicembre 2009
Trash 21 - Vespasiano era un cesso nano
Si noti poi il colpo di classe messo in evidenza nel secondo scatto. I due orinatoi sono posizionati ad angolo, per favorire l'eventuale culo a culo tra genitore e pargolo nano.
Sono rimasto lì ad applaudire la mente malata dell'architetto di interni. Il vocabolo architetto mi fa ricordare che ora da noi ci sono ingegneri che sono stati rinominati architetti hardware e software.
Chissà perché poi quando parlo di vespasiani mi viene sempre da pensare anche all'ufficio. Chissà.
Sono rimasto lì ad applaudire la mente malata dell'architetto di interni. Il vocabolo architetto mi fa ricordare che ora da noi ci sono ingegneri che sono stati rinominati architetti hardware e software.
Chissà perché poi quando parlo di vespasiani mi viene sempre da pensare anche all'ufficio. Chissà.
Tracce Sparse 2 - Senza Confini
giovedì 17 dicembre 2009
Coffee Machine 9 - Sulla storia dei post che vorresti scrivere e che invece fuggono
Il titolo, va detto, è un po' lungo. Come il caffè cattivo. Lungo.
L'altro giorno proprio alla macchinetta del caffè ragionavo e riflettevo sul fatto che dovrei ricominciare a bere caffè d'orzo. Orzo insomma, senza caffè.
E già, che poi quando sono lì coi colleghi che parlano, con io che sorrido e dico - sì sì come no - ecco io quando sono lì in realtà sappiatelo io non ci sono. Sono da qualche altra parte, probabilmente nella parte interna della mia retina. Sono nascosto lì e penso.
A volte mi dico ecco stasera scrivi di questo post. E no, non voglio arrivare al punto in cui ognuno di noi arriva. Al punto in cui si dice che in quel dato momento mi è passato per la mente il post del mondo, il post del millennio, e che poi me lo sono dimenticato. No no, non voglio arrivare a dire questo, che per carità, magari è successo ma poi mi è passato di mente il fatto che me lo fossi scordato.
No, a me succede un'altra cosa. Penso a dei post che mi sembrano davvero bellini, e non me li scordo nemmeno per niente. Solo che ho sempre l'impressione di averli già scritti e che postandoli farei la figura del rincoglionito che ripete sempre le stesse cose.
Come i vecchi di paese per i quali le mezze stagioni, se le metti insieme in un anno, fanno due stagioni. E quindi per forza ti perdi primavera e autunno. Logico.
E come quei vecchi sempre dello stesso paese per i quali si stava di molto meglio quando si stava peggio. Che poi diciamocelo onestamente. Hanno ragione da vendere.
Io ieri sera in pizzeria ho chiesto una pizza due stagioni. Però sono sicuro che sta cosa l'ho già scritta. Oppure, da qualche parte, l'ho già dimenticata.
L'altro giorno proprio alla macchinetta del caffè ragionavo e riflettevo sul fatto che dovrei ricominciare a bere caffè d'orzo. Orzo insomma, senza caffè.
E già, che poi quando sono lì coi colleghi che parlano, con io che sorrido e dico - sì sì come no - ecco io quando sono lì in realtà sappiatelo io non ci sono. Sono da qualche altra parte, probabilmente nella parte interna della mia retina. Sono nascosto lì e penso.
A volte mi dico ecco stasera scrivi di questo post. E no, non voglio arrivare al punto in cui ognuno di noi arriva. Al punto in cui si dice che in quel dato momento mi è passato per la mente il post del mondo, il post del millennio, e che poi me lo sono dimenticato. No no, non voglio arrivare a dire questo, che per carità, magari è successo ma poi mi è passato di mente il fatto che me lo fossi scordato.
No, a me succede un'altra cosa. Penso a dei post che mi sembrano davvero bellini, e non me li scordo nemmeno per niente. Solo che ho sempre l'impressione di averli già scritti e che postandoli farei la figura del rincoglionito che ripete sempre le stesse cose.
Come i vecchi di paese per i quali le mezze stagioni, se le metti insieme in un anno, fanno due stagioni. E quindi per forza ti perdi primavera e autunno. Logico.
E come quei vecchi sempre dello stesso paese per i quali si stava di molto meglio quando si stava peggio. Che poi diciamocelo onestamente. Hanno ragione da vendere.
Io ieri sera in pizzeria ho chiesto una pizza due stagioni. Però sono sicuro che sta cosa l'ho già scritta. Oppure, da qualche parte, l'ho già dimenticata.
Teknikamente 11 - Il nodo alla cravatta
In una vita passata sono morto impiccato, oppure strangolato dalle cosce di una cortigiana che dopo avermi cavalcato ha deciso di avere il cuore di una vedova nera.
Sta di fatto che io sono uno pacifico, ma proprio una persona di quelle calme, solo che se mi attacchi al collo allora io divento una furia. A scuola una compagna, da dietro, mi prese per il collo stringendo forte, io con un gomito le rifeci tutto il setto nasale.
Odio i maglioni a collo alto. Odio le cravatte. Ecco, le cravatte. Mi soffocano.
Oltretutto quando mi vesto con pantalone camicia giacca e cravatta incappo sempre in uno strappo muscolare. Non ci crederete, ma tutte le sante volte rischio il colpo della strega e ne esco sempre e immancabilmente come minimo con un nervo accavallato ma più spesso con uno strappo alla schiena. Sempre allo stesso muscolo poi, quello che parte poco a destra del collo, subito sotto la spalla e che scende sulla scapola.
Non ci sono cazzi. Mi metto i calzini le mutande i pantaloni la camicia e a quel punto attacco a sudare freddo. Poi mi alzo il colletto della camicia, cosa che di solito fila liscia. Dopodiché ci do dentro con il nodo alla cravatta, so fare solo quello imparato al servizio di leva ma devo dire che mi riesce bene.
Subito dopo capita il misfatto. Alzo le braccia, il collo è già in sofferenza per la cravatta stretta, provo a ritirare giù il colletto delle camicia e lì sento il Tac! E a seguire mi si incarta il collo e mi prende una semiparesi facciale. Tutti mi dicono che sorrido sempre quando sono in giacca e cravatta. Beh ecco, è la semiparesi e non un sorriso, ricordatevelo.
E' una vita che mi va così ma non so perché. A quel punto proseguo mettendomi la giacca, mentre gocce di sudore irrigano il pavimento.
Nove volte su dieci mi ricordo di essermi scordato di lavarmi i denti, che con la giacca è una roba non agevole. Durante la stagione invernale, al momento di indossare il cappottone, parte il secondo strappo.
Generalmente nello stesso identico punto.
Generalmente impreco, sempre allo stesso modo.
Generalmente me la prendo col padreterno che non mi ha dotato di collo.
Sta di fatto che io sono uno pacifico, ma proprio una persona di quelle calme, solo che se mi attacchi al collo allora io divento una furia. A scuola una compagna, da dietro, mi prese per il collo stringendo forte, io con un gomito le rifeci tutto il setto nasale.
Odio i maglioni a collo alto. Odio le cravatte. Ecco, le cravatte. Mi soffocano.
Oltretutto quando mi vesto con pantalone camicia giacca e cravatta incappo sempre in uno strappo muscolare. Non ci crederete, ma tutte le sante volte rischio il colpo della strega e ne esco sempre e immancabilmente come minimo con un nervo accavallato ma più spesso con uno strappo alla schiena. Sempre allo stesso muscolo poi, quello che parte poco a destra del collo, subito sotto la spalla e che scende sulla scapola.
Non ci sono cazzi. Mi metto i calzini le mutande i pantaloni la camicia e a quel punto attacco a sudare freddo. Poi mi alzo il colletto della camicia, cosa che di solito fila liscia. Dopodiché ci do dentro con il nodo alla cravatta, so fare solo quello imparato al servizio di leva ma devo dire che mi riesce bene.
Subito dopo capita il misfatto. Alzo le braccia, il collo è già in sofferenza per la cravatta stretta, provo a ritirare giù il colletto delle camicia e lì sento il Tac! E a seguire mi si incarta il collo e mi prende una semiparesi facciale. Tutti mi dicono che sorrido sempre quando sono in giacca e cravatta. Beh ecco, è la semiparesi e non un sorriso, ricordatevelo.
E' una vita che mi va così ma non so perché. A quel punto proseguo mettendomi la giacca, mentre gocce di sudore irrigano il pavimento.
Nove volte su dieci mi ricordo di essermi scordato di lavarmi i denti, che con la giacca è una roba non agevole. Durante la stagione invernale, al momento di indossare il cappottone, parte il secondo strappo.
Generalmente nello stesso identico punto.
Generalmente impreco, sempre allo stesso modo.
Generalmente me la prendo col padreterno che non mi ha dotato di collo.
sabato 12 dicembre 2009
Riflexio 15- Amletici Dubbi
Mi concedo la solita visita settimanale al Centro Commerciale. Rigorosamente da solo che se uno si vuole deprimere allora è bene farlo sul serio e fino in fondo. Vado per prendere d’assalto Fnac, che oggi c’è la giornata del socio, o del sorcio non ho mai ben capito. Quella giornata lì in cui possono entrare solo quelli che hanno la tessera, ossia tutti, che tanto se non ce l’hai te la sfornano lì per lì, calda calda.
Ne esco appesantito di buste stracolme di libri e alleggerito nel portafoglio.
Mi fermo a mangiare un pezzo di pizza mozzarella e salsiccia con un foglietto sopra che spiega le ragioni per cui la salsiccia è in sciopero e dunque non è rintracciabile in alcun modo sulla pizza di cui sopra. Accompagno il tutto con un bel kebab innaffiato da una bevanda che spacciano per coca cola.
Vengo colpito e investito da tre dubbi esistenziali mentre mi strafogo al tavolo impietosendo i passanti. Leggendo capirete che sono assolutamente interlacciati tra di loro anche se ancora non ho ben capito come. Ma andiamo con ordine.
Uno) Pare che ormai puoi scrivere un noir solamente se hai il cognome che finisce per -ansson o -arsson, sì insomma se sei uno scrittore scandinavo. Cazzo. Fino a tre anni fa si contavano sulle dita di una mano. Ora ci sono solo loro. Ho la vaga impressione che, in particolare in Svezia, ci siano più scrittori noir che abitanti. Prima lo scandinavo si suicidava, e a ragione dico io vista la coercizione a cibarsi soltanto di salmone aringhe e birra, ora invece scrive noir. L’altra moda poi è la storia del passaparola. Fa figo oramai. Appena leggi “successo” e “passaparola” subito acquisti il libro. Diffidate. Firmino per me è e rimane una cagata pazzesca che ci hanno spacciato per capolavoro.
Due) Mi rendo conto che il tizio che mi ha servito il kebab indossa dei guanti bianchi da chirurgo. O da esperto di fisting, fate vobis. Ma sarà igienica sta cosa? Mi spiego. Quello i guanti li porta minimo minimo da questa mattina, ci si è sicuro sicuro scaccolato un paio di volte e, dipendentemente dalla sua odierna vena creativa, ci sta che ci sia anche andato al bagno dandosi pure una bella ravanata. E allora a che servono sti cazzo di guanti? Che minchia combinano dietro la porta della cucina? Ne deduco che il guanto è una carineria che il tipo usa alla cameriera quando la ispeziona analmente per benino. Il kebab mi sembra decisamente più delizioso. Più saporito direi.
Tre) Ma quella tipa lì. Si quella lì che si è messa lo stivale, con le calze spesse e il vestitino attillato e decisamente corto. Ma dico io, si è messa le mutande sopra le calze? E‘ dieci minuti che cerca di sistemarsi l’elastico. Giuro. Ha il perizoma sotto il vestito ma sopra le calze. Per forza. Oppure le calze hanno il perizoma incorporato. E comunque mi distraggo che come detto ieri oramai Polifemo pare disinteressato alla topa che lo circonda.
Chiedo la marca dei guanti al tipo del kebab e mi avvio a casa.
Ne esco appesantito di buste stracolme di libri e alleggerito nel portafoglio.
Mi fermo a mangiare un pezzo di pizza mozzarella e salsiccia con un foglietto sopra che spiega le ragioni per cui la salsiccia è in sciopero e dunque non è rintracciabile in alcun modo sulla pizza di cui sopra. Accompagno il tutto con un bel kebab innaffiato da una bevanda che spacciano per coca cola.
Vengo colpito e investito da tre dubbi esistenziali mentre mi strafogo al tavolo impietosendo i passanti. Leggendo capirete che sono assolutamente interlacciati tra di loro anche se ancora non ho ben capito come. Ma andiamo con ordine.
Uno) Pare che ormai puoi scrivere un noir solamente se hai il cognome che finisce per -ansson o -arsson, sì insomma se sei uno scrittore scandinavo. Cazzo. Fino a tre anni fa si contavano sulle dita di una mano. Ora ci sono solo loro. Ho la vaga impressione che, in particolare in Svezia, ci siano più scrittori noir che abitanti. Prima lo scandinavo si suicidava, e a ragione dico io vista la coercizione a cibarsi soltanto di salmone aringhe e birra, ora invece scrive noir. L’altra moda poi è la storia del passaparola. Fa figo oramai. Appena leggi “successo” e “passaparola” subito acquisti il libro. Diffidate. Firmino per me è e rimane una cagata pazzesca che ci hanno spacciato per capolavoro.
Due) Mi rendo conto che il tizio che mi ha servito il kebab indossa dei guanti bianchi da chirurgo. O da esperto di fisting, fate vobis. Ma sarà igienica sta cosa? Mi spiego. Quello i guanti li porta minimo minimo da questa mattina, ci si è sicuro sicuro scaccolato un paio di volte e, dipendentemente dalla sua odierna vena creativa, ci sta che ci sia anche andato al bagno dandosi pure una bella ravanata. E allora a che servono sti cazzo di guanti? Che minchia combinano dietro la porta della cucina? Ne deduco che il guanto è una carineria che il tipo usa alla cameriera quando la ispeziona analmente per benino. Il kebab mi sembra decisamente più delizioso. Più saporito direi.
Tre) Ma quella tipa lì. Si quella lì che si è messa lo stivale, con le calze spesse e il vestitino attillato e decisamente corto. Ma dico io, si è messa le mutande sopra le calze? E‘ dieci minuti che cerca di sistemarsi l’elastico. Giuro. Ha il perizoma sotto il vestito ma sopra le calze. Per forza. Oppure le calze hanno il perizoma incorporato. E comunque mi distraggo che come detto ieri oramai Polifemo pare disinteressato alla topa che lo circonda.
Chiedo la marca dei guanti al tipo del kebab e mi avvio a casa.
venerdì 11 dicembre 2009
Vojo fa' Outing 14 - Strash
Sono pieno di forfora vacca boia. Anche sulla barba. Se non mi fossi depilato (!) probabilmente me la ritroverei anche in mezzo alle palle, letteralmente.
L'uccello mi tira poco, nonostante abbia smesso di fumare. Tanto che non noto più nemmeno le tette. Quelle grosse dico.
E poi da tre giorni soffro di stitichezza. Sì esatto, non cago da 72 ore. Quando mi piego per allacciarmi le scarpe ho il terrore di schizzare per aria come un palloncino bucato. Pfffrrrrrrrr.
Si tratterà di stress? Manco poco mi sa.
Sono gonfio gonfio gonfio. Con gli occhi attufati. Oltretutto soffro di scarsa ispirazione.
Da qualche parte nel filmato potete rendervene conto da soli...chi cerca trova Nikko.
Aggregativo, Alienante...ma soprattutto Strateggggico.
E io che pensavo che la troupe fosse di una roba tipo Rete Pace con il patrocinio della Salumeria Porcelli...
L'uccello mi tira poco, nonostante abbia smesso di fumare. Tanto che non noto più nemmeno le tette. Quelle grosse dico.
E poi da tre giorni soffro di stitichezza. Sì esatto, non cago da 72 ore. Quando mi piego per allacciarmi le scarpe ho il terrore di schizzare per aria come un palloncino bucato. Pfffrrrrrrrr.
Si tratterà di stress? Manco poco mi sa.
Sono gonfio gonfio gonfio. Con gli occhi attufati. Oltretutto soffro di scarsa ispirazione.
Da qualche parte nel filmato potete rendervene conto da soli...chi cerca trova Nikko.
Aggregativo, Alienante...ma soprattutto Strateggggico.
E io che pensavo che la troupe fosse di una roba tipo Rete Pace con il patrocinio della Salumeria Porcelli...
martedì 8 dicembre 2009
Trash 20 - Gli Amici Regalano Libri
Mi rendo conto di avere degli amici veramente speciali. Prendi ad esempio Lucrezio, Qekue e la piccola Cristofora, che conoscendo la mia passione per i libri e resisi conto che nell’ultimo periodo non faccio altro che parlare di merda, han pensato bene di regalarmi un libercolo dal titolo “La cacca. Storia naturale dell’Innominabile” di Davies Nicola (ma guarda il caso...).
La veste grafica è di ottima fattura, la copertina infatti si presenta di un colore diarrea semi-solida sì che è un piacere soppesarlo tra le mani e scorrerne le pagine.
I contenuti poi risultano decisamente più interessanti di quel che uno potrebbe immaginare di primo acchito, ci sono perle di saggezza applicabili tranquillamente alla nostra personale storia di tutti i giorni.
Frullando le pagine, così a cazzo come piace tanto fare a me con i libri - il che spiega come mai mi vanto di leggerne un trecento l’anno - in effetti li sfoglio rapidamente e butto l’occhio dove capita tracannando solo le parole che il caso e la fortuna decidono di donarmi, ecco in questo modo qua mi è capitato di imparare qualcosa di nuovo.
E’ la storia dell’importazione dello scarafaggio stercoraro, d’ora in poi rinominato lo Scarrararo, in quel continente dove la gente cammina a testa in giù e l’acqua sparisce negli scarichi dei lavandini creando vortici che girano al contrario. L’Australia insomma.
Ecco in quel posto lì a un certo punto della storia del mondo l’uomo decise di importare il bovino europeo. Se non sapete a cosa mi stia riferendo, alzate il mento un momento dal vostro pc e ruotate la testa di 90 gradi, il collega che si scaccola lì vicino a voi ne è un ottimo esempio. Il bovino europeo è noto per le sue carni saporite ma anche perché produce letteralmente montagne di merda, a chi non è capitato di finire con un piede nella cacca, modello pozza, di una mucca e perdervici la scarpa? A me, ve lo dico, è successo due volte.
