Avvertenze per i lettori - siamo nella merda quindi vi prego muovetevi poco... non fate l'onda
lunedì 7 settembre 2009
Vojo fa' outing 9 - Clara e Beatriz
Sì stavolta ho messo il play automatico e mi manderete a quel paese, almeno fino a domani. Però lo GnaGnaGna iniziale è troppo bello e poi sta canzone mi mette allegro. Oltretutto mi ha ricordato di una mia vecchia storia passata. Se vi scassa troppe le balle potete sempre mettere il player in pausa...
L'estate del mio ventesimo compleanno conobbi Clara, capelli castani occhi da cerbiatto e un sorriso che ti spiazzava lasciandoti senza barriere. Una storia estiva breve e intensa. Alla fine rimanemmo in contatto e a luglio dell'anno seguente mi invitò a casa sua a Barcellona. O meglio dovrei dire a casa "loro", visto che Clara viveva insieme alla sua fidanzata, Beatriz.
In realtà mi aveva già avvertito della cosa e, sebbene io sio di vedute decisamente larghe, quando varcai la soglia e le vidi, nell'ingresso, mano nella mano mi assalì una sensazione decisamente strana. Era stata la relazione con me a far cambiare i gusti sessuali di Clara? E soprattutto come faceva Beatriz a essere così gnocca? Voglio dire, già solo il nome pronunciato con la zeta dolce ancora oggi mi permette di poggiare il mento senza usare le mani, aggiungeteci poi una carnagione scura, i capelli lunghi ricci e nerissimi, due occhi azzurri e potete capire come mai mi presentai chiedendole quale fosse la strada per Palos.
Mi fecero divertire parecchio riempiendomi di tapas, locali underground e odore di mare. Tempo fa ci sono tornato ritrovando però una Barcellona diversa, da mercato globale insomma. Sta di fatto che, come dicevo, mi fecero divertire anche quando la notte, inconsapevoli, le spiavo inebetito dal buco della serratura sognando un hot dog con il sottoscritto nella parte del wurstel e loro due a interpretare le fette di pane.
Le giornate le passavamo invece ognuno per conto suo. Mentre Clara seguiva lezioni all'Università fino a metà pomeriggio, Beatriz, che era iscritta alle Belle Arti, se ne restava a casa a dipingere. Io ne approfittavo per girarmi la città in solitudine e, come amo fare, rigorosamente a piedi.
Un venerdì, ancora mi ricordo il giorno con esattezza, faceva un caldo africano, di quelli in cui ti vesti solamente per cercare di coprire i laghi di sudore che ti si formano addosso. Mi alzai tardi e mentre mi preparavo la colazione decisi che non era umano cercare di uscire. Riempii due tazze di nescafè, una per me e l'altra per Beatriz che come al solito era in piedi di fronte a una tela. Clara aveva lezione fino a tardo pomeriggio e ci eravamo dati appuntamento a Placa Reial.
Beatriz aveva appena terminato la sua ultima opera e mostrandomela mi chiese cosa ne pensassi. Era una vista visionaria di uno scorcio di Barcellona e guardandola le sparai la mia opinione con onestà, e cioè che trovavo quel dipinto fantastico. Poi mi sorprese.
Beatriz - Mi faresti da modello?
Io - No scusa ma mi hai guardato bene? Dì la verità, che pasticche ti sei presa ieri sera?
Beatriz - Dai, mi devo esercitare nel ritrarre il corpo umano.
Io - Okkappa. Dimmi in che posa mi vuoi, basta che non mi fai faticare troppo.
Beatriz - Ehm, a dir la verità mi serviresti nudo.
Non ebbe il tempo di finire la frase che ero già steso di fronte a lei e vestito solamente del mio sudore. Per due ore e mezzo rimasi a farle da natura morta, parlammo e ridemmo parecchio finchè il mio stomaco cominciò a ribellarsi al suo padrone.
Io - Cazzo com'è stancante essere costretti a rimanere in posa. Non credevo.
Beatriz - Un sacrificio per l'arte, potrai raccontarlo da vecchio.
Io - Ho una fame pazzesca.
Beatriz - Anche io.
Lo disse guardandomi. Ma non in faccia. Feci l'unica cosa possibile in quel momento: mi precipitai in aiuto della donzella affamata e ci rotolammo in terra uno sull'altro.
Mi ricordo un'esperienza sensoriale, più che sessuale. Mi ricordo la sensazione di lei sotto la mia pelle. Mi ricordo dell'aria che mi bruciava i polmoni. Mi ricordo di lunghi momenti con gli occhi miei e suoi incollati. Mi ricordo di lei che perdeva il controllo mentre raggiungeva l'orgasmo. Mi ricordo le parolacce, poesia tra le sue labbra devo dire, mentre mi muovevo dietro di lei.
E mi ricordo il rumore della chiave e il pensiero che non potesse essere Clara, che era troppo presto.
E mi ricordo Clara che entrando ci trovò così, incastrati, proprio nel momento in cui Beatriz mi urlava di chiamarla zoccola.
Fu la prima volta in cui qualcuno mi tirò volontariamente dei piatti addosso nel tentativo di colpirmi. Fui costretto a fuggire alla velocità della luce, raccattando ciò che potevo da quella casa mentre Clara cercava di addrizzare la mira e Beatriz rideva di riso isterico.
Mi ritrovai in strada senza scarpe, con un calzino in mano, i pantaloni indossati senza mutande e la t-shirt rancida della notte precedente.
Non riuscii a recuperare nient'altro di mio.
Nel tempo Clara mi ha perdonato. E ha perdonato anche Beatriz.
Stanno ancora insieme.
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8 commenti:
Ciao molto interessante questo post (mi ricorda le mie avventure da sedicenne in Spagna nell'ormai lontanissimo 1984...ne avrei da raccontare..eh eh) ed il tuo blog in generale. Grazie per il link che ricambio volentieri...per le foto semplicemente usando Paint- inserisco il testo del colore e del formato che voglio...è facile..se hai problemi fammi sapere Ciao a presto
Non è che hai conservato l'indirizzo?
ehehehheh
seduttore, cosa vai a combinare in giro?
comunque se stanno ancora insieme la cosa era studiata per farti cadere in trappola.... ehehehehh
comunque, buon per te!
è un ricordo che ti renderà felice tutte le volte che ci ripenserai...
^____________^
ciao, grazie del commento.
mi chiedi dove ho fatto le foto, si tratta di Superga in provincia di Torino. buon inizio settimana
XD
Certo che te le vai a cercare, però...
Ciao!
spettacolo questa storia...
quasi meglio delle mie vacanze :)
è il quasi meglio che mi preoccupa...
lo dicevo io, invidioso son io invidioso son!
:)
La lesbica é retroattiva mentre l'uomo frocio sembra proprio di no.
Peccato.
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