La cosa simpatica ora sta nel fatto che lo Scarrararo australiano non aveva mai nemmeno lontanamente visto la cacca di bovino europeo sicché la snobbava rifiutandosi di produrre le sue solite pallette di escrementi e di rotolarle via da qualche altra parte. Gli allevatori locali si ritrovarono quindi con tonnellate di merda, che persistevano lì dove i simpatici bovini europei avevan deciso di mollarle, e furono invasi da nuvoloni di mosche banchettanti.
Joe Toilette a quei tempi era un appassionato di fauna, in particolare di insetti vari e farfalle. In realtà a lui fregava un cazzo delle farfalle ma aveva capito che con quelle si scopava un bel po’ visto che le donne sembravano apprezzare le sue collezioni.
Per due motivi sarebbe stato sacrosanto assegnare il premio Nobel a Joe Toilette, primo per questa cosa delle collezioni di farfalle e poi perché si rese conto che l’esemplare di Scarrararo che aveva preso in Europa risultava diverso da quello australiano, probabilmente per il buco nell’ozono, vallo a sapere. Si fece allora mandare una decina di Scarrarari dal vecchio continente, cinque esemplari maschi e cinque femmine, e si mise a studiare il diverso comportamento tra quelli che indossavano gli zoccoli - i 10 provenivano infatti dai Paesi Bassi - e quelli che portavano il cappello di Mr. Crocodile Dundee. Questi ultimi come detto schifavano la cacca di bovino, mentre gli olandesi ci sguazzavano dentro facendola sparire in un battibaleno.
Suggerì quindi al governatore di quei tempi di importare una quintalata di Scarrarari europei in terra australiana, risolvendo brillantemente il problema della puzza e delle mosche che affliggeva gli australiani, i quali oltretutto erano oramai costretti ad andare in giro scalzi per paura di perdere le scarpe. Gli allevatori lo portarono in trionfo e gli dedicarono il nome della latrina pubblica, che da quel giorno chiamaron tutti Toilette.
Siccome io cerco sempre degli insegnamenti in quel che leggo, per migliorare il mio e l’altrui presente, è da quando ho letto queste pagine che mi sto portando in ufficio un paio di Scarrarari al giorno, lasciandoli poi liberi di pascolare.
Ho la speranza che facciano sparire i troppi stronzi che aleggiano da quelle parti.
Chissà. Io sono un sognatore.
La veste grafica è di ottima fattura, la copertina infatti si presenta di un colore diarrea semi-solida sì che è un piacere soppesarlo tra le mani e scorrerne le pagine.
I contenuti poi risultano decisamente più interessanti di quel che uno potrebbe immaginare di primo acchito, ci sono perle di saggezza applicabili tranquillamente alla nostra personale storia di tutti i giorni.
Frullando le pagine, così a cazzo come piace tanto fare a me con i libri - il che spiega come mai mi vanto di leggerne un trecento l’anno - in effetti li sfoglio rapidamente e butto l’occhio dove capita tracannando solo le parole che il caso e la fortuna decidono di donarmi, ecco in questo modo qua mi è capitato di imparare qualcosa di nuovo.
E’ la storia dell’importazione dello scarafaggio stercoraro, d’ora in poi rinominato lo Scarrararo, in quel continente dove la gente cammina a testa in giù e l’acqua sparisce negli scarichi dei lavandini creando vortici che girano al contrario. L’Australia insomma.
Ecco in quel posto lì a un certo punto della storia del mondo l’uomo decise di importare il bovino europeo. Se non sapete a cosa mi stia riferendo, alzate il mento un momento dal vostro pc e ruotate la testa di 90 gradi, il collega che si scaccola lì vicino a voi ne è un ottimo esempio. Il bovino europeo è noto per le sue carni saporite ma anche perché produce letteralmente montagne di merda, a chi non è capitato di finire con un piede nella cacca, modello pozza, di una mucca e perdervici la scarpa? A me, ve lo dico, è successo due volte.
La cosa simpatica ora sta nel fatto che lo Scarrararo australiano non aveva mai nemmeno lontanamente visto la cacca di bovino europeo sicché la snobbava rifiutandosi di produrre le sue solite pallette di escrementi e di rotolarle via da qualche altra parte. Gli allevatori locali si ritrovarono quindi con tonnellate di merda, che persistevano lì dove i simpatici bovini europei avevan deciso di mollarle, e furono invasi da nuvoloni di mosche banchettanti.
Joe Toilette a quei tempi era un appassionato di fauna, in particolare di insetti vari e farfalle. In realtà a lui fregava un cazzo delle farfalle ma aveva capito che con quelle si scopava un bel po’ visto che le donne sembravano apprezzare le sue collezioni.
Per due motivi sarebbe stato sacrosanto assegnare il premio Nobel a Joe Toilette, primo per questa cosa delle collezioni di farfalle e poi perché si rese conto che l’esemplare di Scarrararo che aveva preso in Europa risultava diverso da quello australiano, probabilmente per il buco nell’ozono, vallo a sapere. Si fece allora mandare una decina di Scarrarari dal vecchio continente, cinque esemplari maschi e cinque femmine, e si mise a studiare il diverso comportamento tra quelli che indossavano gli zoccoli - i 10 provenivano infatti dai Paesi Bassi - e quelli che portavano il cappello di Mr. Crocodile Dundee. Questi ultimi come detto schifavano la cacca di bovino, mentre gli olandesi ci sguazzavano dentro facendola sparire in un battibaleno.
Suggerì quindi al governatore di quei tempi di importare una quintalata di Scarrarari europei in terra australiana, risolvendo brillantemente il problema della puzza e delle mosche che affliggeva gli australiani, i quali oltretutto erano oramai costretti ad andare in giro scalzi per paura di perdere le scarpe. Gli allevatori lo portarono in trionfo e gli dedicarono il nome della latrina pubblica, che da quel giorno chiamaron tutti Toilette.
Siccome io cerco sempre degli insegnamenti in quel che leggo, per migliorare il mio e l’altrui presente, è da quando ho letto queste pagine che mi sto portando in ufficio un paio di Scarrarari al giorno, lasciandoli poi liberi di pascolare.
Ho la speranza che facciano sparire i troppi stronzi che aleggiano da quelle parti.
Chissà. Io sono un sognatore.
giovedì 26 novembre 2009
Vojo fa' Outing 13 - Lingue Felpate
Ieri sera mi rodeva veramente il culo, ma di brutto. Ho dormito tutto insalamato mordendomi la lingua nel sonno, rischiando probabilmente di frantumarmi i denti.
Stamattina ho saltato la colazione, che altrimenti avrei vomitato per il nervoso e sono salito in macchina.
Avessi incontrato chi dico io almeno lo avrei messo sotto con soddisfazione, e invece niente. E nel frattempo continuavo a mordermi le labbra.
Poi mi sono ritrovato a pensare a Damla. E ho cominciato a sorridere e a pensare che sono fortunato.
Ho continuato a guidare sorridendo.
Ho passato i tornelli sorridendo.
Sono entrato in ufficio sorridendo. E che cazzo avrai da ridere direte voi.
Non lo so. E' che il solo pensare a lei mi illumina la giornata.
E poi c'è la consapevolezza che quei quattro leccaculo un giorno si ritroveranno con un bel tocco di merda sulla lingua. E nient'altro. Spero quel giorno di essere lì a guardarli mentre la inghiottono.
Farabutti.
Stamattina ho saltato la colazione, che altrimenti avrei vomitato per il nervoso e sono salito in macchina.
Avessi incontrato chi dico io almeno lo avrei messo sotto con soddisfazione, e invece niente. E nel frattempo continuavo a mordermi le labbra.
Poi mi sono ritrovato a pensare a Damla. E ho cominciato a sorridere e a pensare che sono fortunato.
Ho continuato a guidare sorridendo.
Ho passato i tornelli sorridendo.
Sono entrato in ufficio sorridendo. E che cazzo avrai da ridere direte voi.
Non lo so. E' che il solo pensare a lei mi illumina la giornata.
E poi c'è la consapevolezza che quei quattro leccaculo un giorno si ritroveranno con un bel tocco di merda sulla lingua. E nient'altro. Spero quel giorno di essere lì a guardarli mentre la inghiottono.
Farabutti.
domenica 15 novembre 2009
On the Road 24 - E li chiami tovaglioli?
La questione cessi non è l'unica di interesse qui nel sud est asiatico.
Qualche giorno fa mi sono seduto felice al Sushi bar del Subang Parade (ricordate sì la storia dei trasfertisti e dei CC?). E' un posto decisamente carino in cui il carrellino portavivandegiapponesi costeggia un po' tutti i tavoli del ristorante al contrario di quelli che di solito vedo dalle nostre parti. L'unico neo è che non arriva mai niente di decente percui alla fine si ordina alla carta, o meglio al monitor visto che si fa tutto con mouse e schermo.
I piatti che servono sono decisamente buoni e si presentano anche bene come potete vedere.
Il problema invece catastrofico sono le dimensioni dei tovagliolini che usano in Malesia e temo in gran parte dei paesi limitrofi: una pezzetta grande quanto un francobollo e della consistenza della carta velina di bambinesca memoria. Ho scattato una foto con a riferimento il mio possente gioiello tecnologico Nokia.
Alla fine del pasto ne ho contati 253 sparsi sul tavolo.
Quindi miei cari sudestasiatici, ve lo dico bonariamente, che se tutto ciò lo fate per salvaguardare l'ambiente, beh insomma secondo me non avete veramente capito un cazzo.
Qualche giorno fa mi sono seduto felice al Sushi bar del Subang Parade (ricordate sì la storia dei trasfertisti e dei CC?). E' un posto decisamente carino in cui il carrellino portavivandegiapponesi costeggia un po' tutti i tavoli del ristorante al contrario di quelli che di solito vedo dalle nostre parti. L'unico neo è che non arriva mai niente di decente percui alla fine si ordina alla carta, o meglio al monitor visto che si fa tutto con mouse e schermo.
I piatti che servono sono decisamente buoni e si presentano anche bene come potete vedere.
Il problema invece catastrofico sono le dimensioni dei tovagliolini che usano in Malesia e temo in gran parte dei paesi limitrofi: una pezzetta grande quanto un francobollo e della consistenza della carta velina di bambinesca memoria. Ho scattato una foto con a riferimento il mio possente gioiello tecnologico Nokia.
Alla fine del pasto ne ho contati 253 sparsi sul tavolo.
Quindi miei cari sudestasiatici, ve lo dico bonariamente, che se tutto ciò lo fate per salvaguardare l'ambiente, beh insomma secondo me non avete veramente capito un cazzo.
sabato 14 novembre 2009
Tracce Sparse 1 - Le molliche
Ho deciso di tenere traccia di commenti del sottoscritto che piacciono al sottoscritto stesso di me medesimo.
E quindi nasce tracce sparse. Sono egocentrico e narcisista e questo fa molto bene al mio Io.
Oltretutto così mi vien facile anche mettere qualche link a robe di altri che mi è piaciuto leggere.
Leggevo la chiaratiz, in particolare questo post qua. E allora alla chiaratiz bisogna pur rispondere.
E quindi nasce tracce sparse. Sono egocentrico e narcisista e questo fa molto bene al mio Io.
Oltretutto così mi vien facile anche mettere qualche link a robe di altri che mi è piaciuto leggere.
Leggevo la chiaratiz, in particolare questo post qua. E allora alla chiaratiz bisogna pur rispondere.
io i pensieri li scrivo sui fogliettini di carta. quelli che poi puntualmente mi perdo.
e penso che mi piace l’idea che qualcuno poi magari un giorno li ritrova.
liberi.
e penso che mi piace l’idea che qualcuno poi magari un giorno li ritrova.
liberi.
venerdì 13 novembre 2009
Trash 17 - Lo Spruzzino Multiuso
Da quando mi aggiro per la Malesia sono angustiato da un fenomeno davvero brutto e imbarazzante.
I bagni non hanno mai lo spazzolone da cesso. Avete capito no? Quello che in mancanza d'altro va bene anche per lavarsi i denti. Quello lì insomma.
Se il WC ha l'acqua a livello "sfiora-chiappa" allora il problema non si pone, ma in caso contrario e con una consistenza della creazione molto sul "budino morbido", si può creare l'effetto free-climbing, detto anche sgommate marroni, a volte fritte, sulle pareti della tazza dove passano stronzi che sembran treni.
Insomma mi sono ritrovato, a volte, a tirare lo sciaquone ripetutamente per sei o sette volte, nei casi peggiori a grattare via con le unghie quello spettacolo indecente.
Fino a che una lampadina non mi si è accesa fulminata nella mente. Lo spruzzino da culo. Quello col getto infame e incontrollabile. Ecco quel coso là è perfetto per ripulire la tazza dopo averci dato dentro.
Molto meglio delle mani.
I bagni non hanno mai lo spazzolone da cesso. Avete capito no? Quello che in mancanza d'altro va bene anche per lavarsi i denti. Quello lì insomma.
Se il WC ha l'acqua a livello "sfiora-chiappa" allora il problema non si pone, ma in caso contrario e con una consistenza della creazione molto sul "budino morbido", si può creare l'effetto free-climbing, detto anche sgommate marroni, a volte fritte, sulle pareti della tazza dove passano stronzi che sembran treni.
Insomma mi sono ritrovato, a volte, a tirare lo sciaquone ripetutamente per sei o sette volte, nei casi peggiori a grattare via con le unghie quello spettacolo indecente.
Fino a che una lampadina non mi si è accesa fulminata nella mente. Lo spruzzino da culo. Quello col getto infame e incontrollabile. Ecco quel coso là è perfetto per ripulire la tazza dopo averci dato dentro.
Molto meglio delle mani.
mercoledì 11 novembre 2009
Voglio fa' Outing 12 - Io voglio bene a Jin
Jin, il fortunato personaggio della serie Sangue e Merda. Jin, proprio lui, io lo adoro. Ma veramente un sacco. Lui chiede consiglio al mondo per qualsiasi cosa. Tempo fa doveva comprare il cellulare LG ULMVattelapesca e allora ti ritrovavi messaggi con richieste di pareri ovunque, su facebook, sullo stato della chat di gmail, sulle bottiglie di spumante al tavolo delle sue serate glamour.
Poi è stata la volta del "che pneumatici compro per la macchina?". E poi c'è stata la volta della marca di vaselina, quella della zona dove comprare casa e quell'altra ancora del colore delle mele. Il tempo delle mele.
E allora io proprio a Jin glielo voglio dire.
MI HAI POLVERIZZATO LE PALLE, DAMIANO!!!!!!!!!!!!!
Però ti voglio bene uguale.
Tutti i conoscenti sono i benvenuti nell'insulto al personaggio in questione.
Poi è stata la volta del "che pneumatici compro per la macchina?". E poi c'è stata la volta della marca di vaselina, quella della zona dove comprare casa e quell'altra ancora del colore delle mele. Il tempo delle mele.
E allora io proprio a Jin glielo voglio dire.
MI HAI POLVERIZZATO LE PALLE, DAMIANO!!!!!!!!!!!!!
Però ti voglio bene uguale.
Tutti i conoscenti sono i benvenuti nell'insulto al personaggio in questione.
sabato 7 novembre 2009
Trash 16 (ter)tris - Lo Spruzzino da Culo, come ti arredo una casa
Sempre quella personcina lì, ho scoperto che dal 2003 è sommelier e che ha un archivio dove ci tiene i souvenir dei suoi viaggi.
E allora mi son detto che in effetti anche io vorrei essere un degustatore, anche se non so esattamente di cosa, e avere un mio personalissimo archivio da sfogliare e vedere quando ne ho voglia. E d'improvviso come foglie sui rami mi è venuto in mente nuovamente lo spruzzino da culo. Un oggetto che renderà la vostra casa più calda, più accogliente.
E siccome io non ho dei colleghi ma degli amici dal cuore immenso e rosso (con un paio di eccezioni che tutti tutti forse quasi tutti conoscete...) allora Mr. Macintosh mi ha fatto dono di questo suo scatto. Sulla sinistra si nota un avanzato sistema automatizzato di sprutzano (dal vocabolario della crusca, sprutzano: sm, bla bla, meglio noto come spruzzino da culo). Pigiando un pulsante esce lo sprutzano originale da culo, con l'altro appare invece magicamente lo sprutzano modificato per piselli e passerine.
Mandarin Hotel, Kuala Lumpur. (Chissà chi mi darà una mano a metter su questa collezione di sprutzani...altro che farfalle!!)
PS dell'ultimo secondo. Sulla sinistra potete notare il famoso telefono da toilette.
E allora mi son detto che in effetti anche io vorrei essere un degustatore, anche se non so esattamente di cosa, e avere un mio personalissimo archivio da sfogliare e vedere quando ne ho voglia. E d'improvviso come foglie sui rami mi è venuto in mente nuovamente lo spruzzino da culo. Un oggetto che renderà la vostra casa più calda, più accogliente.
E siccome io non ho dei colleghi ma degli amici dal cuore immenso e rosso (con un paio di eccezioni che tutti tutti forse quasi tutti conoscete...) allora Mr. Macintosh mi ha fatto dono di questo suo scatto. Sulla sinistra si nota un avanzato sistema automatizzato di sprutzano (dal vocabolario della crusca, sprutzano: sm, bla bla, meglio noto come spruzzino da culo). Pigiando un pulsante esce lo sprutzano originale da culo, con l'altro appare invece magicamente lo sprutzano modificato per piselli e passerine.
Mandarin Hotel, Kuala Lumpur. (Chissà chi mi darà una mano a metter su questa collezione di sprutzani...altro che farfalle!!)
PS dell'ultimo secondo. Sulla sinistra potete notare il famoso telefono da toilette.
giovedì 5 novembre 2009
Coffee Machine 9 - Forza Liverpool!!!!
Va detto che sono un grandissimo appassionato di calcio fin da quando ero ragazzino.
Quindi se qualcuno mi spiega che cazzo ci fa Carlo Lucarelli sulla panchina del Liverpool, ecco io gliene sarei eternamente riconoscente.
mercoledì 4 novembre 2009
Quaranta Ladroni senza Babà 8 - L'otto e la motocicletta
Leggendo un post all'aperol mi è venuto da sorridere perchè proprio ieri col Vikingo si parlava di esami per la patente A e del famoso otto da percorrere col mezzo.
Il Vikingo non c'è mai riuscito a passare quella prova lì. Dovete sapere che ha un'idiosincrasia congenita per il numero otto, tanto che da piccolo a Torvaianica i genitori gli compravano solo materassini da mare. Perciò quando si trova a tre quarti della figura da percorrere, abbarbicato sulla rombante due ruote, lui decide puntualmente di tirare dritto e di disegnare un nove.
L'ultima volta come esaminatore gli capita una donna, per giunta giovane e piacente. Una gran figa insomma, ma acida come la morte. Il Vikingo viene chiamato per ultimo e la tipa gli comunica l'esito dell'esame.
- Ti boccio. E non voglio sentire storie - dice lei.
Il Vikingo prova con sguardo ammaliatore a conquistarla, poi capendo che non c'è trippa per gatti tenta di impietosirla con la pupilla da bassotto bastonato.
- Ti boccio, niente da fare. Niente storie e niente sguardi da verginello.
Al che lui si alza e con gesto navigato si cala pantaloni e mutande in un colpo solo.
- Vabbene stronza, ma almeno succhiamelo.
Fortuna che oltre a essere acida fosse anche una gran maiala.
Una maiala professionale però, molto professionale. La patente non gliel'ha data lo stesso.
PS notizia dell'ultima ora: ho convinto il Vikingo che in effetti la prova in moto ricorda il simbolo dell'infinito e non il numero otto. E' in lacrime che sta prenotando un altro esame, ci sta che stavolta ce la faccia.
Il Vikingo non c'è mai riuscito a passare quella prova lì. Dovete sapere che ha un'idiosincrasia congenita per il numero otto, tanto che da piccolo a Torvaianica i genitori gli compravano solo materassini da mare. Perciò quando si trova a tre quarti della figura da percorrere, abbarbicato sulla rombante due ruote, lui decide puntualmente di tirare dritto e di disegnare un nove.
L'ultima volta come esaminatore gli capita una donna, per giunta giovane e piacente. Una gran figa insomma, ma acida come la morte. Il Vikingo viene chiamato per ultimo e la tipa gli comunica l'esito dell'esame.
- Ti boccio. E non voglio sentire storie - dice lei.
Il Vikingo prova con sguardo ammaliatore a conquistarla, poi capendo che non c'è trippa per gatti tenta di impietosirla con la pupilla da bassotto bastonato.
- Ti boccio, niente da fare. Niente storie e niente sguardi da verginello.
Al che lui si alza e con gesto navigato si cala pantaloni e mutande in un colpo solo.
- Vabbene stronza, ma almeno succhiamelo.
Fortuna che oltre a essere acida fosse anche una gran maiala.
Una maiala professionale però, molto professionale. La patente non gliel'ha data lo stesso.
PS notizia dell'ultima ora: ho convinto il Vikingo che in effetti la prova in moto ricorda il simbolo dell'infinito e non il numero otto. E' in lacrime che sta prenotando un altro esame, ci sta che stavolta ce la faccia.
lunedì 2 novembre 2009
Trash 16 bis - Il telefono sopra lo spruzzino
Al bagno, sul muro, proprio sopra lo spruzzino per il culo citato ieri, ci sta anche un telefono.
Ora non vi sto a dire se al momento ci sono pezzi di stronzo attaccati ai tasti perchè tanto non vi interessa e non mi credereste, sappiate però che inzialmente avevo commesso un errore di valutazione.
L'avevo giudicato inutile e superfluo. Col cazzo.
Quand'è che il collega decide puntualmente di chiamarvi? Esatto. Quando siete comodamente poggiati sulla tazza del cesso.
Di 10 telefonate che ricevo in stanza, nove le becco dal cesso. Le cose sono due, o io passo tutta la vita a cagare (tipo quel tizio che viveva in aeroporto) oppure i colleghi sono tremendamente inopportuni.
Ogni tanto, mentre parlano, mi lascio andare a flatulenze colorite, così tanto per creare interferenze.
Quindi collega, tu che leggi, proprio così. Non è il generatore di corrente quello che senti quando mi chiami al telefono. E' che sto semplicemente cagando.
Tratto da Wikipendia alla voce flatulenza: L'uomo rilascia mediamente dai 0,5 a 1,5 litri di gas al giorno suddivisi in 11-25 flatulenze circa (se ne fate zero non vi preoccupate che io rimetto a posto la media...). Una flatulenza è composta principalmente da gas inodori...(inodori già...)
Ora non vi sto a dire se al momento ci sono pezzi di stronzo attaccati ai tasti perchè tanto non vi interessa e non mi credereste, sappiate però che inzialmente avevo commesso un errore di valutazione.
L'avevo giudicato inutile e superfluo. Col cazzo.
Quand'è che il collega decide puntualmente di chiamarvi? Esatto. Quando siete comodamente poggiati sulla tazza del cesso.
Di 10 telefonate che ricevo in stanza, nove le becco dal cesso. Le cose sono due, o io passo tutta la vita a cagare (tipo quel tizio che viveva in aeroporto) oppure i colleghi sono tremendamente inopportuni.
Ogni tanto, mentre parlano, mi lascio andare a flatulenze colorite, così tanto per creare interferenze.
Quindi collega, tu che leggi, proprio così. Non è il generatore di corrente quello che senti quando mi chiami al telefono. E' che sto semplicemente cagando.
Tratto da Wikipendia alla voce flatulenza: L'uomo rilascia mediamente dai 0,5 a 1,5 litri di gas al giorno suddivisi in 11-25 flatulenze circa (se ne fate zero non vi preoccupate che io rimetto a posto la media...). Una flatulenza è composta principalmente da gas inodori...(inodori già...)
domenica 1 novembre 2009
Trash 16 - Lo spruzzino per il culo
Qualche tempo fa, parlando di monoliti neri, andavo introducendo il discorso del bagno alla turca e mi chiedevo a cosa servisse il secchiello. Non avevo però preso in considerazione il discorso spruzzetto pulisci culo che si trova di norma in quei paesi, tutti eccetto il nostro, che non adottano il bidè a supporto della tazza del cesso.
In effetti la questione vede le radici anche nel post della Linda sull'argomento 69 e relativa pulitura del sedere.
E allora oggi è andata così.
Mi dirigo al bagno per mollare il bambinone e mentre mi sto calando le braghe mi chiama il mio collega, il Vikingo, dandomi 15 minuti di tempo per l'appuntamento nella hall. Decido allora di affrontare la tazza armato di scarpe, calzini e con mutande e calzoni calati per bene. Spingo per una cosa veloce e tutto procede per il meglio. Pochi minuti e mi tiro su, mi volto odoro e saluto la creazione con amorevole ammirazione.
Di norma la ripulitura mi vede armato prima di carta igienica e poi di doccia per un risciacquo a fondo. Ho però poco tempo e sono vestito. Valuto la possibilità di pulirmi solo con la carta igienica e poi di uscire, ma ripenso alle parole della Linda e, non si sa mai, ne concludo che mi serve dell'acqua per completare l'opera.
Lo guardo. Lo rimiro. Lo studio. Lo spruzzino per il culo, quello che sta accanto alla tazza. Proprio lui. Mi fa l'occhiolino e mi attira a sè promettendomi una pulitura a fondo e senza fatica.
Assomiglia a un piccolo doccino. Pigi il pulsante e esce un getto miracoloso. Decido di provare. Al primo approccio rimango incastrato con le braccia sotto al culo. Capisco che l'unico modo è sporgersi in avanti, buttare palle e pisello al di là del bordo della tavoletta e con la mano destra attivare l'oggetto infernale.
Pigio il pulsante ed è l'Apocalisse. Schizzi di merda invadono nell'ordine la tavoletta, il retro della tazza, la parete di lato e lo specchio di fronte (mi sfugge come ma oramai è una questione di fede).
Mi intestardisco e cambio tecnica. Ora sono pieno di cacca dalla punta dei calzini fino alla schiena altezza reni. Comincio a essere in ritardo. Riattivo l'attrezzo per la terza volta col getto al massimo e il bagno cambia colore. Per 10 secondi rimango a bocca aperta osservando il misfatto, poi il mio proverbiale sangue freddo si reimpossessa di me.
Mi spoglio nudo entro in doccia e mi lavo completamente, poi mi vesto esco raggiungo la hall e la reception. Chiedo del direttore, che prontamente arriva. Gli dico che è bello che l'albergo si stia rinnovando (è pieno di cartelli "signs of change"). Mi ringrazia. Si figuri, dico, tanto più che ho deciso di partecipare anche io mettendoci tutto me stesso. Non capisce. Ho ridipinto tutto il bagno di un marrone bello brillante, gli dico spiegandomi meglio. Lui ancora non capisce.
Gli do un paio di pacche sulle spalle condite da un ultimo consiglio.
Togliete gli spruzzini per il culo.
Poi raggiungo il Vikingo e in macchina faccaimo rotta verso il ristorante "Ciccio" per una bella pizza malese.
Mi viene in mente Trainspotting. Vi voglio bene.
In effetti la questione vede le radici anche nel post della Linda sull'argomento 69 e relativa pulitura del sedere.
E allora oggi è andata così.
Mi dirigo al bagno per mollare il bambinone e mentre mi sto calando le braghe mi chiama il mio collega, il Vikingo, dandomi 15 minuti di tempo per l'appuntamento nella hall. Decido allora di affrontare la tazza armato di scarpe, calzini e con mutande e calzoni calati per bene. Spingo per una cosa veloce e tutto procede per il meglio. Pochi minuti e mi tiro su, mi volto odoro e saluto la creazione con amorevole ammirazione.
Di norma la ripulitura mi vede armato prima di carta igienica e poi di doccia per un risciacquo a fondo. Ho però poco tempo e sono vestito. Valuto la possibilità di pulirmi solo con la carta igienica e poi di uscire, ma ripenso alle parole della Linda e, non si sa mai, ne concludo che mi serve dell'acqua per completare l'opera.
Lo guardo. Lo rimiro. Lo studio. Lo spruzzino per il culo, quello che sta accanto alla tazza. Proprio lui. Mi fa l'occhiolino e mi attira a sè promettendomi una pulitura a fondo e senza fatica.
Assomiglia a un piccolo doccino. Pigi il pulsante e esce un getto miracoloso. Decido di provare. Al primo approccio rimango incastrato con le braccia sotto al culo. Capisco che l'unico modo è sporgersi in avanti, buttare palle e pisello al di là del bordo della tavoletta e con la mano destra attivare l'oggetto infernale.
Pigio il pulsante ed è l'Apocalisse. Schizzi di merda invadono nell'ordine la tavoletta, il retro della tazza, la parete di lato e lo specchio di fronte (mi sfugge come ma oramai è una questione di fede).
Mi intestardisco e cambio tecnica. Ora sono pieno di cacca dalla punta dei calzini fino alla schiena altezza reni. Comincio a essere in ritardo. Riattivo l'attrezzo per la terza volta col getto al massimo e il bagno cambia colore. Per 10 secondi rimango a bocca aperta osservando il misfatto, poi il mio proverbiale sangue freddo si reimpossessa di me.
Mi spoglio nudo entro in doccia e mi lavo completamente, poi mi vesto esco raggiungo la hall e la reception. Chiedo del direttore, che prontamente arriva. Gli dico che è bello che l'albergo si stia rinnovando (è pieno di cartelli "signs of change"). Mi ringrazia. Si figuri, dico, tanto più che ho deciso di partecipare anche io mettendoci tutto me stesso. Non capisce. Ho ridipinto tutto il bagno di un marrone bello brillante, gli dico spiegandomi meglio. Lui ancora non capisce.
Gli do un paio di pacche sulle spalle condite da un ultimo consiglio.
Togliete gli spruzzini per il culo.
Poi raggiungo il Vikingo e in macchina faccaimo rotta verso il ristorante "Ciccio" per una bella pizza malese.
Mi viene in mente Trainspotting. Vi voglio bene.
sabato 31 ottobre 2009
Quaranta Ladroni senza Babà 7 - Eh no i capelli di Agassi no!
Da suggerimento di un mio amico riporto la clamorosa rivelazione di Agassi: INDOSSAVO IL PARRUCCHINO!
Ma no cazzo. Era il mio mito sui campi da tennis col suo capello svolazzante, e invece lui, mentre io tifavo, rischiava di perdere tutto il fintume durante la finale del Roland Garros.
Nun ce posso crede, leggitela pure tu su rieducascionalciannel.
Ma no cazzo. Era il mio mito sui campi da tennis col suo capello svolazzante, e invece lui, mentre io tifavo, rischiava di perdere tutto il fintume durante la finale del Roland Garros.
Nun ce posso crede, leggitela pure tu su rieducascionalciannel.
Interludio 12 - Working in KL
La vita nei fine settimana malesi può risultare noiosa. Meno male che la postazione di lavoro è di tutto rispetto...come minimo dovrei scrivere qualcosa alla D.F. Wallace.
mercoledì 28 ottobre 2009
El Dindondero 11 - Tigrotti e Tigrotte Malesi
Le storie che leggerete di seguito sono vere. Raccontarle si prefigge lo scopo di dimostrare che a) lavorare fa male b) l'illusione di una scopata facile fa ancora più male.
Il Pusher come forse sapete, è un tipo che gira sempre armato del suo borsello. Incidentalmente, dentro, insieme a droghe di vario tipo ci tiene anche tutti i documenti di identità, le carte di credito e il contante. Uno previdente insomma.
Stamattina, lui e un suo collega, decidono di lavorare direttamente nella hall dello Shangri-la, che tanto ci sono i divanetti e le poltrone comode. Ma il tigrotto malese, uomo che all'abbisogna non si tira certo indietro dall'allungare la mano, adocchia il borsello lasciato incautamente fuori dal campo visivo del povero Pusher e se lo fotte allegramente.
Blocco delle carte e tutta la trafila. Verso le tre il tigrotto malese e di conseguenza il borsello scippato, vengono ritrovati dalla solerte sicurezza dell'albergo. Tutto è bene quel che finisce bene insomma, con l'eccezione di un devastante attacco di bruciore di stomaco per il Pusher.
Lavorare fa decisamente male, oh my folks.
A fine giornata Pusher alza il cellulare e mentre sta per telefonare viene raggiunto da una chiamata del Dindondero. Gli racconta la storia e il Dindondero gli risponde per le rime con la sua, accaduta all'Hilton di Kuching, sempre Malesia, qualche tempo fa. Il Dindondero si rilassa in un locale di dubbia moralità che sorge esattamente di fronte all'albergo. Tira qualche palla di biliardo che tanto è solo e non ha un cazzo da fare. La tipa, strafiga come poche, si avvicina e gli chiede di fare una partita. Che lei ama le stecche e le palle da mandare in buca, si sa. Giocano e lui la massacra, che El Dindondero a biliardo è veramente un santone. Lui la guarda, le passa accanto e le sussurra - ti ho fatto male, bella.
Lei si gira gli lecca l'orecchio e gli fa - portami in camera che ho voglia di farmi scopare da te, fammi male sul serio.
E a lui non gli pare vero, che questa ci stia senza manco dover usare uno dei suoi preziosi dindo-pizzini. E vanno in stanza, dove lei gli dice fatti una doccia che ti preparo un bel caffè forte.
E' venerdì. Lui lo beve. Lui si risveglia la domenica sera, senza ricordare quasi niente.
Nella camera da letto ci sono rimasti due boxer luridi, lo spazzolino da denti, quello del cesso e una cassaforte forzata aperta e tremendamente vuota. Dopo lunga trafila e con fatica riesce a rientrare a Roma, con i due boxer che promette di non lavare mai più per non dimenticare.
L'Hilton anche gli scrive poi per non farsi dimenticare, infatti gli comunicano la volontà di addebitargli il costo di riparazione della cassaforte. Simpatici.
Il profumo di una scopata facile nasconde delle insidie. Può rivelarsi velenoso. E può far male quindi.
Molto.
PS di questa mattina: El Dindondero si è dichiarato felice per non essersi risvegliato in una vasca immerso nel ghiaccio e con ancora tutti e due i reni all'interno del corpo. Il segno che ha sull'avambraccio fa pensare che gli abbiano fatto le analisi al volo. L'uso smodato quotidiano di ogni sorta di superalcolico pare che qualche volta salvi la vita.
Il Pusher come forse sapete, è un tipo che gira sempre armato del suo borsello. Incidentalmente, dentro, insieme a droghe di vario tipo ci tiene anche tutti i documenti di identità, le carte di credito e il contante. Uno previdente insomma.
Stamattina, lui e un suo collega, decidono di lavorare direttamente nella hall dello Shangri-la, che tanto ci sono i divanetti e le poltrone comode. Ma il tigrotto malese, uomo che all'abbisogna non si tira certo indietro dall'allungare la mano, adocchia il borsello lasciato incautamente fuori dal campo visivo del povero Pusher e se lo fotte allegramente.
Blocco delle carte e tutta la trafila. Verso le tre il tigrotto malese e di conseguenza il borsello scippato, vengono ritrovati dalla solerte sicurezza dell'albergo. Tutto è bene quel che finisce bene insomma, con l'eccezione di un devastante attacco di bruciore di stomaco per il Pusher.
Lavorare fa decisamente male, oh my folks.
A fine giornata Pusher alza il cellulare e mentre sta per telefonare viene raggiunto da una chiamata del Dindondero. Gli racconta la storia e il Dindondero gli risponde per le rime con la sua, accaduta all'Hilton di Kuching, sempre Malesia, qualche tempo fa. Il Dindondero si rilassa in un locale di dubbia moralità che sorge esattamente di fronte all'albergo. Tira qualche palla di biliardo che tanto è solo e non ha un cazzo da fare. La tipa, strafiga come poche, si avvicina e gli chiede di fare una partita. Che lei ama le stecche e le palle da mandare in buca, si sa. Giocano e lui la massacra, che El Dindondero a biliardo è veramente un santone. Lui la guarda, le passa accanto e le sussurra - ti ho fatto male, bella.
Lei si gira gli lecca l'orecchio e gli fa - portami in camera che ho voglia di farmi scopare da te, fammi male sul serio.
E a lui non gli pare vero, che questa ci stia senza manco dover usare uno dei suoi preziosi dindo-pizzini. E vanno in stanza, dove lei gli dice fatti una doccia che ti preparo un bel caffè forte.
E' venerdì. Lui lo beve. Lui si risveglia la domenica sera, senza ricordare quasi niente.
Nella camera da letto ci sono rimasti due boxer luridi, lo spazzolino da denti, quello del cesso e una cassaforte forzata aperta e tremendamente vuota. Dopo lunga trafila e con fatica riesce a rientrare a Roma, con i due boxer che promette di non lavare mai più per non dimenticare.
L'Hilton anche gli scrive poi per non farsi dimenticare, infatti gli comunicano la volontà di addebitargli il costo di riparazione della cassaforte. Simpatici.
Il profumo di una scopata facile nasconde delle insidie. Può rivelarsi velenoso. E può far male quindi.
Molto.
PS di questa mattina: El Dindondero si è dichiarato felice per non essersi risvegliato in una vasca immerso nel ghiaccio e con ancora tutti e due i reni all'interno del corpo. Il segno che ha sull'avambraccio fa pensare che gli abbiano fatto le analisi al volo. L'uso smodato quotidiano di ogni sorta di superalcolico pare che qualche volta salvi la vita.
lunedì 26 ottobre 2009
On the Road 23 - Pubs in Kuala Lumpur
Siccome sono vecchio non mi ricordo se ho già raccontato del pub dell'Holiday Inn e del gruppo deprimente che ivi si esibisce, ma credo di sì.
Dei geni della musica in confronto a quelli che ho visto stasera nell'analogo locale dello Shangri-la di Kuala Lumpur.
Una formazione di cinque, con sulle ali il chitarrista senza manico e senza voce e il tastierista monco. Al centro le tre asian-spice bellocce ma completamente a digiuno di voce e di ritmo. Sono rimasto in ipnosi a chiedermi PECCCCCHE' per buoni 25 minuti.
Alla mia sinistra un giapponese vestito come John Travolta con la febbre suina del sabato sera. A destra una signora ammiccante di 169 anni. Il bagno in versione Silent Hill. Mancavano Bud Spencer e Don Matteo con la pentola di fagioli e rutti annessi, magari eran nascosti e non li ho visti.
Due pub molto belli. Due gestioni di merda almeno nello scegliere i musicanti.
Il primo locale aveva però una cosa positiva in più rispetto a quello odierno.
Non c'era nessuno.
PS: dovevo parlare di cacca ma stasera ho avuto pietà di voi. E di me stesso probabilmente.
Dei geni della musica in confronto a quelli che ho visto stasera nell'analogo locale dello Shangri-la di Kuala Lumpur.
Una formazione di cinque, con sulle ali il chitarrista senza manico e senza voce e il tastierista monco. Al centro le tre asian-spice bellocce ma completamente a digiuno di voce e di ritmo. Sono rimasto in ipnosi a chiedermi PECCCCCHE' per buoni 25 minuti.
Alla mia sinistra un giapponese vestito come John Travolta con la febbre suina del sabato sera. A destra una signora ammiccante di 169 anni. Il bagno in versione Silent Hill. Mancavano Bud Spencer e Don Matteo con la pentola di fagioli e rutti annessi, magari eran nascosti e non li ho visti.
Due pub molto belli. Due gestioni di merda almeno nello scegliere i musicanti.
Il primo locale aveva però una cosa positiva in più rispetto a quello odierno.
Non c'era nessuno.
PS: dovevo parlare di cacca ma stasera ho avuto pietà di voi. E di me stesso probabilmente.
martedì 20 ottobre 2009
Vojo fa Outing 11 - Ma nooooo
Epporcocazzo si riparte di nuovo.
Emmannajjalamajala speravo almeno di fare na settimana a Roma no?
Per dindirindina.
Emmannajjalamajala speravo almeno di fare na settimana a Roma no?
Per dindirindina.
lunedì 19 ottobre 2009
Trash 15 - El Risucchion
Sarà capitato anche a voi...tumpatatumpa tumpatatumpa.
Sono sicuro di non essere l'unico sfigato a cui è successo più e più volte.
Uno stronzo formato truciolato che mi bussa dall'interno dell'intestino per uscire, la corsa piena di attese vers il bagno, la liberazione con tanticchia di dolore.
Infine il plop e il sorrisone a trentadue denti.
Mi tiro su mi giro e mi volto per constatare il risultato di tanta fatica.
E non c'è. No non c'è, lo stronzo è sparito.
R i s u c c h i a t o.
Dove minchia sta? E senza tirare lo sciacquone?
Son cose a cui uno mica riesce a dare una spiegazione.
Son cose che fanno rimanere male.
Sparizioni di stronzi marroni fritti alla stazione Tiburtina.
Sono sicuro di non essere l'unico sfigato a cui è successo più e più volte.
Uno stronzo formato truciolato che mi bussa dall'interno dell'intestino per uscire, la corsa piena di attese vers il bagno, la liberazione con tanticchia di dolore.
Infine il plop e il sorrisone a trentadue denti.
Mi tiro su mi giro e mi volto per constatare il risultato di tanta fatica.
E non c'è. No non c'è, lo stronzo è sparito.
R i s u c c h i a t o.
Dove minchia sta? E senza tirare lo sciacquone?
Son cose a cui uno mica riesce a dare una spiegazione.
Son cose che fanno rimanere male.
Sparizioni di stronzi marroni fritti alla stazione Tiburtina.
domenica 18 ottobre 2009
On the Road 22 - Esalazioni
Sono sul taxi che mi porta dall’Holiday Inn di Kuala Lumpur all’aeroporto. Il KLIA, bellissima struttura nata per fare concorrenza agli hub di Bangkok e Singapore.
Osservo questa città in rapida espansione. Nuovi quartieri residenziali che nascono strappando terra alla foresta e alle piantagioni di palme.
Con un po’ di fortuna riesci a veder passare scimmie, farfalle di tutti i colori, serpenti più o meno pericolosi, qualcuno dice di aver visto anche i caimani.
Mi pare quasi di poter sentire gli odori della natura, se non fosse per il finestrino chiuso e l’aria condizionata modello vetta dell’Everest.
Gli odori sono diversi.
L’odore dell’erba umida.
L’odore delle palme.
L’odore del fumo della foresta che a volte brucia.
L’odore di fiori che vedo per la prima volta.
E poi un odore più noto. Acre.
Cazzo, l’autista ha scureggiato senza avvertire. Cazzo cazzo cazzo, non vale. Bastardo. Deve aver pure mangiato pesante. Aricazzo.
- Hey man heavy food ha?
- Ehm whalla yeah sorry, sir.
- Price discount man ok?
- Ok boss.
Almeno risparmio qualche euro.
Osservo questa città in rapida espansione. Nuovi quartieri residenziali che nascono strappando terra alla foresta e alle piantagioni di palme.
Con un po’ di fortuna riesci a veder passare scimmie, farfalle di tutti i colori, serpenti più o meno pericolosi, qualcuno dice di aver visto anche i caimani.
Mi pare quasi di poter sentire gli odori della natura, se non fosse per il finestrino chiuso e l’aria condizionata modello vetta dell’Everest.
Gli odori sono diversi.
L’odore dell’erba umida.
L’odore delle palme.
L’odore del fumo della foresta che a volte brucia.
L’odore di fiori che vedo per la prima volta.
E poi un odore più noto. Acre.
Cazzo, l’autista ha scureggiato senza avvertire. Cazzo cazzo cazzo, non vale. Bastardo. Deve aver pure mangiato pesante. Aricazzo.
- Hey man heavy food ha?
- Ehm whalla yeah sorry, sir.
- Price discount man ok?
- Ok boss.
Almeno risparmio qualche euro.
mercoledì 7 ottobre 2009
TV & Cinema 10 - PapaRazzinger
E' oramai circa una settimana che iniziamo la giornata lavorativa con un rigorosissimo caffè all'italiana condito col video di LadyGaga. Noi la canzone la cantiamo senza sosta dall'inizio alla fine, essendo una celebrazione del pontefice ed essendo tutti credenti nell'animo.
Durante il ritornello mi immagino stormi di suorine che cantano con le mani levate al cielo, con indosso solo il velo, un filo di perle e un paio di giarrettiere. Tutto lindissimamente bianco.
"Papa-paparazzinger"...
Poi mentre il giorno avanza, commentiamo il video durante la pausa sigaretta. La parte in cui lei si muove sulle stampelle cercando di essere sexy mi mette sinceramente i brividi, è un qualcosa semplicemente di inguardabile.
Oltretutto LadyGaga, ogni due o tre secondi di riprese, pare che abbia bisogno di leccare qualcosa, o almeno almeno di mostrare la lingua camaleontico-retrattile alla telecamera.
Mentre la sigaretta spira le ultime braci, all'unisono e all'unanimità conveniamo tutti che una botta gli si darebbe volentieri. A LadyGaga, non a Paparazzinger...
Durante il ritornello mi immagino stormi di suorine che cantano con le mani levate al cielo, con indosso solo il velo, un filo di perle e un paio di giarrettiere. Tutto lindissimamente bianco.
"Papa-paparazzinger"...
Poi mentre il giorno avanza, commentiamo il video durante la pausa sigaretta. La parte in cui lei si muove sulle stampelle cercando di essere sexy mi mette sinceramente i brividi, è un qualcosa semplicemente di inguardabile.
Oltretutto LadyGaga, ogni due o tre secondi di riprese, pare che abbia bisogno di leccare qualcosa, o almeno almeno di mostrare la lingua camaleontico-retrattile alla telecamera.
Mentre la sigaretta spira le ultime braci, all'unisono e all'unanimità conveniamo tutti che una botta gli si darebbe volentieri. A LadyGaga, non a Paparazzinger...
martedì 6 ottobre 2009
On the Road 21 - Velo o Crocifisso?
Ho visto molte ma molte più donne indossare il velo (e anche qualcosa di più in parecchie occasioni) qua in Malesia che non in Turchia.
Il che, secondo il nostro immaginario italiano, credo stupisca non poco.
Ma soprattutto altro che tette, lo standard pare essere la donna tavola da surf.
Infatti sono anni luce più concentrato del solito.
Il che, secondo il nostro immaginario italiano, credo stupisca non poco.
Ma soprattutto altro che tette, lo standard pare essere la donna tavola da surf.
Infatti sono anni luce più concentrato del solito.
Quaranta Ladroni senza Babà 6 - Sbiancanalmente
Si sa che arrivo sempre in ritardo.
Ma sta cosa di sbiancarsi il culo proprio me l'ero persa. Un must.
In effetti qualcuno mi aveva accennato il fenomeno, ma non riuscivo a capire a cosa potesse mai servire.
Poi ho visto un video piuttosto illuminante, oltre che comico.
La tipa ringraziando la sbiancatrice dice qualcosa che suona come un "verrò proprio bene nei film". Ecco appunto, non ci ero arrivato. A novanta gradi di fronte alla telecamera, allora tutto assume un'altra prospettiva.
Prima c'erano i santoni guaritori, ora le sbiancatrici anali.
Che poi la cosa preoccupante non è mica lo sbiancaggio, no no. Ma la ceretta che fanno prima, a) dovrebbero legarmi al lettino e mettermi una cinta in bocca e possibilmente anche chiamare l'esorcista e b) mi dispiacerebbe dover sfrattare tutti i piccoli Tarzan che popolano il mio popò.
Hai visto mai dovessero chiedermi i danni.
Ma sta cosa di sbiancarsi il culo proprio me l'ero persa. Un must.
In effetti qualcuno mi aveva accennato il fenomeno, ma non riuscivo a capire a cosa potesse mai servire.
Poi ho visto un video piuttosto illuminante, oltre che comico.
La tipa ringraziando la sbiancatrice dice qualcosa che suona come un "verrò proprio bene nei film". Ecco appunto, non ci ero arrivato. A novanta gradi di fronte alla telecamera, allora tutto assume un'altra prospettiva.
Prima c'erano i santoni guaritori, ora le sbiancatrici anali.
Che poi la cosa preoccupante non è mica lo sbiancaggio, no no. Ma la ceretta che fanno prima, a) dovrebbero legarmi al lettino e mettermi una cinta in bocca e possibilmente anche chiamare l'esorcista e b) mi dispiacerebbe dover sfrattare tutti i piccoli Tarzan che popolano il mio popò.
Hai visto mai dovessero chiedermi i danni.
domenica 4 ottobre 2009
Quaranta Ladroni senza Babà 5 - Posto di Blocco
MastroLindo è un amico che è buono dentro. Oltretutto profuma e la cosa non è da poco. Comunque sta di fatto che quella volta fosse alla guida della sua Ford Ka verde pisello, di mattina. Aveva studiato per un bel numero di anni e quel giorno lì sarebbe stato il suo primo lavorativo, aveva trovato finalmente lavoro.
Sorrideva al volante del suo mezzo, sorrideva ascoltando un cd, aveva messo su Tracy Chapman, tanto per ricordarsi che le cose nel mondo possono sempre volgere al peggio.
Decise di tagliare per San Basilio visto che la Nomentana era, tanto per cambiare, una marmellata di carne e lamiere. Ad attenderlo c’era un posto di blocco della polizia, sventolio di paletta e rapido accostarsi sulla destra dell’auto.
Poliziotto alto - Salve, stiamo facendo dei controlli antidroga, può scendere dalla sua auto?
MastroLindo – E li fate alle 9 di mattina? Se proprio proprio uno lo spinello se lo fa di sera no?
Poliziotto alto – In effetti non ha tutti i torti, anche io la coca la pippo da notte. Ma sa, ordini dall’alto. Ora se non le dispiace potrebbe aprire il portabagagli di modo che la nostra unità cinefila possa fare il suo lavoro?
MastroLindo – Chi è il patito di cinema? Il cane immagino eh?
Poliziotto alto – Scusi?
MastroLindo – Niente, lasciam perdere. Ma quello lì col suo collega non è mica un chihuhahua?!?
Poliziotto basso – Esattamente. E’ un progetto sperimentale. Se vanno bene pensiamo di utilizzarli anche come cani da tartufo. Le presento Tyr, altro che Rex.
MastroLindo – Ad esser sinceri Tyr ha uno sguardo sofferente. Comunque la macchina è tutta vostra. Controllate pure.
Poliziotto basso – Grazie. Vai Tyr, vai. Annusa.
Tyr – Sniffete sniffete…
Poliziotto basso – Ha puntato qualcosa. Cosa c’è in quella sacca? Coca? Ero? Erba?
MastroLindo – No, ci sono 3 paia di calzini che stanno lì da almeno tre mesi. Puzzano da morire.
Tyr – Bleahhhh. Bubleahhhh. Strabubleahhhh.
MastroLindo – Cazzo, Tyr mi ha vomitato nella macchina!
Poliziotto basso – Accidenti, deve esser stato l’hamburger del McDonalds. Beh, comunque lei è pulito. Può andare.
MastroLindo – Ma…
Poliziotto alto – Circolare circolare. Che per colpa sua Tyr ha anche vomitato. Vada vada.
Nella sua infinita bontà MastroLindo diede loro due alcaselz, allontanandosi poi verso l’ufficio.
Sorrideva al volante del suo mezzo, sorrideva ascoltando un cd, aveva messo su Tracy Chapman, tanto per ricordarsi che le cose nel mondo possono sempre volgere al peggio.
Decise di tagliare per San Basilio visto che la Nomentana era, tanto per cambiare, una marmellata di carne e lamiere. Ad attenderlo c’era un posto di blocco della polizia, sventolio di paletta e rapido accostarsi sulla destra dell’auto.
Poliziotto alto - Salve, stiamo facendo dei controlli antidroga, può scendere dalla sua auto?
MastroLindo – E li fate alle 9 di mattina? Se proprio proprio uno lo spinello se lo fa di sera no?
Poliziotto alto – In effetti non ha tutti i torti, anche io la coca la pippo da notte. Ma sa, ordini dall’alto. Ora se non le dispiace potrebbe aprire il portabagagli di modo che la nostra unità cinefila possa fare il suo lavoro?
MastroLindo – Chi è il patito di cinema? Il cane immagino eh?
Poliziotto alto – Scusi?
MastroLindo – Niente, lasciam perdere. Ma quello lì col suo collega non è mica un chihuhahua?!?
Poliziotto basso – Esattamente. E’ un progetto sperimentale. Se vanno bene pensiamo di utilizzarli anche come cani da tartufo. Le presento Tyr, altro che Rex.
MastroLindo – Ad esser sinceri Tyr ha uno sguardo sofferente. Comunque la macchina è tutta vostra. Controllate pure.
Poliziotto basso – Grazie. Vai Tyr, vai. Annusa.
Tyr – Sniffete sniffete…
Poliziotto basso – Ha puntato qualcosa. Cosa c’è in quella sacca? Coca? Ero? Erba?
MastroLindo – No, ci sono 3 paia di calzini che stanno lì da almeno tre mesi. Puzzano da morire.
Tyr – Bleahhhh. Bubleahhhh. Strabubleahhhh.
MastroLindo – Cazzo, Tyr mi ha vomitato nella macchina!
Poliziotto basso – Accidenti, deve esser stato l’hamburger del McDonalds. Beh, comunque lei è pulito. Può andare.
MastroLindo – Ma…
Poliziotto alto – Circolare circolare. Che per colpa sua Tyr ha anche vomitato. Vada vada.
Nella sua infinita bontà MastroLindo diede loro due alcaselz, allontanandosi poi verso l’ufficio.
venerdì 2 ottobre 2009
On The Road 20 - Sandokan e la Toilette
Non è tanto per il fatto che quando ti dicono dai andiamo a farci una birra al karaoke in realtà ti stanno invitando a un puttantour.
Nemmeno per il toporatto che zampettava allegro a non più di quattro metri dal nostro tavolo, d’altronde mi è capitato anche a Piazza Trilussa.
Neanche per la pedicure in vaschette piene di pesci mangia-pellicine.
Oppure per il tizio che suonava la chitarra e che aveva un piatto di noodles al posto dei capelli, il che forse spiega come mai il numero dei componenti del gruppo superasse di gran lunga quello degli astanti.
No per niente. La cosa che mi ha lasciato un po’ perplesso è stato il bagno. Ero lì che svuotavo il tubo e guardavo il punto dove una volta mi è capitato di vedere il cartello della toilette che si autopulisce. E c’era l’immagine di un piede che si avventura nel cesso, con sopra una grossa X rossa.
Vietato lavarsi i piedi dentro la tazza.
Mentre mi chiedevo se, normalmente, chi contravviene a tale editto se li lava tirando lo sciacquone, mi è caduto (plop…) l’occhio sul bordo bianco del risucchiastronzi. E c’erano.
Sì sì, senza ombra di dubbio.
C’erano delle orme di scarpe. Proprio lì sul bordo, cazzo.
Orme di scarpe rosse e tracce di pomodoro fritto al bagno della fermata del treno malese.
sabato 26 settembre 2009
El Dindondero 10 - Questione di Euro
Sono seduto su un divanetto in un locale. Sono seduto e ascolto Milf e El Dindondero chiacchierare di cazzate.
D'improvviso si impalano tutti e due sull'attenti, le loro teste che lentamente si muovono da destra verso sinistra. Seguono il bersaglio, la solita gnocca intuisco.
Dindondero - Milf ma hai visto che patatona?
Milf - La vedrei pure senza occhi. La conosco bene tra l'altro
Dindondero - Maddaiiii. Io c'ho parlato una volta, solo a sentire la voce mi sono ritrovato tutto bello barzotto. Ma secondo me però quella non la dà facile
Milf - Beh dipende...
Dindondero - E no non mi dire cazzo. Te la sei portata a letto? Secondo me è una che ti chiede i soldi
Milf - Ma quali soldi. C'ho provato, c'è stata. A letto non è nemmeno un granchè. Certo è un capolavoro d'arte a vederla. Comunque tutto gratis
Dindondero - Cazzo, a me l'altra volta mi ha chiesto 350 euro più le tasse...
A volte fa tenerezza.
A qualcuno serve un Nano Dindondero da salotto?
D'improvviso si impalano tutti e due sull'attenti, le loro teste che lentamente si muovono da destra verso sinistra. Seguono il bersaglio, la solita gnocca intuisco.
Dindondero - Milf ma hai visto che patatona?
Milf - La vedrei pure senza occhi. La conosco bene tra l'altro
Dindondero - Maddaiiii. Io c'ho parlato una volta, solo a sentire la voce mi sono ritrovato tutto bello barzotto. Ma secondo me però quella non la dà facile
Milf - Beh dipende...
Dindondero - E no non mi dire cazzo. Te la sei portata a letto? Secondo me è una che ti chiede i soldi
Milf - Ma quali soldi. C'ho provato, c'è stata. A letto non è nemmeno un granchè. Certo è un capolavoro d'arte a vederla. Comunque tutto gratis
Dindondero - Cazzo, a me l'altra volta mi ha chiesto 350 euro più le tasse...
A volte fa tenerezza.
A qualcuno serve un Nano Dindondero da salotto?
giovedì 24 settembre 2009
On The Road 19 - Ancora sui Semafori Neurosenzienti
Tempo fa raccontavo di una gita dei tempi delle scuole a Iesolo, dove chiedemmo un passaggio a uno che, convinto che i semafori locali fossero "intelligenti", non rallentava mai agli incroci.
- Tanto diventano verdi - diceva.
E a me sembrava però che fossero sempre drammaticamente rossi. Tuttalpiù, con un po' di culo, gialli.
Probabilmente ora il tizio corre all'autodromo del Campo-Santo, ma non è questa la cosa che mi interessava dire.
Il fatto è che a Kuala Lumpur ci sono sul serio. Sensori a terra, arrivi e putupumpumpum da rossi diventano verdi. Ho ancora il dubbio che i sensori siano in realtà una bufala e che ci sia un omino nascosto da qualche parte che preme i bottoni.
Lo scoverò, un giorno.
Semafori rossi fritti tendenti al verde alla fermata del treno.
- Tanto diventano verdi - diceva.
E a me sembrava però che fossero sempre drammaticamente rossi. Tuttalpiù, con un po' di culo, gialli.
Probabilmente ora il tizio corre all'autodromo del Campo-Santo, ma non è questa la cosa che mi interessava dire.
Il fatto è che a Kuala Lumpur ci sono sul serio. Sensori a terra, arrivi e putupumpumpum da rossi diventano verdi. Ho ancora il dubbio che i sensori siano in realtà una bufala e che ci sia un omino nascosto da qualche parte che preme i bottoni.
Lo scoverò, un giorno.
Semafori rossi fritti tendenti al verde alla fermata del treno.
mercoledì 23 settembre 2009
Vojo fa' Outing 10 - Partire
Partire mi rende nervoso.
O per meglio dire isterico. Si può tranquillamente affermare che il giorno prima di una partenza per me equivale all'anticiclone delle femminucce.
Non so come spiegarlo.
Sono nervoso? Mi girano i coglioni? Strapperei le orecchie a morsi al primo che mi rivolge la parola? Ecco, qualcosa del genere.
Mi assalgono le paranoie. Ho messo tutto in valigia? Ho abbastanza mutande? Ho abbastanza calzini? Ho abbastanza limoni per quando mi prende lo squaquaraus? (no, non li mangio i limoni...)
Ma soprattutto e comunque a me manca lei.
La canzone di seguito è di nuovo dei Sum41. Ascoltata in una puntata della prima serie di Gossip Girl, di cui volevo parlare stasera se solo non avessi dovuto preparare la valigia. E io sono lento.
O per meglio dire isterico. Si può tranquillamente affermare che il giorno prima di una partenza per me equivale all'anticiclone delle femminucce.
Non so come spiegarlo.
Sono nervoso? Mi girano i coglioni? Strapperei le orecchie a morsi al primo che mi rivolge la parola? Ecco, qualcosa del genere.
Mi assalgono le paranoie. Ho messo tutto in valigia? Ho abbastanza mutande? Ho abbastanza calzini? Ho abbastanza limoni per quando mi prende lo squaquaraus? (no, non li mangio i limoni...)
Ma soprattutto e comunque a me manca lei.
La canzone di seguito è di nuovo dei Sum41. Ascoltata in una puntata della prima serie di Gossip Girl, di cui volevo parlare stasera se solo non avessi dovuto preparare la valigia. E io sono lento.
martedì 22 settembre 2009
Interludio 11 - Puzzle
Fare puzzle è un po' come vivere.
Mettere pezzo dopo pezzo, istante dopo istante.
Cercando di riprodurre un'immagine che qualcuno, forse noi stessi, ci ha dipinto addosso.
Sperando che nel frattempo qualche tassello non sia andato perso. O magari, chissà, che non fosse già mancante dall'inizio.
Provando qualche volta a cambiare l'ordine delle cose, a incastrare parti che sono anni luce distanti tra di loro.
Rendendosi conto, alla fine, che l'immagine che stiamo osservando, lì al centro di una qualche parete, non ci piace per niente.
Proprio per niente.
Mettere pezzo dopo pezzo, istante dopo istante.
Cercando di riprodurre un'immagine che qualcuno, forse noi stessi, ci ha dipinto addosso.
Sperando che nel frattempo qualche tassello non sia andato perso. O magari, chissà, che non fosse già mancante dall'inizio.
Provando qualche volta a cambiare l'ordine delle cose, a incastrare parti che sono anni luce distanti tra di loro.
Rendendosi conto, alla fine, che l'immagine che stiamo osservando, lì al centro di una qualche parete, non ci piace per niente.
Proprio per niente.
martedì 15 settembre 2009
Quaranta Ladroni senza Babà 4 - E anche senza Muffin
La foto là in alto l'ha fatta mia moglie, Damla.
Aveva deciso di provare il forno con un po' di dolcetti fatti in casa.
Ha preparato il tutto e via a cuocere.
I muffin sono cresciuti cresciuti cresciuti e lei se ne è innamorata e ha deciso di fargli giustamente qualche scatto.
In preda al buonumore le è poi preso uno stimolo alla vescica ed è partita alla volta del bagno per fare plin-plin.
Ora, io sono sempre convinto che nelle case si nascondano almeno tre o quattro dei settenani. Stronzolo, Puzzolo, Bombolo e a volte Cutolo. L'ultimo è pericolosissimo e, lo sanno tutti, golosissimo.
Damla ha passato circa tre minuti alla toilette per poi tornare in cucina a rimirar la sua creazione. Ha guardato e, puff, ha trovato i muffin completamente carbonizzati. C'è rimasta male, cavolo.
Ora mi rivolgo a te, Cutolo. Passi mangiarsi i muffin appena appena sfornati. Lo capisco, sul serio. Ma la cattiveria di sostituirli con quelli bruciati?
Questa è roba da faide.
Ho ucciso quattordici nani da giardino.
Aveva deciso di provare il forno con un po' di dolcetti fatti in casa.
Ha preparato il tutto e via a cuocere.
I muffin sono cresciuti cresciuti cresciuti e lei se ne è innamorata e ha deciso di fargli giustamente qualche scatto.
In preda al buonumore le è poi preso uno stimolo alla vescica ed è partita alla volta del bagno per fare plin-plin.
Ora, io sono sempre convinto che nelle case si nascondano almeno tre o quattro dei settenani. Stronzolo, Puzzolo, Bombolo e a volte Cutolo. L'ultimo è pericolosissimo e, lo sanno tutti, golosissimo.
Damla ha passato circa tre minuti alla toilette per poi tornare in cucina a rimirar la sua creazione. Ha guardato e, puff, ha trovato i muffin completamente carbonizzati. C'è rimasta male, cavolo.
Ora mi rivolgo a te, Cutolo. Passi mangiarsi i muffin appena appena sfornati. Lo capisco, sul serio. Ma la cattiveria di sostituirli con quelli bruciati?
Questa è roba da faide.
Ho ucciso quattordici nani da giardino.
lunedì 14 settembre 2009
On The Road 17 bis - Punti
Avete presente quando si viaggia con la macchina, specialmente in autostrada che dev'essere che i gestori delle pompe di benzina li addestrano appositamente, avete presente insomma che vi si spiaccicano sul parabrezza tutta una serie di moscerini?
Ecco io sono arrivato in ufficio e sul parabrezza del macinino mi sono ritrovato i resti di tre mamme, con tanto di tacco a spillo ghepardato, e quelli di una mezza dozzina di piccoli marines di varie taglie e dimensioni.
1358 punti ho fatto.
Ecco io sono arrivato in ufficio e sul parabrezza del macinino mi sono ritrovato i resti di tre mamme, con tanto di tacco a spillo ghepardato, e quelli di una mezza dozzina di piccoli marines di varie taglie e dimensioni.
1358 punti ho fatto.
domenica 13 settembre 2009
On The Road 17 - Merda Riapron le Scuole
Ero deciso a scrivere qualcosa di un certo tipo. Poi mi sono messo a fare due chiacchiere con una vecchia compagna di scuola, il che mi ha procurato quel leggerissimo brivido nostalgico dei tempi andati.
Ho ripensato ai diari, agli amici dei banchi della fila centrale della F, alle scritte nei bagni e alle "punte" a Porta Pia. Mi è persino ritornato in mente Tonino Carosone, il cui pezzo laggiù in fondo al post è un qualcosa che non voglio più rischiare di dimenticare.
Alle 23.59 ho pensato che era quasi lunedì. E che le scuole domani riaprono.
E allora il brivido nostalgico si è trasformato in orrore allo stato puro. Orrore liscio senza ghiaccio, cazzo.
I diari, i compagni di banco, i bagni, il Bersagliere a Porta Pia, tutto si è trasformato in mamme al volante di macchine con a bordo pargoletti da mollare a scuola, in mamme che parcheggiano in quintupla fila, scendono con i loro tacchi vertiginosi e, mollando il mezzo in mezzo ai coglioni, accompagnano i loro fiorellini all'interno delle mura scolastiche. Domani il traffico sarà putiferioso, Toyota IQ con portelloni che si aprono e da cui scendono quattordici marines, di mezzo metro di altezza, con tanto di grembiule.
Mamme isteriche. Bambini isterici. Toyota IQ isteriche.
Io, isterico.
Sì perchè io ho visto cose che voi umani...cose che pure voi umani avete visto e quindi anche voi sapete cosa ci attende.
Io mi preparo coniando nuovi insulti da lanciare a squarciagola con il finestrino abbassato.
Ho ripensato ai diari, agli amici dei banchi della fila centrale della F, alle scritte nei bagni e alle "punte" a Porta Pia. Mi è persino ritornato in mente Tonino Carosone, il cui pezzo laggiù in fondo al post è un qualcosa che non voglio più rischiare di dimenticare.
Alle 23.59 ho pensato che era quasi lunedì. E che le scuole domani riaprono.
E allora il brivido nostalgico si è trasformato in orrore allo stato puro. Orrore liscio senza ghiaccio, cazzo.
I diari, i compagni di banco, i bagni, il Bersagliere a Porta Pia, tutto si è trasformato in mamme al volante di macchine con a bordo pargoletti da mollare a scuola, in mamme che parcheggiano in quintupla fila, scendono con i loro tacchi vertiginosi e, mollando il mezzo in mezzo ai coglioni, accompagnano i loro fiorellini all'interno delle mura scolastiche. Domani il traffico sarà putiferioso, Toyota IQ con portelloni che si aprono e da cui scendono quattordici marines, di mezzo metro di altezza, con tanto di grembiule.
Mamme isteriche. Bambini isterici. Toyota IQ isteriche.
Io, isterico.
Sì perchè io ho visto cose che voi umani...cose che pure voi umani avete visto e quindi anche voi sapete cosa ci attende.
Io mi preparo coniando nuovi insulti da lanciare a squarciagola con il finestrino abbassato.
sabato 12 settembre 2009
Pubblicità 2 - Ikea
Ho avuto la bella pensata di andare da Ikea. Ci si va per mangiare di solito, credo. Non so se vendono altro, so solo che dopo un po' cominci a chiedere perdono dei tuoi peccati cercando un'uscita, che credo esista solo dopo che hai stazionato lì per 180 minuti. Al 181° si materializza una porta e sei fuori. E piangi di felicità.
E insomma ero lì in fila per mangiare, che pareva che dessero il cibo gratis per quanta gente c'era, e invece ti vedo questo simpatico cartello qua
Sparecchiando elimino la voce di costo di un impiegato. Mi sembra un concetto davvero carino. Ovviamente mantenendo inalterati i guadagni svedesi. Tra l'altro, se sparecchio io, dice che mi servono anche più in fretta. Forse mi sfugge la logica nordeuropea in tutto questo.
Ma vaffanculo va. Almeno coi soldi che risparmiate assumete qualcuno che vi migliori la comunicazione, Sacripante. Dimenticavo, spendete anche quattro lire per mettere gli accenti che qualita non si può proprio vedere..
E insomma ero lì in fila per mangiare, che pareva che dessero il cibo gratis per quanta gente c'era, e invece ti vedo questo simpatico cartello qua
Sparecchiando elimino la voce di costo di un impiegato. Mi sembra un concetto davvero carino. Ovviamente mantenendo inalterati i guadagni svedesi. Tra l'altro, se sparecchio io, dice che mi servono anche più in fretta. Forse mi sfugge la logica nordeuropea in tutto questo.
Ma vaffanculo va. Almeno coi soldi che risparmiate assumete qualcuno che vi migliori la comunicazione, Sacripante. Dimenticavo, spendete anche quattro lire per mettere gli accenti che qualita non si può proprio vedere..
TV & Cinema 9 - Kahramanlar 2 (a.k.a. Heroes 2)
Ho attaccato con la seconda serie di Heroes.
Non so. Per esempio all'inizio quando parte con "nelle puntate precedenti", nella prima serie c'era una voce fuori campo spettacolare. E la voce conta, ne sa qualcosa Ridley Scott e la sua versione originale "muta" di Blade Runner.
Ora invece c'è solo il riassunto di quello che è successo in precedenza. E ho storto un po' il naso.
Il tutto condito da una storia che perde un po' colpi.
Insomma da un voto di 8.5 di Heroes I qua si scende a un 5.5 per le prime due puntate di Heroes II.
A volte mi chiedo perchè non si fermano alla prima serie chiusa bene punto e basta.
Comunque non disperiamo, magari migliora.
Non so. Per esempio all'inizio quando parte con "nelle puntate precedenti", nella prima serie c'era una voce fuori campo spettacolare. E la voce conta, ne sa qualcosa Ridley Scott e la sua versione originale "muta" di Blade Runner.
Ora invece c'è solo il riassunto di quello che è successo in precedenza. E ho storto un po' il naso.
Il tutto condito da una storia che perde un po' colpi.
Insomma da un voto di 8.5 di Heroes I qua si scende a un 5.5 per le prime due puntate di Heroes II.
A volte mi chiedo perchè non si fermano alla prima serie chiusa bene punto e basta.
Comunque non disperiamo, magari migliora.
venerdì 11 settembre 2009
Femminilmente 6 - Cose rotonde
Da quando siamo rientrati in ufficio dopo le vacanze, ogni tanto si sente uno di noi maschiacci dire Cuccuruccuccù, ma a quella lì le son cresciute le tette no? oppure Ullallallerollà ma non vi pare che la ciccina laggiù si sia fatta ritoccare le poppe?
Il saggio dice che verosimilmente abbiam tutti le palle un po' troppo piene.
Il saggio dice che verosimilmente abbiam tutti le palle un po' troppo piene.
giovedì 10 settembre 2009
Femminilmente 5 - Tatuaggi
Ossignur! Stavo per iniziare a scrivere quando su Raiuno hanno attaccato a parlare del Tajikistan. Il che mi ha fatto ripensare a Raimondo lo sventrapapere. Parlano del Buskashi, gioco tipo il polo, con una carcassa di capra decapitata al posto della palla. Se le danno di santa ragione per quanto ne ho capito, si impara sempre qualcosa di nuovo.
Comunque in realtà volevo dire che stamattina a Roma è piovuto e, come sempre nell'era moderna, l'asfalto ha cominciato a fare la schiuma. Credo che sotto terra sia pieno di lavatrici ma non ce lo dicono, lo tengono nascosto per qualche motivo. Probabilmente c'è anche una puntata di X-Files sull'argomento, ma ora mi sfugge in quale stagione fosse. Il Magnotta l'aveva capito che non bisognava accattarsele le lavatrici.
Appena uscito di casa ho svoltato a destra per dirigermi al bar a prendere il solito cornetto e caffè (il cappuccino no che poi devo tornare indietro in preda allo squaquarellaus). A metà marciapiede ho incrociato la ragazza dalle mutandine verde acqua. Le ho sorriso sotto il pizzetto e ho attaccato bottone in maniera direi fluida.
Io - Sacripante, non mi ricordavo che avessi un tatuaggio sul braccio destro. E' enorme, bellissimo. Complimenti davvero!
Lei inviperita - Veramente sono caduta col motorino...uno stronzo mi ha tagliato la strada.
Io senza più chance - Sappi però che ti dona, è di un bel nero marronato.
Lei verde, ma di rabbia, in faccia - Ma vaffanculo va.
Mi ha mollato lì senza indugio. La cosa positiva è che volevo invitarla per un caffè. Positiva perchè non avevo una lira e avrei fatto una figuraccia...non tutte le grezze vengon per nuocere, no eh?
Comunque in realtà volevo dire che stamattina a Roma è piovuto e, come sempre nell'era moderna, l'asfalto ha cominciato a fare la schiuma. Credo che sotto terra sia pieno di lavatrici ma non ce lo dicono, lo tengono nascosto per qualche motivo. Probabilmente c'è anche una puntata di X-Files sull'argomento, ma ora mi sfugge in quale stagione fosse. Il Magnotta l'aveva capito che non bisognava accattarsele le lavatrici.
Appena uscito di casa ho svoltato a destra per dirigermi al bar a prendere il solito cornetto e caffè (il cappuccino no che poi devo tornare indietro in preda allo squaquarellaus). A metà marciapiede ho incrociato la ragazza dalle mutandine verde acqua. Le ho sorriso sotto il pizzetto e ho attaccato bottone in maniera direi fluida.
Io - Sacripante, non mi ricordavo che avessi un tatuaggio sul braccio destro. E' enorme, bellissimo. Complimenti davvero!
Lei inviperita - Veramente sono caduta col motorino...uno stronzo mi ha tagliato la strada.
Io senza più chance - Sappi però che ti dona, è di un bel nero marronato.
Lei verde, ma di rabbia, in faccia - Ma vaffanculo va.
Mi ha mollato lì senza indugio. La cosa positiva è che volevo invitarla per un caffè. Positiva perchè non avevo una lira e avrei fatto una figuraccia...non tutte le grezze vengon per nuocere, no eh?
mercoledì 9 settembre 2009
Interludio 10 - Collettivo Voci
Siccome sono un leone ergo sum egocentricum, vi dico che sono molto orgoglione di esser finito a leggere un pezzo di Scritto in Grassetto.
"Io mi fermo qui" datato 12 agosto se non sbaglio, magari visto il periodo qualcuno se l'era perso.
Comunque, a parte il fatto che il SIG non si sa dove sia finito, potete ascoltare il tutto su Collettivo Voci.
"Io mi fermo qui" datato 12 agosto se non sbaglio, magari visto il periodo qualcuno se l'era perso.
Comunque, a parte il fatto che il SIG non si sa dove sia finito, potete ascoltare il tutto su Collettivo Voci.
Quaranta Ladroni senza Babà 4 - Amarcord
Io la mattina in macchina se metto un cd, di solito vado in fissa con un pezzo solo e lo sento ininterrottamente finchè non arrivo in ufficio.
Stamattina era una versione del Giudice di De Andrè.
Il che mi ha fatto pensare a un amico dei tempi andati, quando si giocava a calciotto. Anselmo, che coi suoi 151 centimetri giocava punta centrale. E noi sviluppavamo tutto il nostro gioco sulle fasce per poi mettere palla al centro coi dei cross magistrali. Segnavamo solo su autogol, come l'Italia di Lippi.
Anselmo, quando poi si arrivava allo spogliatoio, non sfoderava mica un pisello lì sotto le docce. No. Per niente. Lui liberava un'alabarda spaziale, porca di quella zozza.
Poi scendendo dalla macchina mi è preso il momento di amarcord. E ve lo riporto qua sotto.
In a Lifetime. Mi ricorda un sacco di cose. Rubo il video da utube.
Stamattina era una versione del Giudice di De Andrè.
Il che mi ha fatto pensare a un amico dei tempi andati, quando si giocava a calciotto. Anselmo, che coi suoi 151 centimetri giocava punta centrale. E noi sviluppavamo tutto il nostro gioco sulle fasce per poi mettere palla al centro coi dei cross magistrali. Segnavamo solo su autogol, come l'Italia di Lippi.
Anselmo, quando poi si arrivava allo spogliatoio, non sfoderava mica un pisello lì sotto le docce. No. Per niente. Lui liberava un'alabarda spaziale, porca di quella zozza.
Poi scendendo dalla macchina mi è preso il momento di amarcord. E ve lo riporto qua sotto.
In a Lifetime. Mi ricorda un sacco di cose. Rubo il video da utube.
martedì 8 settembre 2009
Tecniche di Seduzione 1 - El Palestrero SIM
Inauguriamo una nuova rubrica. Non sarebbe male se partecipaste anche voi mandando consigli e idee da condividere con la comunità.
State uscendo dalla palestra (ora si chiama centro fitness ma insomma non sottilizziamo), avete davanti una tipa vestita tutta di arancione con un didietro che ha l'effetto di una canna da pesca sul vostro pesciolino rosa. Come agganciarla?
Presto detto. Ad alta voce scandite le parole "Sia lodato il Signore! Che chiappa soda". Ora, se la tipa si gira, anche se minacciosa, avete già vinto.
Assumete una faccia tra il sorpreso l'imbarazzato e il maldestro (in breve detto SIM). Poi guardatela, sempre con il trittico SIM, e parlate di nuovo dicendo "Non l'ho detto vero? Cioè, l'ho solamente pensato no? Non era la mia voce quella, giusto?". Sorridete SIM.
Assolutamente non mostrate il vostro essere sicuri di sè, con quell'incipit sul suo didietro sarebbe la fine.
Ora continuate a incalzarla parlando. Del tipo che devi farti perdonare. E che però insomma la chiappa soda ce l'ha veramente.
Al momento dello scatto del suo sorriso partite con un invito per un birrino riconciliante. Se la cosa va, di fronte alla birra dichiarate di essere un sassofonista.
"Adoro il suono del sax" dice lei.
"Se ti va ti suono qualcosa che ho il sax in macchina".
Quando arrivate alla macchina dichiarate che ve l'hanno fregato e mostratevi tristi.
Di lì in poi dovreste facilmente trovare la strada che porta lei a suonare il vostro sax e voi a raggiungere l'orgasmo nella sua cavità orale.
Buone cose.
P.S. Se siete troppo belli lasciate perdere perchè la tecnica non funziona.
State uscendo dalla palestra (ora si chiama centro fitness ma insomma non sottilizziamo), avete davanti una tipa vestita tutta di arancione con un didietro che ha l'effetto di una canna da pesca sul vostro pesciolino rosa. Come agganciarla?
Presto detto. Ad alta voce scandite le parole "Sia lodato il Signore! Che chiappa soda". Ora, se la tipa si gira, anche se minacciosa, avete già vinto.
Assumete una faccia tra il sorpreso l'imbarazzato e il maldestro (in breve detto SIM). Poi guardatela, sempre con il trittico SIM, e parlate di nuovo dicendo "Non l'ho detto vero? Cioè, l'ho solamente pensato no? Non era la mia voce quella, giusto?". Sorridete SIM.
Assolutamente non mostrate il vostro essere sicuri di sè, con quell'incipit sul suo didietro sarebbe la fine.
Ora continuate a incalzarla parlando. Del tipo che devi farti perdonare. E che però insomma la chiappa soda ce l'ha veramente.
Al momento dello scatto del suo sorriso partite con un invito per un birrino riconciliante. Se la cosa va, di fronte alla birra dichiarate di essere un sassofonista.
"Adoro il suono del sax" dice lei.
"Se ti va ti suono qualcosa che ho il sax in macchina".
Quando arrivate alla macchina dichiarate che ve l'hanno fregato e mostratevi tristi.
Di lì in poi dovreste facilmente trovare la strada che porta lei a suonare il vostro sax e voi a raggiungere l'orgasmo nella sua cavità orale.
Buone cose.
P.S. Se siete troppo belli lasciate perdere perchè la tecnica non funziona.
lunedì 7 settembre 2009
Quaranta Ladroni senza Babà 3 - Pretty Woman
In TV stanno passando Pretty Woman e i miei all'urlo di "non fanno niente di meglio" si sono piazzati in poltrona a guardarlo.
Chiaro che il film è una roba piuttosto leggera, la storia è carina. Insomma, la trama la conoscete penso tutti. Una specie di Cenerentola all'americana.
E però a un certo punto lei dice una frase niente male che non ricordavo.
E cioè che di solito crediamo molto di più alle cattiverie che ci dicono piuttosto che ai complimenti e alle cose belle.
E or ora mi è anche venuto in mente che un paio di amiche mie dell'epoca avevano la fissa, scimmiottando Vivian, di non baciare in bocca i fidanzati. Per dimostrare forse a sè stesse di non essere innamorate.
In realtà credo avessero capito di essere delle zoccole.
Vojo fa' outing 9 - Clara e Beatriz
Sì stavolta ho messo il play automatico e mi manderete a quel paese, almeno fino a domani. Però lo GnaGnaGna iniziale è troppo bello e poi sta canzone mi mette allegro. Oltretutto mi ha ricordato di una mia vecchia storia passata. Se vi scassa troppe le balle potete sempre mettere il player in pausa...
L'estate del mio ventesimo compleanno conobbi Clara, capelli castani occhi da cerbiatto e un sorriso che ti spiazzava lasciandoti senza barriere. Una storia estiva breve e intensa. Alla fine rimanemmo in contatto e a luglio dell'anno seguente mi invitò a casa sua a Barcellona. O meglio dovrei dire a casa "loro", visto che Clara viveva insieme alla sua fidanzata, Beatriz.
In realtà mi aveva già avvertito della cosa e, sebbene io sio di vedute decisamente larghe, quando varcai la soglia e le vidi, nell'ingresso, mano nella mano mi assalì una sensazione decisamente strana. Era stata la relazione con me a far cambiare i gusti sessuali di Clara? E soprattutto come faceva Beatriz a essere così gnocca? Voglio dire, già solo il nome pronunciato con la zeta dolce ancora oggi mi permette di poggiare il mento senza usare le mani, aggiungeteci poi una carnagione scura, i capelli lunghi ricci e nerissimi, due occhi azzurri e potete capire come mai mi presentai chiedendole quale fosse la strada per Palos.
Mi fecero divertire parecchio riempiendomi di tapas, locali underground e odore di mare. Tempo fa ci sono tornato ritrovando però una Barcellona diversa, da mercato globale insomma. Sta di fatto che, come dicevo, mi fecero divertire anche quando la notte, inconsapevoli, le spiavo inebetito dal buco della serratura sognando un hot dog con il sottoscritto nella parte del wurstel e loro due a interpretare le fette di pane.
Le giornate le passavamo invece ognuno per conto suo. Mentre Clara seguiva lezioni all'Università fino a metà pomeriggio, Beatriz, che era iscritta alle Belle Arti, se ne restava a casa a dipingere. Io ne approfittavo per girarmi la città in solitudine e, come amo fare, rigorosamente a piedi.
Un venerdì, ancora mi ricordo il giorno con esattezza, faceva un caldo africano, di quelli in cui ti vesti solamente per cercare di coprire i laghi di sudore che ti si formano addosso. Mi alzai tardi e mentre mi preparavo la colazione decisi che non era umano cercare di uscire. Riempii due tazze di nescafè, una per me e l'altra per Beatriz che come al solito era in piedi di fronte a una tela. Clara aveva lezione fino a tardo pomeriggio e ci eravamo dati appuntamento a Placa Reial.
Beatriz aveva appena terminato la sua ultima opera e mostrandomela mi chiese cosa ne pensassi. Era una vista visionaria di uno scorcio di Barcellona e guardandola le sparai la mia opinione con onestà, e cioè che trovavo quel dipinto fantastico. Poi mi sorprese.
Beatriz - Mi faresti da modello?
Io - No scusa ma mi hai guardato bene? Dì la verità, che pasticche ti sei presa ieri sera?
Beatriz - Dai, mi devo esercitare nel ritrarre il corpo umano.
Io - Okkappa. Dimmi in che posa mi vuoi, basta che non mi fai faticare troppo.
Beatriz - Ehm, a dir la verità mi serviresti nudo.
Non ebbe il tempo di finire la frase che ero già steso di fronte a lei e vestito solamente del mio sudore. Per due ore e mezzo rimasi a farle da natura morta, parlammo e ridemmo parecchio finchè il mio stomaco cominciò a ribellarsi al suo padrone.
Io - Cazzo com'è stancante essere costretti a rimanere in posa. Non credevo.
Beatriz - Un sacrificio per l'arte, potrai raccontarlo da vecchio.
Io - Ho una fame pazzesca.
Beatriz - Anche io.
Lo disse guardandomi. Ma non in faccia. Feci l'unica cosa possibile in quel momento: mi precipitai in aiuto della donzella affamata e ci rotolammo in terra uno sull'altro.
Mi ricordo un'esperienza sensoriale, più che sessuale. Mi ricordo la sensazione di lei sotto la mia pelle. Mi ricordo dell'aria che mi bruciava i polmoni. Mi ricordo di lunghi momenti con gli occhi miei e suoi incollati. Mi ricordo di lei che perdeva il controllo mentre raggiungeva l'orgasmo. Mi ricordo le parolacce, poesia tra le sue labbra devo dire, mentre mi muovevo dietro di lei.
E mi ricordo il rumore della chiave e il pensiero che non potesse essere Clara, che era troppo presto.
E mi ricordo Clara che entrando ci trovò così, incastrati, proprio nel momento in cui Beatriz mi urlava di chiamarla zoccola.
Fu la prima volta in cui qualcuno mi tirò volontariamente dei piatti addosso nel tentativo di colpirmi. Fui costretto a fuggire alla velocità della luce, raccattando ciò che potevo da quella casa mentre Clara cercava di addrizzare la mira e Beatriz rideva di riso isterico.
Mi ritrovai in strada senza scarpe, con un calzino in mano, i pantaloni indossati senza mutande e la t-shirt rancida della notte precedente.
Non riuscii a recuperare nient'altro di mio.
Nel tempo Clara mi ha perdonato. E ha perdonato anche Beatriz.
Stanno ancora insieme.
sabato 5 settembre 2009
Interludio 9 - Soffocare
Respirare. Respirare sempre.
Per strada quando comincia a piovere e dall'asfalto un misto di polvere e merda ti assale le narici e si aggrappa ai polmoni.
Respirare. Respirare sempre.
Quando ti sei spaccato la schiena e al momento della verità, così sul più bello, tutto scivola via e vorresti tapparti il naso e dormire, solo dormire.
Respirare. Respirare sempre.
Quando il giorno del tuo compleanno non hai niente, assolutamente niente da festeggiare e in apnea vorresti che fosse già domani.
Respirare. Respirare sempre.
E non perchè questo aiuti, no. Ma per respirare ognuno di quei momenti fino all'ultimo.
Per poi, quando arriva il vento, sorridere e sentire l'aria. Pulita. Molto più pulita.
venerdì 4 settembre 2009
Premi 3: Uno, Due, Tre...Centocinquanta!
Eh già. Così quasi per caso. Siamo a 150 minchiate con cui cerco di invadervi quotidianamente la vita. E quindi mi premio da solo tirandomi manate e palate sulle spalle.
Prima ero in giro a festeggiare questo evento in ufficio e ho incontrato la Pinta. Va detto che la Pinta è arrivata in ufficio in inverno. Con l'arrivo dell'estate ha ricevuto in dono un nuovo soprannome. La BussaPrimaConLeTette. BPCLT.
Abbiamo parlato del più e del meno. Lei ha parlato del più, io del meno visto che avevo il cervello intento a convincere gli occhi a non guardare al di sotto del suo collo.
Si è definita una monogama smaliziata.
Della serie se incontro il tipo che dico io allora faccio sembrare Cicciolina una verginella da collegio.
Così si fa. Mille punti guadagnati sul mio personalissimo taccuino.
Prima ero in giro a festeggiare questo evento in ufficio e ho incontrato la Pinta. Va detto che la Pinta è arrivata in ufficio in inverno. Con l'arrivo dell'estate ha ricevuto in dono un nuovo soprannome. La BussaPrimaConLeTette. BPCLT.
Abbiamo parlato del più e del meno. Lei ha parlato del più, io del meno visto che avevo il cervello intento a convincere gli occhi a non guardare al di sotto del suo collo.
Si è definita una monogama smaliziata.
Della serie se incontro il tipo che dico io allora faccio sembrare Cicciolina una verginella da collegio.
Così si fa. Mille punti guadagnati sul mio personalissimo taccuino.
giovedì 3 settembre 2009
Teknikamente 10 - Toilette coi Neuroni
Ieri sono andato alla Virgin a cercare di perdere un paio di micro-etti.
Prima della lezione di Aquagym con le vecchiette, decido di svuotarmi la vescica che non si sa mai e soprattutto non è bello farlo in acqua. Anche perchè magari c'è il reagente e ti scappa e non la reggi e la fai e poi ti appare tutto intorno un freccione con la scritta "lo stronzo che ha pisciato in acqua è questo qui".
I "pisciainpiedi" sono in manutenzione e allora uso la normale toilette. Entro guardo verso l'alto sorridendo mentre comincio a liberarmi poi mi cade l'occhio sul messaggio che ho di fronte.
"Questa toilette è igienizzata automaticamente a ogni utenza".
Continuando a pisciare osservo quello che mi circonda. Sono un tecnico-inside e cerco di capire a cosa esattamente si riferisca quanto ho appena letto. Vedo lo sciacquone della Geberit quello con due pulsanti uno per tanta acqua (leggi cacca) e uno per poca acqua (leggi pipì). Assolutamente e senza ombra di dubbio un dispositivo manuale. Cerco di trovare almeno una specie di fotocellula del tipo appena ti muovi scateno ondate di acqua per pulire il cesso. Non trovo nulla.
Non c'è assolutamente nulla di automatico.
Sento un vociare dietro, che la toilette in questione è l'unica in funzione. Ho ancora il pisello fuori dal costume, mi giro e sorrido sconsolato al tipo che aspetta dopo di me.
Lui mi pianta lo sguardo sul basso ventre con una O grande stampata sulle labbra. Realizzo che sto leggermente gocciolando urina sul pavimento.
Mi riprendo allargo il sorriso e lo rassicuro - Tranquillo amico, il cesso è igienizzato automaticamente dopo ogni utenza.
Qualunque cosa questo voglia dire.
Prima della lezione di Aquagym con le vecchiette, decido di svuotarmi la vescica che non si sa mai e soprattutto non è bello farlo in acqua. Anche perchè magari c'è il reagente e ti scappa e non la reggi e la fai e poi ti appare tutto intorno un freccione con la scritta "lo stronzo che ha pisciato in acqua è questo qui".
I "pisciainpiedi" sono in manutenzione e allora uso la normale toilette. Entro guardo verso l'alto sorridendo mentre comincio a liberarmi poi mi cade l'occhio sul messaggio che ho di fronte.
"Questa toilette è igienizzata automaticamente a ogni utenza".
Continuando a pisciare osservo quello che mi circonda. Sono un tecnico-inside e cerco di capire a cosa esattamente si riferisca quanto ho appena letto. Vedo lo sciacquone della Geberit quello con due pulsanti uno per tanta acqua (leggi cacca) e uno per poca acqua (leggi pipì). Assolutamente e senza ombra di dubbio un dispositivo manuale. Cerco di trovare almeno una specie di fotocellula del tipo appena ti muovi scateno ondate di acqua per pulire il cesso. Non trovo nulla.
Non c'è assolutamente nulla di automatico.
Sento un vociare dietro, che la toilette in questione è l'unica in funzione. Ho ancora il pisello fuori dal costume, mi giro e sorrido sconsolato al tipo che aspetta dopo di me.
Lui mi pianta lo sguardo sul basso ventre con una O grande stampata sulle labbra. Realizzo che sto leggermente gocciolando urina sul pavimento.
Mi riprendo allargo il sorriso e lo rassicuro - Tranquillo amico, il cesso è igienizzato automaticamente dopo ogni utenza.
Qualunque cosa questo voglia dire.
mercoledì 2 settembre 2009
Riflexio 14 - Culi
Già dal titolo di questo post si capisce che è assolutamente falsa e tendenziosa la convinzione che io parli solo di tette.
Detto questo, stamattina ero in macchina e una verità incontrovertibile mi è esplosa tra la prima e la seconda vertebra della mia scatola cranica.
Riflettevo sul fatto che noi uomini ci si diverta a parlare di cacche e loffe. Che ci piaccia descrivere il momento in cui ci si libera del fardello cioccolatoso. Che proviamo addirittura piacere nell'espellere questo corpo estraneo. In sostanza che ricaviamo un certo godimento nell'avere questo qualcosa ficcato su per il posteriore.
E allora diciamolo apertamente, senza paure, noi uomini siamo tutti omosessuali. Non negate che tanto è inutile. Non c'è uno stitico felice al mondo. Nemmeno uno. Siamo omosessuali punto.
Arrivato al parcheggio sono sceso dal macinino avviandomi ai tornelli e ho incontrato El Dindondero.
L'ho guardato e gli ho detto - Ti Amo Dindondè. Con le maiuscole proprio così.
Anche Io. Da Sempre, Ma Non Sapevo Come Dirtelo - mi ha risposto. Con le maiuscole proprio così.
Opporco porco porcocazzo.
Detto questo, stamattina ero in macchina e una verità incontrovertibile mi è esplosa tra la prima e la seconda vertebra della mia scatola cranica.
Riflettevo sul fatto che noi uomini ci si diverta a parlare di cacche e loffe. Che ci piaccia descrivere il momento in cui ci si libera del fardello cioccolatoso. Che proviamo addirittura piacere nell'espellere questo corpo estraneo. In sostanza che ricaviamo un certo godimento nell'avere questo qualcosa ficcato su per il posteriore.
E allora diciamolo apertamente, senza paure, noi uomini siamo tutti omosessuali. Non negate che tanto è inutile. Non c'è uno stitico felice al mondo. Nemmeno uno. Siamo omosessuali punto.
Arrivato al parcheggio sono sceso dal macinino avviandomi ai tornelli e ho incontrato El Dindondero.
L'ho guardato e gli ho detto - Ti Amo Dindondè. Con le maiuscole proprio così.
Anche Io. Da Sempre, Ma Non Sapevo Come Dirtelo - mi ha risposto. Con le maiuscole proprio così.
Opporco porco porcocazzo.
Teknikamente 9 - Addio Vecchie Lampadine
Alle 19.30 sono già a casa, bello uscire dall'ufficio nel primo pomeriggio. Mia madre mi citifona e mi fa - Pusher dai vieni giù a darmi una mano che sono piena di roba. Cazzo anche mia madre ora ha attaccato a chiamarmi Pusher. Ci sta che un giorno ci si faccia uno spinello insieme.
Scendo e torniamo su carichi come muli. Dopodichè le faccio - Ohi Ma, tutta sta roba come la mettiamo nel frigo? E lei mi brucia - Pensi sempre a mangiare, non c'è mica cibo là dentro. Ho comprato un sacco di lampadine. Ho fatto una bella scorta, ci andiamo avanti almeno almeno dieci anni.
E io allora perplesso - Sì ma...perchè?
Lei mi rimira come il finto padre che guarda Ratman, ma invece di gridare "cacca!" mi spiega con chiarezza e nasino all'insù che ha letto sul giornale che da domani non si produrranno più lampadine a incandescenza.
E quindi? - le chiedo io ancora a bocca aperta.
E lei chiude, dopo avermi chiarito che le droghe mi stanno rincoglionendo, spiegandomi che domani nei negozi non venderanno più lampadine, ma solo candele e lampade a batteria.
Sono stata previdente insomma - mi fa, lasciandomi con la bava alla bocca.
Scendo e torniamo su carichi come muli. Dopodichè le faccio - Ohi Ma, tutta sta roba come la mettiamo nel frigo? E lei mi brucia - Pensi sempre a mangiare, non c'è mica cibo là dentro. Ho comprato un sacco di lampadine. Ho fatto una bella scorta, ci andiamo avanti almeno almeno dieci anni.
E io allora perplesso - Sì ma...perchè?
Lei mi rimira come il finto padre che guarda Ratman, ma invece di gridare "cacca!" mi spiega con chiarezza e nasino all'insù che ha letto sul giornale che da domani non si produrranno più lampadine a incandescenza.
E quindi? - le chiedo io ancora a bocca aperta.
E lei chiude, dopo avermi chiarito che le droghe mi stanno rincoglionendo, spiegandomi che domani nei negozi non venderanno più lampadine, ma solo candele e lampade a batteria.
Sono stata previdente insomma - mi fa, lasciandomi con la bava alla bocca.
martedì 1 settembre 2009
Teknikamente 8 - Dovevo fare l'agricoltore
L'ho sempre pensato. Le mie sono due braccia rubate all'agricoltura.
L'ho sempre pensato. Ma ultimamente ho avuto un paio di conferme che non lasciano dubbi.
Punto primo, letteralmente adoro un gioco da tavola che si chiama Agricola, in cui dovete sviluppare una fattoria e con essa la vostra famigliola di agricoltori. Durante i quattordici turni di gioco andrete in competizione con i vostri avversari cercando di riprodurvi, di migliorare la casa dove vivete, di piantare grano e ortaggi, di costruire stalle e recinti per gli animali provando a far riprodurre le vostre pecore i vostri maiali e i vostri bovini. Il gioco è uscito anche in italiano e nella sua versione base è anche abbastanza facile da imparare (e se le vostre braccia sono state rubate come le mie il tutto vi verrà molto naturale). Insomma io ve lo consiglio.
Punto secondo, tutte le sere ci do dentro nel tentativo di sviluppare il mio merdoso quadratino di terra in Farmville, uno di quei giochino del cazzo che girano su FacciaLibro. La mia adorata mogliettina ha un appezzamento spettacolare: recinti per animali colorati, coltivazioni che dipingono opere d'arte sul terreno. Io ho una mono-coltura di peperoncini che la notte quando il personaggio va in bagno riesco a sentirne le urla anche se ho già spento il computer.
Insomma credo di aver sbagliato strada nella vita.
Ora poi sto guardando una pianta che sta sul terrazzo di casa dei miei. In realtà vedo solo l'ombra di quella che credo essere, di giorno, una pianta grassa.
Ora però se la guardate con me in questo momento, ecco giratevi con me, osservandola bene di fronte, ecco, non vi pare un faccione con i capelli dritti in testa e due belle orecchie a sventola?
E ora, se vi voltate di scatto ancora insieme a me, e la osservate di profilo non vi sembra anche un faccione aggressivo coi capelloni sempre dritti in testa e un bel nasone?
E di nuovo ora, se vi voltate per l'ennesima volta (non fate gli stronzi che è al massimo la terza...) sì ma non verso il terrazzo cazzo stavolta ruotate la testa dall'altra parte, ecco esattamente, verso sinistra. C'è un telefono. Nero.
Ecco, afferratelo e chiamate la neuro.
L'ho sempre pensato. Ma ultimamente ho avuto un paio di conferme che non lasciano dubbi.
Punto primo, letteralmente adoro un gioco da tavola che si chiama Agricola, in cui dovete sviluppare una fattoria e con essa la vostra famigliola di agricoltori. Durante i quattordici turni di gioco andrete in competizione con i vostri avversari cercando di riprodurvi, di migliorare la casa dove vivete, di piantare grano e ortaggi, di costruire stalle e recinti per gli animali provando a far riprodurre le vostre pecore i vostri maiali e i vostri bovini. Il gioco è uscito anche in italiano e nella sua versione base è anche abbastanza facile da imparare (e se le vostre braccia sono state rubate come le mie il tutto vi verrà molto naturale). Insomma io ve lo consiglio.
Punto secondo, tutte le sere ci do dentro nel tentativo di sviluppare il mio merdoso quadratino di terra in Farmville, uno di quei giochino del cazzo che girano su FacciaLibro. La mia adorata mogliettina ha un appezzamento spettacolare: recinti per animali colorati, coltivazioni che dipingono opere d'arte sul terreno. Io ho una mono-coltura di peperoncini che la notte quando il personaggio va in bagno riesco a sentirne le urla anche se ho già spento il computer.
Insomma credo di aver sbagliato strada nella vita.
Ora poi sto guardando una pianta che sta sul terrazzo di casa dei miei. In realtà vedo solo l'ombra di quella che credo essere, di giorno, una pianta grassa.
Ora però se la guardate con me in questo momento, ecco giratevi con me, osservandola bene di fronte, ecco, non vi pare un faccione con i capelli dritti in testa e due belle orecchie a sventola?
E ora, se vi voltate di scatto ancora insieme a me, e la osservate di profilo non vi sembra anche un faccione aggressivo coi capelloni sempre dritti in testa e un bel nasone?
E di nuovo ora, se vi voltate per l'ennesima volta (non fate gli stronzi che è al massimo la terza...) sì ma non verso il terrazzo cazzo stavolta ruotate la testa dall'altra parte, ecco esattamente, verso sinistra. C'è un telefono. Nero.
Ecco, afferratelo e chiamate la neuro.
domenica 30 agosto 2009
Premi 2 - The Honest Scrap Award
Ricevuto premio dalla simpatica fuori di testa e talentuosa LauraS. Il premio si configura come una specie di catena di Santantonio (arghhh), ma mi fa piacere riceverlo visto che tra i blog citati da LauraS. quello del sottoscritto è uno dei pochi che non sia di disegnatori. Ergo il mio ego si è gonfiato e quindi tocca che mi do da fare.
Il premio ha delle regole e sono queste:
1) Dovete prendere questo premio e postarlo, a patto che diciate pubblicamente 10 (e non di più) cose di voi più o meno note, purchè siano assolutamente vere. Che cosa scriverete, sono affari vostri. Potete scrivere ciò che vi pare. Ma deve essere vero.
2) Dovete assegnare (Se volete...) a 10 blogger lo stesso premio, avvisandoli anche con un commento breve sul loro blog, che sono stati premiati e dovete dire loro queste regole.
Vediamo di raccontare le mie 10 "cose".
1) Sono tifoso della Roma, un lupacchiotto insomma.
2) Cose che mi rilassano: dita nel naso, escavazio, appallottolazio, gettazio del caccolone verde.
3) Cose che mi rilassano: ruttare e scoreggiare. Riducono la pressione interna.
4) Sono normodotato.
5) Mi distraggo facilmente quando gli altri parlano e in generale non riesco a fare più di una cosa allo stesso momento.
6) Faccio aquagym insieme a un gruppo di nonne inviperite.
7) In generale nella vita, in mezzo agli altri, non so mai che cosa cazzo dire. Normalmente infatti sto zitto e non perchè sia un tipo riflessivo. No no, lo ripeto, non ho proprio un cazzo da dire.
8) Quando dormo ho bisogno di respirare, quindi mi piazzo sempre sull'orlo del letto. Mi girano i coglioni se qualcuno mi mette le mani alla gola. Credo di essere morto impiccato in una vita passata.
9) Nell'80% dei casi odio lavorare con le donne.
10) A volte penso di avere i sentimenti con la sordina. Come se niente potesse farmi emozionare. In realtà credo, o spero, che non sia vero. Probabilmente è una paura, non so.
E ora mi accingo a passare la palla ai miei bloggamici (in ordine di come li ritrovo sul blogroll)
1) La Sid
2) Fata
3) SIG
4) Mea
5) CoB
6) Sapo
7) Lindalov
8) Qekue
9) Vale
10) Chiara e lo Splendido
11) angolonero
E olè.
Così mi odierete tutti e 11 (anzi 12).
Besos
Il premio ha delle regole e sono queste:
1) Dovete prendere questo premio e postarlo, a patto che diciate pubblicamente 10 (e non di più) cose di voi più o meno note, purchè siano assolutamente vere. Che cosa scriverete, sono affari vostri. Potete scrivere ciò che vi pare. Ma deve essere vero.
2) Dovete assegnare (Se volete...) a 10 blogger lo stesso premio, avvisandoli anche con un commento breve sul loro blog, che sono stati premiati e dovete dire loro queste regole.
Vediamo di raccontare le mie 10 "cose".
1) Sono tifoso della Roma, un lupacchiotto insomma.
2) Cose che mi rilassano: dita nel naso, escavazio, appallottolazio, gettazio del caccolone verde.
3) Cose che mi rilassano: ruttare e scoreggiare. Riducono la pressione interna.
4) Sono normodotato.
5) Mi distraggo facilmente quando gli altri parlano e in generale non riesco a fare più di una cosa allo stesso momento.
6) Faccio aquagym insieme a un gruppo di nonne inviperite.
7) In generale nella vita, in mezzo agli altri, non so mai che cosa cazzo dire. Normalmente infatti sto zitto e non perchè sia un tipo riflessivo. No no, lo ripeto, non ho proprio un cazzo da dire.
8) Quando dormo ho bisogno di respirare, quindi mi piazzo sempre sull'orlo del letto. Mi girano i coglioni se qualcuno mi mette le mani alla gola. Credo di essere morto impiccato in una vita passata.
9) Nell'80% dei casi odio lavorare con le donne.
10) A volte penso di avere i sentimenti con la sordina. Come se niente potesse farmi emozionare. In realtà credo, o spero, che non sia vero. Probabilmente è una paura, non so.
E ora mi accingo a passare la palla ai miei bloggamici (in ordine di come li ritrovo sul blogroll)
1) La Sid
2) Fata
3) SIG
4) Mea
5) CoB
6) Sapo
7) Lindalov
8) Qekue
9) Vale
10) Chiara e lo Splendido
11) angolonero
E olè.
Così mi odierete tutti e 11 (anzi 12).
Besos
venerdì 28 agosto 2009
TV & Cinema 8 - Ammazza che boiata
Mica me lo ricordavo. O magari capace che avevo avuto così culo da non vederlo prima.
Sinceramente non lo so.
Han dato The Abyss in televisione. Vecchio film, ho sempre pensato che potesse essere interessante. Sì, per stimolarvi durante un periodo di intensa stitichezza.
Il massimo è il tizio che si cala a seimilioni di metri sott'acqua. e già non si capisce come faccia a non schiattare, ma la cosa divertente è che ci va per disinnescare una testata atomica.
Ma lasciarla lì no? Il valore aggiunto di questa impresa quale sarebbe?
E poi ci mettono l'esserone che non si sa cosa sia ma che ti mostra una specie di manina con le dita.
Cazzo cazzo cazzo che marmellata di stronzate condensate in un centinaio di minuti.
Voto: dolori de panza.
Sinceramente non lo so.
Han dato The Abyss in televisione. Vecchio film, ho sempre pensato che potesse essere interessante. Sì, per stimolarvi durante un periodo di intensa stitichezza.
Il massimo è il tizio che si cala a seimilioni di metri sott'acqua. e già non si capisce come faccia a non schiattare, ma la cosa divertente è che ci va per disinnescare una testata atomica.
Ma lasciarla lì no? Il valore aggiunto di questa impresa quale sarebbe?
E poi ci mettono l'esserone che non si sa cosa sia ma che ti mostra una specie di manina con le dita.
Cazzo cazzo cazzo che marmellata di stronzate condensate in un centinaio di minuti.
Voto: dolori de panza.
mercoledì 26 agosto 2009
Vojo fa' outing 8 - La vroom del humm ha un pfff nella guumm
Ecco. Qualcuno faceva notare che quando parto, sul trenino verso il Da Vinci o all'aeroporto stesso, mi imbatto sempre in tette mirabolanti che fanno gridare all'ottava meraviglia del mondo.
Ecco. Mica sempre succede sta cosa.
Per esempio l'altra volta ero al settimo minuto di viaggio, su circa cinquanta totali di treno da Fiumicino a Stazione Nomentana più altri quindici di camminata, insomma ero lì e mi si sono aperte le acque. Mi è scesa un'esigenza di cagare che non vi sto a spiegare. Insopportabile. Come avere un cric che ti si allarga tra le chiappe. Sudore, tanto sudore. Con quel caldo poi, meno male che di domenica verso le 19 non c'era quasi nessuno a bordo. Arrivato a casa e fatto in modo di diminuire drasticamente la pressione anale, ho immediatamente chiamato mia moglie per vantarmi della stoica resistenza. In un perfetto inglese le spiegavo che il suo maritino, il sottoscritto, aveva assolutamente bisogno di cambiare culo perchè quello attuale si era irrimediabilmente bucato. Pfffffff. Così le ho detto. E non ha nemmeno chiesto il divorzio. La forza dellammòre.
E lei ha piazzato la domanda che non ti aspetti. Ma come hai fatto a resistere per i restanti cinquantotto minuti? Ehm come dire. Ognuno ha i suoi tatticismi di sopravvivenza. Per non cagarsi addosso in quei frangenti è necessario ridurre la spinta dall'interno verso l'esterno. Lo stronzo va palleggiato, messo di lato, va lasciato spazio al gas di seguire la sua via. Di liberarsi. Di espandersi. Per ogni micro-scoreggia si riescono a ottenere financo cinque o sei minuti di pace.
Poco prima di scendere ho quindi mollato le quattro scariche che mi avrebbero permesso di raggiungere casa. Mi sono guardato alle spalle, ho visto che non c'era nessuno e ho sganciato delle robe che lì per lì mi sono parse innocue. Poi mi sono parse preoccupanti. Molto preoccupanti. Rancide a andate a male sopraggiungerei. Ma che soddisfazione però. Ho letto poi che il lunedì su quella linea la gente se ne andava in giro con maschere antigas. Durature e persistenti per giunta.
Comunque, nell'attimo in cui si aprivano le porte io sulle note di Indietro di Tiziano Ferro (tanto io i testi suoi non li capisco, per me potrebbe anche parlare di petomania, non so) intonavo il canto
oh oh oh oh ohohoh (guardandomi alle spalle e con fare imbarazzato)
io voglio regalarti la mia scìa
chiedo tu sniffi tutta la mia scìa ora
ti do questa notizia in conclusione
ho i boxer un po' chiazzati di marrone vedi
e so che serve tempo non la tengo...
Vi invito assolutamente a cantarla insieme. Vi voglio tanto bene.
La versione inglese con l'inciso che fa "Vinceeeenzo" è un must...
In effetti ora che ci penso qualcuno faceva anche notare che ho sempre degli sconquassi intestinali. Magari potrei cominciare una nuova serie ma invece di Sangue e Merda potrei chiamarla Tette e Loffe.
PS - cercando loffe su google il primo risultato che mi è uscito è questo. La mia patatina fa le loffe. Porco cazzo.
Ecco. Mica sempre succede sta cosa.
Per esempio l'altra volta ero al settimo minuto di viaggio, su circa cinquanta totali di treno da Fiumicino a Stazione Nomentana più altri quindici di camminata, insomma ero lì e mi si sono aperte le acque. Mi è scesa un'esigenza di cagare che non vi sto a spiegare. Insopportabile. Come avere un cric che ti si allarga tra le chiappe. Sudore, tanto sudore. Con quel caldo poi, meno male che di domenica verso le 19 non c'era quasi nessuno a bordo. Arrivato a casa e fatto in modo di diminuire drasticamente la pressione anale, ho immediatamente chiamato mia moglie per vantarmi della stoica resistenza. In un perfetto inglese le spiegavo che il suo maritino, il sottoscritto, aveva assolutamente bisogno di cambiare culo perchè quello attuale si era irrimediabilmente bucato. Pfffffff. Così le ho detto. E non ha nemmeno chiesto il divorzio. La forza dellammòre.
E lei ha piazzato la domanda che non ti aspetti. Ma come hai fatto a resistere per i restanti cinquantotto minuti? Ehm come dire. Ognuno ha i suoi tatticismi di sopravvivenza. Per non cagarsi addosso in quei frangenti è necessario ridurre la spinta dall'interno verso l'esterno. Lo stronzo va palleggiato, messo di lato, va lasciato spazio al gas di seguire la sua via. Di liberarsi. Di espandersi. Per ogni micro-scoreggia si riescono a ottenere financo cinque o sei minuti di pace.
Poco prima di scendere ho quindi mollato le quattro scariche che mi avrebbero permesso di raggiungere casa. Mi sono guardato alle spalle, ho visto che non c'era nessuno e ho sganciato delle robe che lì per lì mi sono parse innocue. Poi mi sono parse preoccupanti. Molto preoccupanti. Rancide a andate a male sopraggiungerei. Ma che soddisfazione però. Ho letto poi che il lunedì su quella linea la gente se ne andava in giro con maschere antigas. Durature e persistenti per giunta.
Comunque, nell'attimo in cui si aprivano le porte io sulle note di Indietro di Tiziano Ferro (tanto io i testi suoi non li capisco, per me potrebbe anche parlare di petomania, non so) intonavo il canto
oh oh oh oh ohohoh (guardandomi alle spalle e con fare imbarazzato)
io voglio regalarti la mia scìa
chiedo tu sniffi tutta la mia scìa ora
ti do questa notizia in conclusione
ho i boxer un po' chiazzati di marrone vedi
e so che serve tempo non la tengo...
Vi invito assolutamente a cantarla insieme. Vi voglio tanto bene.
La versione inglese con l'inciso che fa "Vinceeeenzo" è un must...
In effetti ora che ci penso qualcuno faceva anche notare che ho sempre degli sconquassi intestinali. Magari potrei cominciare una nuova serie ma invece di Sangue e Merda potrei chiamarla Tette e Loffe.
PS - cercando loffe su google il primo risultato che mi è uscito è questo. La mia patatina fa le loffe. Porco cazzo.
martedì 25 agosto 2009
Vojo fa' outing 7 - Draft NBA
Al rientro dalle ferie in ufficio ho scoperto che han messo su il giochino dello scambio di figurine. O per meglio dire il mercato dei trasferimenti.
Voci di corridoio mi vogliono al centro di uno scambio di pedine mirabolante tra un reparto e l'altro. Io, una volta capo progetto giovane rampantissimo e ultra-gettonato, vengo ceduto insieme all'opzione sui prossimi due neo-assunti in cambio di un collega con stessa età e medesimo ruolo.
Manco alla pari mi han dato via. Porco cazzo.
Come essere massacrato in 12 mesi. Ci scriverò un libro magari.
C'è mica un consulente del lavoro tra voi lettori...
Voci di corridoio mi vogliono al centro di uno scambio di pedine mirabolante tra un reparto e l'altro. Io, una volta capo progetto giovane rampantissimo e ultra-gettonato, vengo ceduto insieme all'opzione sui prossimi due neo-assunti in cambio di un collega con stessa età e medesimo ruolo.
Manco alla pari mi han dato via. Porco cazzo.
Come essere massacrato in 12 mesi. Ci scriverò un libro magari.
C'è mica un consulente del lavoro tra voi lettori...
lunedì 24 agosto 2009
Vojo fa' outing 6 - Me pija sonno
No nun me riferisco a quanno che faccio sesso e poi me addormo mezzo seconno dopo.
No no.
Mi è venuto in mente un fenomeno anomalo che mi capita quando litigo con la mia dolce metà. Non sto pensando a una mia ex in particolare o a mia moglie. Mi succede sempre a patto che la persona con cui parte lo scazzo sia legata a me sentimentalmente.
A me piglia sonno. Sempre così va a finire.
Dolori alle gambe e alla schiena e vabbè, spiegabili con il nervoso che ti corrode.
Ma il mio diventare improvvisamente narcolettico mi sorprende sempre. Mentre la lei si incazza io socchiudo gli occhi e dopo un po' ronfo.
Non credo che ciò aiuti nella risoluzione della discussione.
La cosa stramba è che se litigo o mi incazzo per altri motivi, io rimango sveglio. In ufficio oramai mi inalbero ogni 3 cazzo di secondi, ma non passo mica tutto il giorno dormendo (o almeno credo...).
Da tempo mi chiedo se capita anche a altri. Sono l'unico? Rientro nella categoria degli Heroes?
Sono Hiro Nakamura?
sabato 15 agosto 2009
TV & Cinema 7 - Yiğitler (a.k.a. Heroes)
Mortaccccci.
Ok sono in ritardo quanto il cucco, ma come si dice meglio tardi che al momento sbagliato.
Altro che Lost, altro che cazzi. Sto parlando di Heroes.
Fatemi stringere la mano alla mente che ha tirato fuori sta serie. Non so se è perchè la sto guardando in inglese coi sottotitoli in turco, o in turco coi sottotitoli in inglese, magari non ci sto capendo niente, ma è un niente bellissimo.
Gente che vola, gente che si fa di pere e vede il futuro, gente che attraversa gli oggetti, gente che legge il pensiero. Io sdraiato sul divano semino aria da sopra e da dietro cercando di immedesimarmi nella parte.
Come incipit si posiziona un milli-gradino al di sotto di Battlestar Galactica, che rimane nel mio personalissimo cartellino al primo posto.
E poi come non odiare il giapponesino che distorce il tempo e urla Yatta ?
giovedì 13 agosto 2009
La Notte in cui Bruciammo Alì Babà 4 - L'Amaro Ramarro
Finalmente alla richiesta del caffè mettemmo anche il punto al pallottoliere delle raki. La conta vide come sempre Ketchup in testa a quota 9 seguito ancora da Milf e me a 6 e con il Dindondero e Durdurunuz a 5 più la solita birra iniziale.
Insieme al caffè turco ci venne fatto anche dono dell’ammazzacaffè, che in terra ottomana si profila come un liquore di colore verde intenso. All’apparenza è innocuo, ma io ve ne sconsiglio vivamente l’uso, trattandosi di roba zuccherosa al 100% che provoca un immediato rimescolio del glucosio con l’alcool precedentemente ingerito. Mi ricordo che dopo averlo bevuto mi alzai per andare alla toilette e mi ritrovai a fissare due tazze nonostante sapessi benissimo che ce ne fosse soltanto una. Sparai un fiotto di piscio così a cazzo, della serie ‘ndo cojo cojo.
L’amaro ramarro, come poi lo soprannominammo, ebbe anche l’effetto di farci fare un giro di confessioni al tavolo, con la regola che dovesse essere un qualcosa di mai raccontato a anima viva. La storia più bella ce l’aveva in serbo il Dindondero.
Dindondero – Giuro che io sta roba non l’ho mai spifferata a nessuno, me ne vergogno troppo. State a sentire, risale a quando ancora facevo pianobar sulle crociere, quelle che ti fanno fare il giro del Mediterraneo per intenderci. Eravamo di base a Genova e io avevo intavolato una relazione con una tipa sposata, Brunilde, che ogni tanto mi faceva il piacere di farmi piantare la tenda nel suo giardino. Una volta, io ero di ritorno dalle Baleari, il marito ci fece il regalo di togliersi dai coglioni per un paio di giorni così che insieme con la Brunilde organizzamo una seratina romantica coi fiocchi. Cena a base di pesce, con antipasto di gamberoni e fagioli, zuppa di ceci con le cozze e per finire un bel rombo con le patate.
Ketchup – Se siete riusciti a scopare con quella roba sullo stomaco avete del talento.
Dindondero – Lasciami finire, dicevo, ci spolverammo tutto annaffiando il cibo con dell’ottimo Bernkasteler Doctor Riesling Kabinett. Dopo l’ultimo brindisi ci fiondammo in camera da letto che Brunilde aveva riempito completamente di candele accese, per un istante pensai a una messa satanica, poi mi lasciai conquistare da tutto quel romanticismo, ma soprattutto da un pompino di quelli che ti strappano via la pelle. Mi sentivo altruista in quel momento, così la spinsi sul letto, le sfilai via gonna e mutandine e cominciai a leccarla per benino, un lavoretto da leccarsi i baffi. Lei lunga sulla schiena con le gambe fuori dal letto e io in ginocchio con il culo diretto verso la finestra.
Sarà stata la brezza che mi pettinava le chiappe oppure il misto ceci e fagioli, sta di fatto che cominciai a sentire degli spasmi all’intestino, quei borbottii che ti fanno vergognare in pieno pubblico quando sei colmo di merda e cerchi di trattenerti perchè sei in un luogo con troppa gente. Mi concentrai per tratternermi, ebbi per un momento la sensazione di poter dominare la situazione e allora la voltai e lei si mise rapida a 90° per essere penetrata. Si girò e al lume delle candele mi guardò fisso negli occhi, io allora persi la concentrazione e decisi malauguratamente di salire sul letto con i piedi per poter spingere più a fondo. Mentre alzavo la gamba destra, mi ricordai degli smottamenti intestinali e di essere in quel momento gonfio come un pneumatico da camion.
Troppo tardi. Mi partì la più grande scoreggia della mia vita, il che non sarebbe stato nemmeno troppo grave se non avessi avuto una candela accesa a meno di venti centimetri dal mio buco di culo. E dietro la candela, una tenda. Fu tutto in un attimo. La scoreggia prese fuoco e investì in pieno la tenda che a sua volta divampò all’istante. In meno di trenta secondi sembrava che dovessimo finire peggio di Roma sotto Nerone e allora corsi in soggiorno, presi la prima bottiglia che trovai, tornai in camera da letto e la gettai sulle fiamme. Era grappa.
Brunilde mi guardò come si guarda la tazza del cesso dopo aver cagato. Io balbettai che non c’era problema, che tutto era sotto controllo, poi le lanciai il telefono urlandole di chiamare i vigili del fuoco e le dissi che sarei sceso a cercare aiuto. Uscii dalla porta di casa, scesi le scale e una volta in strada non mi guardai più indietro. Di lì a due giorni mi avrebbero cambiato di nave e da allora non ho mai più rivisto Genova. Chissà che avrà raccontato ai vigili, e al marito? Io ci rimisi il mio perizoma leopardato portafortuna oltre a rimediare un’ustione all’intestino retto.
Bene, a chi tocca raccontare adesso?
In realtà il giro era finito, lo guardammo tutti con un sorriso sognante. Provammo a ordinare una zuppa di fagioli per ammazzare l’ammazzacaffè ma ci risposero che la cucina aveva chiuso.
Non so se il tuo vero nome sia proprio quello, sta di fatto che se tu Brunilde, o come cavolo ti chiami realmente, dovessi passare da queste parti e dovessi poi per caso leggere questo racconto, ti prego vivamente di farmi sapere, anche in privato, come andò a finire quella nottata.
Sai com’è, ci abbiamo scommesso su. Baci.
Insieme al caffè turco ci venne fatto anche dono dell’ammazzacaffè, che in terra ottomana si profila come un liquore di colore verde intenso. All’apparenza è innocuo, ma io ve ne sconsiglio vivamente l’uso, trattandosi di roba zuccherosa al 100% che provoca un immediato rimescolio del glucosio con l’alcool precedentemente ingerito. Mi ricordo che dopo averlo bevuto mi alzai per andare alla toilette e mi ritrovai a fissare due tazze nonostante sapessi benissimo che ce ne fosse soltanto una. Sparai un fiotto di piscio così a cazzo, della serie ‘ndo cojo cojo.
L’amaro ramarro, come poi lo soprannominammo, ebbe anche l’effetto di farci fare un giro di confessioni al tavolo, con la regola che dovesse essere un qualcosa di mai raccontato a anima viva. La storia più bella ce l’aveva in serbo il Dindondero.
Dindondero – Giuro che io sta roba non l’ho mai spifferata a nessuno, me ne vergogno troppo. State a sentire, risale a quando ancora facevo pianobar sulle crociere, quelle che ti fanno fare il giro del Mediterraneo per intenderci. Eravamo di base a Genova e io avevo intavolato una relazione con una tipa sposata, Brunilde, che ogni tanto mi faceva il piacere di farmi piantare la tenda nel suo giardino. Una volta, io ero di ritorno dalle Baleari, il marito ci fece il regalo di togliersi dai coglioni per un paio di giorni così che insieme con la Brunilde organizzamo una seratina romantica coi fiocchi. Cena a base di pesce, con antipasto di gamberoni e fagioli, zuppa di ceci con le cozze e per finire un bel rombo con le patate.
Ketchup – Se siete riusciti a scopare con quella roba sullo stomaco avete del talento.
Dindondero – Lasciami finire, dicevo, ci spolverammo tutto annaffiando il cibo con dell’ottimo Bernkasteler Doctor Riesling Kabinett. Dopo l’ultimo brindisi ci fiondammo in camera da letto che Brunilde aveva riempito completamente di candele accese, per un istante pensai a una messa satanica, poi mi lasciai conquistare da tutto quel romanticismo, ma soprattutto da un pompino di quelli che ti strappano via la pelle. Mi sentivo altruista in quel momento, così la spinsi sul letto, le sfilai via gonna e mutandine e cominciai a leccarla per benino, un lavoretto da leccarsi i baffi. Lei lunga sulla schiena con le gambe fuori dal letto e io in ginocchio con il culo diretto verso la finestra.
Sarà stata la brezza che mi pettinava le chiappe oppure il misto ceci e fagioli, sta di fatto che cominciai a sentire degli spasmi all’intestino, quei borbottii che ti fanno vergognare in pieno pubblico quando sei colmo di merda e cerchi di trattenerti perchè sei in un luogo con troppa gente. Mi concentrai per tratternermi, ebbi per un momento la sensazione di poter dominare la situazione e allora la voltai e lei si mise rapida a 90° per essere penetrata. Si girò e al lume delle candele mi guardò fisso negli occhi, io allora persi la concentrazione e decisi malauguratamente di salire sul letto con i piedi per poter spingere più a fondo. Mentre alzavo la gamba destra, mi ricordai degli smottamenti intestinali e di essere in quel momento gonfio come un pneumatico da camion.
Troppo tardi. Mi partì la più grande scoreggia della mia vita, il che non sarebbe stato nemmeno troppo grave se non avessi avuto una candela accesa a meno di venti centimetri dal mio buco di culo. E dietro la candela, una tenda. Fu tutto in un attimo. La scoreggia prese fuoco e investì in pieno la tenda che a sua volta divampò all’istante. In meno di trenta secondi sembrava che dovessimo finire peggio di Roma sotto Nerone e allora corsi in soggiorno, presi la prima bottiglia che trovai, tornai in camera da letto e la gettai sulle fiamme. Era grappa.
Brunilde mi guardò come si guarda la tazza del cesso dopo aver cagato. Io balbettai che non c’era problema, che tutto era sotto controllo, poi le lanciai il telefono urlandole di chiamare i vigili del fuoco e le dissi che sarei sceso a cercare aiuto. Uscii dalla porta di casa, scesi le scale e una volta in strada non mi guardai più indietro. Di lì a due giorni mi avrebbero cambiato di nave e da allora non ho mai più rivisto Genova. Chissà che avrà raccontato ai vigili, e al marito? Io ci rimisi il mio perizoma leopardato portafortuna oltre a rimediare un’ustione all’intestino retto.
Bene, a chi tocca raccontare adesso?
In realtà il giro era finito, lo guardammo tutti con un sorriso sognante. Provammo a ordinare una zuppa di fagioli per ammazzare l’ammazzacaffè ma ci risposero che la cucina aveva chiuso.
Non so se il tuo vero nome sia proprio quello, sta di fatto che se tu Brunilde, o come cavolo ti chiami realmente, dovessi passare da queste parti e dovessi poi per caso leggere questo racconto, ti prego vivamente di farmi sapere, anche in privato, come andò a finire quella nottata.
Sai com’è, ci abbiamo scommesso su. Baci.
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